Una questione (anche) di testa

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Per la Fiorentina è giunto il tempo di rialzarsi, dopo settimane molto complicate e deludenti. Già il mese scorso avevamo auspicato un cambio di rotta che purtroppo non è arrivato. Anzi, il bottino di ottobre in campionato è stato oltremodo scarso: 4 punti in cinque gare, 6 gol fatti e 11 subiti. Difficile immaginarsi qualcosa di peggio. La Viola è giunta così a quella che appare l’ultima chiamata, prima della sosta per il Mondiale in Qatar, per conservare un barlume di speranza di poter raddrizzare la stagione. Ancora un po’ di speranza, nonostante tutto, ce la conserviamo perché una cosa possiamo forse dirla: per quanto alcune mosse di mercato possano essere state sbagliate (e lo sono state), per quanto certe scommesse non stiano rendendo e per adesso si stiano rivelando perse, per quanto ci sia un evidente deficit qualitativo, la rosa di Italiano non merita la posizione di classifica in cui è stata relegata nell’ultimo mese, ovvero a pochi punti dalla zona retrocessione. Molto probabilmente non è una squadra che può competere per i primi sette posti, questo lo hanno ormai capito anche i più ottimisti, forse, ma che il valore della Fiorentina sia quello visto fino ad ora proprio no, non riusciamo a crederlo. Questo perché la fiducia in Vincenzo Italiano è ancora molta; perché alcuni calciatori sono buoni elementi; perché certe prestazioni, specie contro le big, hanno fatto intravedere cose positive.

Milenkovic e compagni hanno valori e difetti, potenzialità e forti limiti. Lo sapevamo già a inizio stagione. Uno di questi difetti sta nel non riuscire, troppo spesso, a mettere in campo la giusta cattiveria agonistica, finendo così per essere “sopraffatti” a livello atletico dalla foga di avversari affamati di punti preziosi, vuoi in chiave salvezza vuoi per consolidare posizioni di vertice. È accaduto a Lecce e, in parte, a La Spezia, giusto per citare casi recenti. Il carattere quindi, il troppo specchiarsi in alcune giocate e l’apparire molte volte tanto sicura di sé da scadere nella supponenza, è il primo problema da risolvere per questa Viola. Perché nel calcio, si sa, l’umiltà – ovvero la capacità di non sottovalutare l’avversario, l’avere consapevolezza del momento che si sta vivendo e dei propri limiti – è un fattore. Un fattore importante, nel quale mister Italiano può e deve incidere per non veder più i propri ragazzi cadere in errori di presunzione che finiscono per pesare sensibilmente sul risultato finale.

Ma non è soltanto questo, purtroppo, il problema mentale della Fiorentina di quest’anno. Tante e troppe volte abbiamo visto in campo una squadra poco serena, prigioniera del momento vissuto e soprattutto delle critiche ricevute. Un gruppo – inclusi allenatore e società – che ha dato l’impressione di vivere asserragliato, costretto alla difesa dai bombardamenti di tifosi e giornalisti che, in realtà, altro non hanno fatto che sottolineare come la squadra stesse fallendo, fino ad ora, quelle che erano le aspettative e gli obiettivi di inizio stagione – e chi scrive non è tra coloro che difendono a tutti i costi la categoria o attaccano la società a prescindere, sia ben chiaro.

È del tutto evidente che questo atteggiamento nei confronti delle critiche (perlopiù legittime) abbia portato tensione all’interno dello spogliatoio – si vedano alcune dichiarazioni e scelte, certe esultanze… –, rendendo ancor più complicato il momento. Ciò da cui Italiano e i suoi ragazzi dovranno ripartire, in queste ultime partite del 2022 e poi dopo la sosta, è la consapevolezza che Firenze è accanto alla squadra. Lo è sempre stata, come testimoniano le presenze al Franchi (e in trasferta), e lo sarà sempre. Lo sarà a suo modo però, con quella vena di ironia e polemica, affetto e voglia di criticare, che la contraddistingue da secoli, e che probabilmente non perderà mai.

Da questa consapevolezza quindi, e dalla ricerca di umiltà e cattiveria agonistica, il gruppo Fiorentina tragga la forza per ritrovare serenità, il giusto equilibrio, lo stato mentale per risalire la classifica. Perché al di là dei moduli, dei piedi buoni o meno buoni, c’è sempre una componente psicologica nei successi, o negli insuccessi, sportivi. È anche una questione di testa, perché dove non arrivi con il talento puoi arrivare con la determinazione e la concentrazione. Per cui, a quattro partite dalla sosta per il Mondiale (tre di Serie A e una di Conference League), adesso è proprio l’ora di rialzarsi. Un rush finale per sistemare un po’ la classifica e ritrovare la vera Fiorentina: il gioco, i gol, l’entusiasmo. E la testa giusta. Perché è sempre una questione (anche, se non soprattutto) di testa.

Giacomo Cialdi – Direttore Alé Fiorentina

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