Tutto lo Stadio – Viola Club Budapest

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In occasione dell’uscita del 13° numero di Alé Fiorentina, vi portiamo in Ungheria per conoscere il Viola Club Budapest Danubio Viola. Per la rubrica “Tutto lo Stadio” abbiamo quindi intervistato il presidente del Club, Sándor Zwack.

Quando e come nasce il vostro Viola Club?

«Il Viola Club Budapest “Danubio Viola” è nato nel 2018. Siamo tre fondatori: io, in qualità di presidente, Giovanni Cataluccio, fiorentino fino al midollo però trapiantato da anni a Budapest e lavora presso l’istituto Italiano di cultura qui a Budapest, e il figlio Daniele Cataluccio, nato a Budapest quindi metà fiorentino e metà ungherese, e dunque rispecchia al meglio la natura ibrida del nostro club. L’idea è venuta prima di tutto perché siamo veramente tifosi sfegatati. Io sono nato e ho passato la mia infanzia fino ai 18 anni a Firenze. Mio padre mi portò la prima volta in Fiesole nel 1981, quando avevo 7 anni: era un Fiorentina-Torino finito 2-1 con i gol di Casagrande e Bertoni. Io andavo a vedere Antognoni che era il mio idolo assoluto. Da quel momento in poi è stato un amore intenso. Più tardi ci siamo trasferiti in Ungheria, però mio padre quando poteva prendeva l’aereo e andava a Firenze a vedere la partita. Durante il periodo dei fratelli Della Valle tutti i fine settimana, quando la Viola giocava in casa, prendeva l’aereo per Firenze… cosa che ha continuato a fare praticamente fino alla sua morte nel 2012. È soprattutto in memoria sua che ho deciso di fondare il Club, sarebbe stato molto contento, ed è anche un modo per sentirlo più vicino».

Quanti soci avete?

«Come detto siamo piccoli, una ventina di soci fra fiorentini e ungheresi. Budapest ha una colonia molto nutrita di italiani, fra questi anche diversi fiorentini, perciò siamo un bel mix. I più tifosi sono senz’altro quelli che hanno una connessione diretta con Firenze. Poi ci sono gli ungheresi che non hanno mai vissuto a Firenze, però sono tifosi dell’Ujpest. In molti hanno iniziato a tifare durante l’era Batistuta, Rui Costa…».

Cosa significa tifare Fiorentina?

«Allora, partiamo dal presupposto che tifare Fiorentina non è per tutti, nel senso che come ben sai è un patimento continuo. Dolce patimento, ma patimento. A Budapest è più dura perché come detto prima vivono molti italiani. Fra questi italiani la maggior parte tifano una delle strisciate, in particolar modo l’innominabile. In più ci sono tanti ungheresi che seguono la Serie A. Devi sapere che gli ungheresi generalmente sentono l’Italia molto vicina come mentalità e cultura: vanno in vacanza in Italia, adorano la cucina italiana ecc… Di conseguenza sono anche molto tifosi. C’è un enorme colonia milanista, diventata tifosa durante il Milan di Sacchi, quindi tantissimi milanisti e tanti purtroppo che tifano l’innominabile. Noi siamo in pratica l’unico bastione viola in Ungheria, che si contrappone allo strapotere delle strisciate».

Vi riunite per vedere le gare della Fiorentina?

«Ci riuniamo in pizzeria quando capita, ma per il prossimo campionato vorremmo organizzarci meglio, e magari organizzare anche qualche trasferta. Al Franchi non siamo mai stati come Club, anche se grazie all’aiuto dei ragazzi dell’ACCVC il nostro striscione campeggia. A tal proposito vorrei ringraziare molto il Centro Coordinamento e il Presidente Filippo Pucci. Sono stati sempre molto disponibile e ci aiutano sempre. Sono venuti anche a Budapest e mi sono venuti a trovare in fabbrica (la mia famiglia produce l’amaro Unicum). L’idea di costituire il Club è nata durante quella visita».

C’è qualche trasferta che ti è rimasta particolarmente impressa?

«Di trasferte “particolari” ne ho fatte tante. Quelle più memorabili sempre a Torino o Milano. Ma l’ho seguita anche all’estero. Quella che ricordo ancora come se fosse ieri è stata la trasferta di Londra contro i Gunners. All’epoca lavoravo proprio a Londra, in più l’ufficio dove lavoravo era vicino a Kings Cross, quindi praticamente un feudo dell’Arsenal. La Viola andava male in campionato, il Trap si era appena dimesso, ma poi aveva deciso di rimanere, insomma c’era maretta. I miei colleghi erano tutti tifosi dell’Arsenal e la settimana prima della partita mi stavano facendo nero, anche al limite del pesante. Obiettivamente sulla carta la Viola aveva zero possibilità. A Wembley andai nel settore ospiti, e quando Batistuta segnò mi trovai dieci file più giù. La mattina dopo mi sono alzato prestissimo, sono andato in ufficio e ho fatto trenta fotocopie ingrandite della foto del Bati mentre esulta sotto al nostro curvino, e ho tappezzato l’ufficio, soprattutto giù in magazzino dove c’erano quelli più incattiviti. Ho passato dei guai, ma ne è valsa la pena!».

Veniamo all’attualità: come stai vedendo la squadra di Italiano?

«È sempre facile parlare con il senno di poi, però veramente non ho mai pensato che la Fiorentina potesse essere quella vista fino a poche settimane fa. Ho sempre ritenuto che prima o poi qualcosa sarebbe scattato. Il campionato secondo me è andato, nel senso che conquistare l’Europa pare impossibile (spero di sbagliarmi). Ripongo molta fiducia invece nella Coppa Italia: dobbiamo poter battere la Cremonese, poi le finali sono sempre una storia a sé. La Conference è già più difficile perché comunque ci sono delle squadre toste. Se la Viola, però, è quella vista ultimamente (concreta, umile, cinica) allora ce la giochiamo con tutte».

Aspettative per il prossimo anno?

«Per il prossimo campionato vorrei che Commisso decidesse di costruire su quello che abbiamo: vorrei che non vendesse Amrabat o Gonzalez per fare cassa, ma entrasse finalmente nell’ottica di aggiungere a quello che abbiamo, senza ripartire da zero ogni volta. Continuo a pensare che abbiamo bisogno di un attaccante collaudato insieme a Cabral, mentre Jovic lo darei via. Enorme rispetto per Terracciano, ma a questi livelli abbiamo bisogno di un portiere di prospettiva da affiancare a lui o Sirigu. Non so te come la vedi, però io sostengo Commisso e sono fiducioso. Dopo la quinta vittoria consecutiva (Cremonese-Fiorentina 0-2, ndr) sentivo e leggevo tanti commenti negativi e disfattisti. Non ne capisco la ragione e non li condivido. Tifare, non bubare!».

Un saluto e un consiglio a chi ci legge?

«Non sono uno che si sente di dare consigli, in fondo sono solo un tifoso come tutti gli altri. Mi sento di dire però che tifare Fiorentina è un privilegio e un onore che va sempre rispettato, anche nei momenti più bui…. quindi forza Viola sempre e comunque!».

Intervista di Giacomo Cialdi

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