Tanti auguri Capitano!

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Il prossimo 1° aprile il ragazzo che giocava guardando le stelle – e che le stelle stavano a guardare – compie 70 anni.

Arrivò a Firenze nel 1972 a 18 anni, un’età a cui, a quel tempo, non si era ancora maggiorenni.

Conquistò il pubblico viola in pochi mesi, nessuno aveva dubbi: sarà un campione.

Campione del mondo lo diventò nel 1982, anno in cui doveva essere anche campione italiano, ma, è storia nota, gli arbitraggi di Catanzaro e Cagliari decisero altrimenti.

Giancarlo Antognoni ha trascorso, da calciatore, 15 anni nella Fiorentina, diventandone la bandiera per definizione.

Bandiere, atleti che passavano tutta la loro carriera con la medesima maglia, uomini simbolo della loro squadra. Nel football contemporaneo questa figura è diventata rarissima. I giocatori non mettono radici, vivono una corsa continua ai trasferimenti, alimentata dai procuratori e dalle società sempre in cerca di plusvalenze, più o meno fittizie.

Chi lo ha visto giocare ricorda il suo immenso talento, la classe sopraffina, l’eleganza nel calciare, nel dribblare, nel cambiare campo con i suoi lanci, l’efficacia nei calci da fermo.

È molto più difficile raccontare la soddisfazione, in anni calcisticamente difficili, di avere, da tifosi, Antognoni. La Fiorentina della seconda metà degli anni Settanta, parlando di soldi, non ne aveva uno per farne due, e questo aumentava i corteggiamenti, sempre più insistenti. Gianni Agnelli lo voleva trasformare in una zebra? No grazie. Dino Viola lo voleva portare a Roma per vincere lo scudetto? Grazie presidente, prenda pure Falcao. Era successo pochi anni prima con Gigi Riva, che ogni estate rifiutava le lusinghe di Milan, Inter e Juventus, scegliendo di rimanere in quella che era diventata la sua isola e la sua gente.

Antognoni ha vinto, oltre a trofei minori, soltanto una Coppa Italia, 1974-75, e la Coppa di lega italo-inglese del 1975, ma ha creato un legame indissolubile con i sostenitori della Fiorentina e con la città di Firenze. Una città che ha continuato ad invocare il suo capitano, decenni dopo che ha smesso di calcare i campi di gioco. Una gratitudine enorme che ripaga da titoli non vinti.

È il giocatore della Fiorentina con più presenze in assoluto in gare ufficiali.

È il giocatore della Fiorentina con più presenze in assoluto in Serie A.

È il giocatore della Fiorentina con più presenze in assoluto da capitano.

È il giocatore della Fiorentina con più presenze in Nazionale.

Non ci vuole molto a capire che Antonio è, semplicemente, la nostra storia.

Parlano i numeri, non c’è bisogno, su Alé Fiorentina, di raccontare le sue imprese sportive, compiute nonostante i gravi incidenti che hanno pesato sulla sua carriera.

La grande paura che ammutolì lo stadio di Firenze il 22 novembre 1981 con Giancarlo travolto da un’insensata uscita del portiere genoano; la rincorsa viola alla testa della classifica che si ferma, il 12 febbraio 1984, con la frattura di tibia e perone subita da Antonio nella partita casalinga contro la Sampdoria; il 7 maggio 1986, nella partita di andata del quarto di finale di Coppa Italia contro l’Empoli, riporta la lesione al legamento collaterale del ginocchio destro. E l’infortunio causatogli dal polacco Józef Matysik, durante la semifinale che stava dominando, che lo costrinse a non giocare nella finale del Mondiale.

Vogliamo ricordare tre momenti, all’apparenza minori, ma estremamente significativi, del suo rapporto con Firenze e la Fiorentina.

Il 25 Aprile 1989, dopo due anni di fine carriera giocati a Losanna, Giancarlo Antognoni lasciò definitivamente il calcio giocato con una gara di addio allo stadio comunale di Firenze disputata di fronte ad oltre 40.000 persone, nonostante alcuni settori fossero già off limits per i lavori di ristrutturazione legati a Italia 90.

Il 25 febbraio 2001, con gli occhi pieni di lacrime mentre annunciava le sue dimissioni da direttore generale della Fiorentina, che seguono quelle di Fatih Terim, insultato da Vittorio Cecchi Gori nello spogliatoio. E le parole dell’allenatore turco: “Chi vuole bene alla Fiorentina deve cercare di far sì che Antognoni non si stacchi dalla società. Il suo cuore batte per la Fiorentina”. Il calcio offensivo di Terim che aveva incantato il pubblico, con le sue lezioni inflitte al Milan, prendeva il volo. Terim, un allenatore iconico portato a Firenze da Moreno Roggi, compagno e amico di Giancarlo.

Tanti auguri anche a Moreno, che i 70 anni li compie qualche giorno prima, il 24 marzo. Fortissimo difensore della Fiorentina e della Nazionale, una carriera fermata a 23 anni dall’infortunio al ginocchio destro in un’amichevole a Viareggio. Moreno seppe reinventarsi, frequentando a 25 anni il primo corso per direzione di società di calcio, organizzato da Italo Allodi a Coverciano nel 1980-81. Roggi, anche dalla scrivania, è stato ai massimi livelli del calcio, così come lo era stato sui campi di gioco: direttore sportivo, uno dei primi procuratori italiani, portatore di idee e soluzioni, non limitandosi alle mere esigenze contrattuali e uomo sempre sensibile alla solidarietà sociale.

Il 4 marzo 2011 il l’Antognoni day al Mandela Forum, un bagno di folla che, nel tributare un omaggio ad Antonio, non riusciva a capire come Giancarlo potesse essere tenuto fuori dalla Fiorentina, con l’immancabile striscione della Fiesole “onora il padre”.

Fu in quella occasione che il Museo Fiorentina annunciò l’istituzione dell’Hall of Fame Viola e che il primo a farne parte sarebbe stato, come è poi avvenuto nella prima edizione del 2012, Giancarlo Antognoni.

Massimo Cervelli – Commissione Storia Museo Fiorentina

GIANCARLO ANTOGNONI

Nato il 1.04.1954 a Marsciano (PG)

Arrivato nel 1972 dall’Astimacobi, ceduto nel 1987 al Losanna

Esordio con la Fiorentina 27/08/1972 Coppa Italia Fiorentina-Monza 0-3

Esordio in serie A il 15/10/1972 Verona- Fiorentina 1-2

Nazionale in viola:

Nazionale A – 73 presenze 7 reti Campione del Mondo 1982

Esordio in Nazionale 20/11/1974 Amsterdam Olanda-Italia 3-1

Nazionale Under 23 – 5 presenze

Nazionale Under 21 – 2 presenze

 

a cura Ufficio Statistica Museo Fiorentina

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