Ma i tifosi che vanno allo stadio…

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La metodica con cui le società di calcio e la UEFA costruiscono i meccanismi di vendita dei biglietti per le partite di campionato e di coppa merita una riflessione approfondita perché nasconde un retropensiero che invece deve esplicitarsi subito.

Occorre fare una premessa, per evitare di incorrere negli anatemi dei soliti “sinistri” bene informati (come direbbe Chiara Francini, fiorentina DOC anche se di Campi Bisenzio): la tecnologia non si può arrestare e la vendita online non deve essere ostacolata.

Vero. Intanto facciamo in modo che le piattaforme online funzionino: se per un evento di rilievo il collegamento di oltre 10.000 utenti manda in tilt la piattaforma (è successo anche a George Santos, candidato repubblicano in USA, con Twitter) abbiamo un problema, come direbbero a Houston.

Il povero tifoso viola, suddiviso in varie fasi a seconda del titolo in suo possesso, ha spesso discusso (se non litigato) con la piattaforma Viva Ticket per conquistarsi il biglietto per la finale di Coppa Italia, rimpiangendo a volte le lunghissime file che lo avevano costretto a stare ore in coda per i biglietti di Fiorentina-Parma finale di Coppa Italia e, prima ancora di Fiorentina-Celtic nella Coppa de Campioni 1969.

Ma il problema non è solo di tipo tecnologico: la filosofia dell’online riduce la partita a spettacolo, ad evento, ricacciando il tifoso appassionato, iscritto a un Viola Club, partecipe molto spesso da lontano (e quindi in difficoltà a ricorrere al supporto del Viola Point a Firenze), ad un semplice “cliente” (parola che fece imbestialire i tifosi pronunciata dall’allora Vice Presidente Cognigni).

Nel caso della finale di Conference League a Praga siamo andati addirittura oltre. L’intento di premiare coloro che hanno speso il loro tempo e il loro denaro per seguire la squadra in trasferta criterio condivisibile e parzialmente corretto, in un reverente omaggio allo stile inglese che ha sempre privilegiato il tifoso fedele, ha di fatto stabilito un principio che trovo aberrante: la mia Società (e non il Prefetto, la FIFA o l’UEFA) ha deciso a priori che io (e come me tutti quelli che non hanno potuto o voluto fare una trasferta europea in questa stagione) non posso andare a Praga.

Nonostante che gli aventi diritto per le tre fasi stabilite da Fiorentina raggiungano a mala pena le 3.800 unità e che i biglietti disponibili siano circa 5.800, andava prevista, a nostro parere una quarta fase (alla quale avrebbero avuto accesso solo i più svelti ed i più fortunati) nella quale prevedere l’acquisto agli abbonati anche senza una trasferta europea, magari con una trasferta in Coppa Italia e/o in campionato.

Non sarebbe stato possibile esaudire le richieste per tutti, ma qualcuno ci sarebbe riuscito, esercitando il diritto a partecipare senza limitazioni da parte di nessuno, ma secondo un criterio selettivo premiante per i più veloci o più fortunati.

A questo si aggiunga che, per disposizioni UEFA, è fatto obbligo possedere uno smartphone (poiché l’UEFA trasferirà il biglietto solo ad una “app”, scaricabile esclusivamente da smartphone), e questo rappresenta un ulteriore segnale di disinteresse alle necessità ed alle possibilità dei tifosi.

Per fortuna sono intervenute le Associazioni del tifo organizzato, a cui sono stati assegnati dalla Società un quantitativo limitato di biglietti, che, come nel caso del Centro di Coordinamento, ha organizzato un volo charter per Praga riservato ai soci dei Viola Club tesserati e sistemato alcuni soci dei Club che si sono organizzati in proprio, consentendo anche a chi non può esercitare la prelazione nelle tre fasi previste, di poter presenziare alla finale di Conference a Praga.

Sono consapevole che a breve la vendita dei biglietti online sarà ulteriormente perfezionata. Si sono già inventati il dynamic pricing (lo verificate ogni volta che richiedete un biglietto aereo e la domanda ripetuta innesca il meccanismo di lievitazione del prezzo). Ma c’è già, lo ha confermato Mario Trotta, produttore artistico e organizzatore di grandi concerti memorabili, da Bruce Springsteen a Frank Zappa, dai Queen a Van Morrison, in una recente intervista al Corriere della Sera, un algoritmo che determina i prezzi variabili dei biglietti: da un minuto all’altro possono costare anche dieci volte di più, in funzione delle connessioni registrate.

Sarà applicato anche al calcio? Prima o poi, purtroppo, temo di sì.

E allora vuol dire che l’interesse dei gestori del calcio, dalla Lega all’UEFA, non è di portare la gente allo stadio, ma di tenerla a casa davanti al televisore, facendo lievitare i diritti TV, con buona pace di chi vuole investire in strutture moderne per stadi confortevoli e in sicurezza.

Credo sia necessario difendere il diritto del tifoso ad essere un soggetto molteplice, organizzato e fidelizzato mediante le associazioni storiche che ne hanno contraddistinto la storia e la passione: noi vogliamo andare allo stadio insieme, in gruppi, in compagnia. Noi siamo lo zoccolo duro del tifo e la nostra voce, fino a che avremo respiro, si alzerà sempre e comunque a tutela degli appassionati. FORZA VIOLA!!!

Fabio Fallai – Vice Presidente ACCVC

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