“Una Viola senza carattere. Italiano cambi, altrimenti…”

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È stato un ottobre devastante, soprattutto dal punto di vista del morale, con la Fiorentina che ha conquistato appena quattro punti in cinque partite di campionato e che, pian piano, si è vista scivolare nei bassifondi della classifica – nel momento in cui scriviamo, la terzultima è distante sette punti. Per analizzare il momento della Fiorentina, cercare di capire cosa non va e come poter uscire da questa situazione, Alé Fiorentina ha intervistato in esclusiva Claudio Merlo, grandissimo ex viola campione d’Italia nel 1969.

Merlo, quando ci aspettavamo di vedere una grande Fiorentina, dopo il bel campionato dello scorso anno, questa si è dissolta: cosa è successo?

«È molto difficile dare una spiegazione all’evidente trasformazione della Fiorentina tra la squadra ammirata lo scorso anno e quella che vediamo oggi. L’inizio di stagione è stato molto complicato, più del previsto: al di là del doppio confronto col Twente, nei preliminari di Conference League, ho visto quasi sempre una squadra che ha fatto fatica, indipendentemente dall’avversario».

Cosa ha notato di diverso rispetto a pochi mesi fa?

«Il gioco, ad esempio, è molto diverso. Lo scorso anno eravamo molto più veloci, molto più pericolosi e aggressivi. È come se oggi la squadra volesse fare le cose di un anno fa ma non riuscisse a metterle in campo, come se le mancasse qualcosa. E in effetti qualcosa manca: un bomber come Vlahovic e un regista come Torreira. Mi dispiace dirlo, ma questi due elementi erano imprescindibili per il calcio di Italiano. Persi loro, si è perso molto della bella Fiorentina della scorsa stagione. Non per far polemica, ma ancora non ho capito: perché non si è tenuto Torreira? Qualcuno me lo spieghi, mi spieghi le vere ragioni. Detto questo, quindi, il gioco latita, e come se non bastasse si è perso anche lo spirito…».

In che senso?

«Nel senso che questa squadra non è sufficientemente cattiva, determinata. Né in difesa, né in attacco. Ci faccia caso: ogni avversario che abbiamo davanti, corre più di noi, lotta più di noi. Vedo gli avversari che, pur di non farci andare in porta, danno pedate, tirano la maglia, fanno fallo… noi, come perdiamo palla, prendiamo gol. La gara con l’Inter è esemplificativa: dopo un minuto di gioco, Milenkovic regala un pallone a Lautaro perché, anziché andare deciso, prova a superarlo… e gol subìto. E questo è solo un esempio per dire che ci facciamo del male da soli: non importa neanche che gli altri si impegnino più di tanto, spesso facciamo tutto noi. Siamo di fronte a una squadra senza carattere, ahimé. E senza carattere diventa difficile risalire la china, credetemi».

È d’accordo con ciò che ha detto recentemente Bonaventura, ovvero che gli avversari ormai conoscono il gioco della Fiorentina?

«Boh, può essere, ma vuole dirmi che siamo gli unici a giocare come lo scorso anno? Sassuolo e Atalanta, giusto per fare due esempi, giocano più o meno lo stesso calcio di un anno fa, eppure stanno andando meglio di noi. Tante squadre giocano sempre uguali, eppure continuano a vincere. Non credo sia questione di conoscenza, piuttosto di uomini: per giocare in un certo modo si devono avere determinati interpreti, altrimenti il risultato non è allo stesso livello».

Sta suggerendo, quindi, di cambiare modulo?

«Lungi da me dare consigli a mister Italiano, che stimo e che sono sicuro sappia perfettamente cosa fare, ma mi pare del tutto evidente che così le cose non vadano. Se prendi costantemente gol in contropiede, devi pur porre rimedio. Quindi, intanto cercherei di subire meno reti, poi penserei all’attacco. Personalmente, schiererei la Fiorentina con il 4-2-3-1. Due uomini davanti alla difesa, secondo me, potrebbero garantire maggiore copertura e solidità. E poi, Amrabat e Mandragora, insieme in quella zona di campo, potrebbero essere complementari e portare benefici l’uno all’altro».

Pensa possa essere un cambiamento che vedremo a breve e in modo continuativo?

«Ne dubito, ne dubito fortemente. Italiano a mio avviso non cambierà in modo permanente perché quel gioco e quel modulo sono stati la sua fortuna in questi ultimi anni: tutto ciò che ha fatto e ha conquistato, lo ha fatto giocando così, per cui credo sia molto, molto restìo a cambiare».

A livello di singoli, invece, chi la sta deludendo più di altri?

La delusione dipende dalle aspettative che si hanno. Su Jovic avevamo messo tutti un bel carico di speranze, non c’è dubbio, e per adesso sta deludendo molto. Al di là degli ultimi gol in Conference League, ha fatto vedere poco. Troppo poco. Ma questo possiamo dirlo di tutti gli ultimi acquisti: da Dodo a Gollini, da Mandragora a Barak, fino ai più datati Ikoné e Cabral. Stanno mancando quei giocatori che nelle idee della società avrebbero dovuto permettere alla Fiorentina di fare un passo in avanti, e questo è il risultato».

Quindi secondo lei è giusta la critica al mercato?

«Sì, ritengo le responsabilità maggiori siano da ricercare nelle ultime due sessioni di calciomercato, non nell’operato dell’allenatore. Le operazioni fatte in estate e, prima ancora, a gennaio non hanno dato praticamente niente alla squadra. Dispiace dirlo, ma il giudizio al momento non può che essere negativo».

Cosa ne pensa invece delle critiche a Rocco Commisso?

«Il Presidente ha messo dei bei soldi sul mercato, non credo gli si possa imputare di non aver speso. Dipende da come si spende il denaro, ma non è responsabilità di Commisso».

In conclusione, come si risolleva questa Fiorentina? C’è una ricetta giusta?

«Nel calcio non ci sono ricette. Contano il lavoro, le idee, le motivazioni, il talento. Questa squadra deve ritrovare la giusta cattiveria agonistica, i proprio punti di forza. E deve ritrovare un po’ di serenità, perché si vede che spesso è schiacciata dalle tensioni. Chissà, forse basterebbero tre/quattro vittorie di fila per ritrovare vigore e far svoltare la stagione. Spero Italiano riesca a risollevare la nostra Fiorentina perché vederla così è veramente triste. Triste e pericoloso, perché certe zone di classifica sono sempre insidiose se non si ha la giusta mentalità».

Giacomo Cialdi – Direttore Alé Fiorentina

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