Tutto lo Stadio – Viola Club Ancona

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In occasione della settima uscita di Alé Fiorentina, la rubrica “Tutto lo Stadio” è andata ad Ancona, in una zona da poco colpita dal terribile nubifragio che ha portato con sé vittime e distruzione. Abbiamo interloquito quindi con Michele Allochis, da circa vent’anni presidente del Viola Club Ancona.

Anzitutto, Michele, com’è la situazione lì da voi dopo la tragedia che ha colpito le Marche? Come sta reagendo la popolazione?

«Siamo in fase di ricostruzione. Per il momento si sta cercando di rimediare ai danni togliendo il fango che si è depositato ovunque, intasando fogne, scantinati, abitazioni e quant’altro. Stiamo ancora cercando una signora dispersa, il piccolo Mattia è stato trovato senza vita sotto un cumulo di fango. Ci sono ponti da ricostruire, argini, strade, ditte distrutte. Ci vorrà tanto tempo, perché abbiamo l’esempio dei terremoti di qualche anno fa con paesi ancora praticamente inagibili e uno stato/regione praticamente fermi, penso per mancanza di fondi».

Da Firenze vi mandiamo un grosso, grosso abbraccio… Veniamo a cose più leggere: quando è nato il vostro Viola Club? In quale occasione?

«Ho scritto questa piccola storia del Viola Club Ancona anni fa per ricordare gli inizi, ve la racconto:

Nel luglio 1989 si ritrova al Passetto, per caso, un piccolo gruppo di amici tifosi della Fiorentina. C’è l’entusiasmo per la prossima partecipazione alla Coppa Uefa dopo anni bui. Viene in mente di fondare un club per seguire di più la Viola. Per il momento ognuno ha il compito di passare la voce agli amici tifosi e il tutto viene affrontato con grande entusiasmo. Ci ritroviamo più volte al Palazzetto dello Sport di via Veneto per parlarne. Da Firenze ci arriva lo statuto per l’affiliazione al Centro Coordinamento Viola Club. Si va dal notaio e la cosa è fatta. Primo presidente è Riccardo Donadio. In quell’estate abbiamo seguito col pullman tutte le trasferte di coppa a Perugia visto che lo stadio di Firenze era in ristrutturazione. E in 9 sono andati anche alla “sfortunata” finale di Avellino. Un grande successo. Non abbiamo ancora una sede vera, ci si vede in qualche locale il lunedì a commentare le partite e organizzare trasferte. E ne facciamo, parecchie, per diversi anni, fino all’avvento delle Tv. Riccardo Donadio dà le dimissioni da presidente, sia per dare un ricambio sia per motivi di lavoro. Eleggiamo Ivo Berardi e proseguiamo con le trasferte e la crescita dei soci fino a toccare il numero massimo di 129 iscritti. Tutto procede per il meglio fino allo sciagurato fallimento della società del 2002. Anche Ivo Berardi si dimette. La scoppola morale è grossa. C’è molta sfiducia. Io ancora ci credo. Sgombriamo i locali per non pagare un affitto inutile (le partite in Tv non le danno per una squadra di C2) e per due anni poster, bandiere e tutto il materiale Viola viene custodito nella mia casa di campagna a Rosora. Nel frattempo libero dall’inquilino un mio locale in via Veneto 40 ad Ancona, lo ristrutturo e torniamo a vederci. È ancora l’attuale sede del Viola Club Ancona, e io ne sono dal 2003 il presidente”».

Cosa vi ha spinto a costituire un Viola Club nelle Marche?

«La voglia di stare più vicino alla squadra, di seguirla, di mettersi in gruppo per andare a vedere qualche partita. Allora non c’erano le Tv di oggi, che praticamente permettono di vedere tutte le partite, si viaggiava con “Tutto il calcio minuto per minuto” e qualche rara partita la sera, ma privilegiavano le partite tra le squadre top. È stata l’idea di Riccardo Donadio, primo presidente, ha sparso la voce e abbiamo aderito. In parecchi eravamo nati tifosi con la vittoria dello scudetto 1955-56 e dei magnifici anni seguenti».

Quanti soci eravate all’inizio? E oggi?

«All’inizio eravamo una cinquantina di soci, il massimo lo toccammo al tempo di Batistuta. Oggi siamo al momento 109. Il problema è che adesso le partite si possono vedere tutte in Tv e molti preferiscono la poltrona di casa».

Come sei diventato tifoso viola? Qual è stata la tua prima volta al Franchi?

«Sono diventato tifoso della Fiorentina con la vittoria dello scudetto 1955-56, avevo 10 anni e come si sa ai bambini piace vincere… così diventai tifoso. I quattro secondi posti seguenti e consecutivi e la coppa del 61’ (prima squadra italiana a vincere una coppa internazionale) non fecero che rafforzare la mia convinzione. Probabilmente la prima volta al Franchi fu negli anni ’60, quando studiavo a Bologna e con qualche amico andammo a vedere un Fiorentina-Inter di Coppa Italia. Ricordo che arrivati per tempo visitammo un po’ Firenze e poi andammo dalla parente di uno dei miei amici. Con grande sorpresa c’era la famiglia di Hamrin e presi in braccio la piccola Carlotta. Era il 9 febbraio del 1966. Vincemmo 2-1 gol di Brugnera e Hamrin, e poi in seguito la Coppa Italia».

Com’è tifare Fiorentina nelle Marche? Com’è il quotidiano di un tifoso viola lì da voi? Quante volte venite a Firenze?

«Non è facile tifare Viola nelle Marche, il tifo come in molte altre regioni è diviso tra le tre classiche big che non nomino, tanto si sa chi sono, poi dovremmo venire noi con infiltrazioni di romanisti. Ci sentiamo per telefono, su Facebook e soprattutto con WhatsApp, giornalmente, ma durante e dopo le partite ci scambiamo più di cento messaggi con critiche ed entusiasmi vari. Le critiche per questo o per quello non sono di stretta appartenenza dei fiorentini di Firenze, ma anche di noi tifosi esterni. Personalmente ho la licenza della “signora moglie” a vedere cinque partite ogni campionato, quasi sempre a Firenze».

Avete delle iniziative nei prossimi mesi?

«Una cena per incontrarci ogni tanto, ma ancora la data è da stabilire, e con le restrizioni per il Covid. Non siamo solo di Ancona ma ci sono iscritti da zone limitrofe e non: maceratese ascolano, fermano e pesarese, anche se il grosso è della provincia di Ancona. Poi ovviamente andare a vedere qualche partita: tre di noi hanno chiesto e stanno attendendo risposte per andare a Riga, in Lettonia, per la Conference League».

Veniamo all’attualità… Che sensazioni avete lì sulla Fiorentina di quest’anno? Ottimisti o pessimisti? Per cosa potrà correre quest’anno (Conference compresa)?

«Personalmente non ho una grande sensazione, per vari motivi: la mancanza di un vero centravanti, un gioco troppo orizzontale che fa trovare le squadre avversarie ormai chiuse in difesa… Ho visto pecche ed errori nelle conclusioni e tanti, troppi problemi fisici con giocatori che rimangono fuori per molto tempo. Abbiamo troppi centrocampisti ma manca un difensore forte di riserva, così che tra una squalifica e un infortunio ci troviamo scoperti e costretti ad inventare Amrabat difensore. Prevedo un 9°/10° posto. Vediamo, non mettiamo limiti alla Provvidenza».

Un saluto ai tifosi viola in giro per il mondo?

«Un abbraccio a tutti, e uniti gridiamo Forza Viola! Ci fa soffrire ? La sofferenza rinforza l’amore per la nostra amata squadra!».

Giacomo Cialdi Direttore Alé Fiorentina

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