La maglia viola: dal rammendo al merchandising (parte seconda)

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Quando il marketing ne combina di tutti i colori!

Le modifiche che sono avvenute negli ultimi anni in termini di divise da gioco, hanno avuto un solo scopo: anche la maglia è ormai oggetto da vendere per realizzare fatturato. I cervelli del marketing si danno allora da fare per creare casacche “strane” che invoglino all’acquisto il “tifoso-cliente”. Si gioca sulla foggia che vesta “lento” o più attillato, sul colletto e bordo manica, e anche su fregi e disegni più o meno azzeccati. Celebre (in negativo!) quanto accadde alla Fiorentina nella stagione 1992-93: sponsor tecnico l’italiana Lotto, che nei ghirigori geometrici della seconda maglia inserì (naturalmente senza volerlo) addirittura una… svastica!

La maglia fu ritirata e divenne ovviamente oggetto di collezionismo.

Il legame tra Fiorentina e Calcio storico.

L’altro aspetto sul quale il marketing lavora è il colore delle seconde e soprattutto terze maglie. Ma è comunque difficile inventare qualcosa di veramente nuovo e originale. Sicuramente a riuscirci fu la francese “Le Coq Sportif” nella stagione 2017-2018, quando, in collaborazione con la società e le istituzioni cittadine, si decise (in onore al Calcio Storico fiorentino) di realizzare le divise con i colori dei quattro quartieri: Bianchi di Santo Spirito, Verdi di San Giovanni, Azzurri di Santa Croce e Rossi di Santa Maria Novella. In realtà niente di storico in senso stretto, perché l’attribuzione dei colori alle quattro zone nelle quali è diviso il centro storico, è dell’inizio del secolo e non certo cinquecentesca, ma l’iniziativa ha incontrato il gradimento dei tifosi ed è andata avanti per tre stagioni

Tra l’altro la Fiorentina per quei tre anni ha avuto ben quattro divise per campionato!

Si diceva che essere originali è sempre più difficile, ormai non si inventa niente!

A dimostrazione di ciò pubblichiamo una vera curiosità. Il richiamo al Calcio Storico era già stato fatto ai tempi della presidenza Cecchi Gori.

Nella foto della copertina di un catalogo dei prodotti ufficiali venduti dalla società, si possono infatti vedere i calciatori vestiti da …calcianti!

Infine un’ultima osservazione: sia il verde utilizzato per ricordare San Giovanni, che il rosso di Santa Maria Novella, sono tutt’altro che una novità essendo stati ampiamente usati negli anni Cinquanta e Sessanta, come dimostra questa splendida copertina della “Domenica del Corriere” del 1956, disegnata dall’impareggiabile Walter Molino.

In ogni caso nessun mago del design, nessun esperto di marketing, nessun colosso dell’abbigliamento sportivo, riuscirà a realizzare un colore che ci appaia più affascinate dell’originale, perché come dice un celebre canto della Fiesole “…Hanno undici maglie viola, il colore più bello che c’è!

La maglia può diventare parte importante del fatturato?

Come abbiamo detto la realizzazione di maglie particolari agli occhi del tifoso, ha lo scopo principale di farle vendere. In genere si gioca elaborando i colori sociali storici, introducendone di assolutamente “nuovi” o ideando maglie celebrative (un anniversario della storia societaria, una finale disputata, una promozione, un trofeo vinto ecc.)

Il tifoso che acquista la maglia in linea teorica contribuisce al fatturato della propria squadra e (sempre in linea molto teorica) ne può aumentare indirettamente la competitività.

Di questo argomento ci occuperemo in uno dei prossimi numeri di “Alè Fiorentina” ma vogliamo sin d’ora puntualizzare alcuni aspetti.

Si parla molto (soprattutto a Firenze) della necessità di aumentare il fatturato delle società calcistiche, condizione secondo molti irrinunciabile per tentare di migliorare al contempo i risultati sportivi. Una delle componenti del fatturato è il cosiddetto “merchandising”, cioè quella serie di attività che utilizzano il marchio di un prodotto per venderne un’altro. Nel concreto: si sfrutta il marchio “Fiorentina” per vendere oggetti di diverso tipo, tra i quali appunto le maglie. Che in realtà possono essere fonte di fatturato in tre modi: uno sponsor che si faccia pubblicità comparendo sulle divise dei giocatori (nel nostro caso “Mediacom”), uno sponsor tecnico che abbini alla squadra il proprio prodotto (per la Fiorentina “Robe di Kappa”), la vendita diretta delle casacche. Naturalmente perché quest’ultima modalità porti un contributo economico importante i volumi di vendita devono essere notevoli. E per una società come la Fiorentina non è obbiettivo semplice. A titolo del tutto esemplificativo: quando arrivò in viola Franck Ribery ci fu una vera e propria corsa all’acquisto della maglietta numero 7, e si arrivò a 5000 unità. Nel 2021, la società che ha venduto più magliette al modo è stato il Bayern di Monaco, con 2,3 milioni di divise vendute! Naturalmente si tratta di realtà (purtroppo!) non paragonabili, ma questi numeri meritano comunque una riflessione…

 

Alessandro Coppini Viola Club Franco Nannotti

 

(Per rileggere la prima parte del racconto sulla maglia viola, clicca QUI)

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