Sconosciuto fra tanti come lui con la valigia di cartone: dall’ultimo Sud a Broccolino. Non c’erano ancora i diritti civili o meglio si affacciavano per gli altri ultimi ma non per loro, che erano gli ultimi arrivati. Nulla era gratuito, tutto da costruire a fatica ma era pur meglio di quanto si erano lasciati alle spalle e poi c’era tanta Italia anche là.
L’Italia aveva ricomposto i pezzi dopo la guerra persa con disonore, ma ancora si moriva di povertà. Laggiù la vita era ancor meno degna di essere vissuta. La morte, tutt’altro che la bella femmina che seduce l’ultimissimo Conte di Salina, prematura ti coglieva dopo una vita di stenti che aveva eroso il corpo, bruciato dal sole.
Di questo nostro popolo di “trasmigratori”, come scandisce il Palazzo della Civiltà Italiana, ha fatto parte il Presidente Commisso, salvo poi ripercorre a ritroso il viaggio e sbarcare quel soleggiato pomeriggio di giugno a Peretola.
Dopo tutto questo, vicende umane che formano e segnano, e dopo aver creato un impero che non esisteva – in certe parti del mondo si può farcela senza essere figlio di… o nipote di quel trisavolo che… e si può creare una fortuna lavorando e non ereditando – il nostro Rocco si è visto equiparato da qualche grullo nostrale, reo di aver confuso la realtà con il belare di codesti social, a Joker. La complessità di Joker, altra evoluzione filmica di successo del pagliaccio e cattivo davvero ben strutturato, non si presta a certe semplificazioni o insulti tanto sciatti e fuori luogo. Per di più sul ponte che è ponte tra le due città nella città, che è collegamento e casa e bottega: il più bello al mondo.
Firenze adotta il credo laico del “non prendere nulla sul serio”, che è quanto di più fiorentino ci sia dopo lampredotto e scale elicoidali. Qui si è sconfinato e Rocco, ancora una volta senza filtro, ha confessato a una città che ama – e che lo ricambia –, i suoi pensieri. Si parla pur sempre di pallone, a tutti gli effetti una bella metafora di “nostra vita”, con i suoi pali, pali interni e rete, ma pur sempre di pallone.
E perché poi alla fine il nostro Dusan – lo dobbiamo ringraziare comunque sia andata – non poteva fare altrimenti: è la Juventus, è il mondo di Amazon e di Meta, è un’altra dimensione del mondo (e del calcio), non è il nostro mondo e il nostro calcio, ma è questo mondo qui, loro lassù e noi quaggiù, come sempre successo, seppur in forme diverse. Questo non vuol dire che non si possa pensare e provare a mettere in pratica un altro calcio e a un altro mondo. Un’altra storia è possibile: solo con Rocco. Poi ci sono i 90 minuti, i primi e i secondi tempi.