C’è una sciarpa di lana custodita gelosamente in un cassetto. Racconta la mia storia, il mio legame con la Fiorentina.
Mi ricorda di domeniche pomeriggio a fare i compiti dai nonni (i miei lavoravano nella loro rosticceria verso piazza Alberti) con l’orecchio fisso sulla radio. Ci teneva compagnia ” Tutto il calcio minuto per minuto” a cui associavo la speranza che la radiocronaca si interrompesse con un'”incursione” dallo stadio Comunale di Firenze per la rete della Fiorentina.
Quella sciarpa viola di lana è nata proprio nei pomeriggi ad ascoltare la radio. Mia nonna mi insegnò a realizzarla con i ferri.
“Una volta pronta la indossi e andiamo allo stadio”. Mi spronava a finirla.
I suoi occhi erano illuminati quando parlava della sua squadra. Poi arrivava anche un sorriso quando accennava all’eleganza in campo di Antognoni.
Il Viale dei Mille, in un freddo giorno di gennaio del 1980, accompagnò la mia camminata veloce verso lo stadio.
Era il periodo in cui aprivano i cancelli per gli ultimi 15 minuti della partita.
Correvo con mia nonna, accarezzando quella sciarpa.
La vita ha poi riannodato i fili della mia passione con l’opportunità di far parte dell’ufficio stampa viola. Muovevo i primi passi come giornalista e iniziai con le interviste per “Centrocampo” di Vincenzo Macilletti, che andava in onda il sabato su Teleregione. Era storia, quel programma.
“Ecco qua, come vedi, ci sono Toldo e Baiano da intervistare”. Iniziò così il mio percorso giornalistico che, successivamente, mi portò a collaborare per l’ufficio stampa della Fiorentina, prima nel 1999 e poi nel 2001 con Mario Sconcerti, Massimo Sandrelli e Vincenzo Macilletti.
Dai sorrisi alle salite: il 2001 fu un anno complesso, difficile, complicato.
La storia è finita con il triste epilogo che sappiamo. Anche per chi come me – e nel mio piccolo- quella sfida lavorativa l’aveva riempita di sogni ed aspettative. Ci avevo messo il cuore in quella opportunità.
Da quel giorno, poco dopo la vittoria della Coppa Italia, nel giugno 2001, si concluse la mia parentesi in viola.
Mi promisi che avrei smesso col calcio, anche perché avevo visto gli occhi tristi di mio babbo, che ho perso da poco. Quando entrai alla Fiorentina, aveva gli occhi lucidi, che nascondeva dietro il giornale.
“Quando la Fiore vince, è come se ci si sentisse meglio” mi diceva. Parole che confermavano una passione, che ho ereditato.
Ho continuato col calcio, nel mio ambito, quello della comunicazione. Ho girato gli stadi di tutta Italia. Per lavoro ho seguito centinaia di partite.
Il tempo corre veloce e, spesso, con la sua forza travolgente si porta via i ricordi.
Perdono i contorni, ma dimorano nel cuore e tornano alla mente perché sono essi stessi vita.
Gaia Simonetti
Ex ufficio stampa Fiorentina (1999 e 2001) e, attualmente, giornalista sportiva