Una partenza in salita. In pochi, questa estate leggendo il calendario, avrebbero immaginato che conclusa la sesta giornata di campionato la Fiorentina avrebbe totalizzato la miseria di 7 punti (4 pareggi, 1 sconfitta e una sola vittoria), con sette reti segnate e altrettante subite. Un rendimento a dir poco sorprendente, considerando le avversarie incontrate. Una partenza con il freno a mano che trova le sue ragioni certamente in più fattori. Anzitutto il cambio di allenatore e i tanti giocatori arrivati in estate; il mercato tardivo che ha regalato a Palladino diverse importanti pedine nelle ultime ore; difficoltà strutturali della squadra e scarsa condizioni di alcuni singoli. Ma andiamo per ordine…
Quando arriva un nuovo allenatore, con nuove idee tecnico-tattiche, si sa, è lecito aspettarsi un periodo di assestamento, di rodaggio. Solitamente questo avviene perlopiù nel ritiro estivo, con la squadra che si fa trovare più o meno pronta per l’inizio della stagione. Se a questo però si aggiunge il fatto che l’ultimo giorno di mercato arrivano tre/quattro giocatori (titolari, non riserve), il tutto si fa più complicato. E se a questo, poi, aggiungiamo che la rosa ha dei difetti, delle lacune strutturali è facile capire il perché di tante, troppe difficoltà incontrate contro avversari più deboli. Ma non è soltanto questo, perché allenatore e giocatori ci hanno messo del loro per non vincere contro Parma, Venezia, Monza, Empoli e, volendoci aggiungere la Conference League, Puskas Academy. Molto del loro. A cominciare da Raffaele Palladino – che, lo diciamo subito, non può e non deve essere bocciato dopo una manciata di gare -, che più volte si è incaponito con un modulo e la scelta di giocatori a dir poco discutibili. Mi riferisco, ovviamente, alla difesa a tre con giocatori evidentemente in difficoltà e Biraghi centrale di sinistra. Scelte, queste, che hanno penalizzato non poco la Fiorentina. Se non ha gli uomini per giocare a tre dietro, o se questi non sono ancora pronti per farlo, il mister deve correre ai ripari e mettere i suoi ragazzi nelle condizioni di rendere al meglio. Come ha giustamente fatto nel secondo tempo con la Lazio e ad Empoli.
Bastasse la difesa a quattro, però, saremmo a cavallo. Del resto, la retroguardia non è stato l’unico problema di questo primo mese e mezzo della Fiorentina, perché l’attacco ha segnato con il contagocce, il gioco è stato perlopiù sterile, lento e prevedibile, il centrocampo non ha brillato né in una fase né nell’altra. Insomma, i migliori per adesso sono stati De Gea, Kean e Gudmundsson quando è entrato contro i biancocelesti. Per il resto, si è vista tanta difficoltà a interpretare il disegno di Palladino – che, per inciso, non si è ancora capito bene quale sia -, finendo per dare poco o nulla alla causa viola. Potremmo riassumerla dicendo che per anni abbiamo avuto la squadra ma non il centravanti; quest’anno per adesso abbiamo il centravanti ma non la squadra. Sembra un brutto scherzo del destino, uno scherzo per niente divertente.
La classifica, per quel che si è visto in campo, è quindi giusta perché la Fiorentina è sembrata spesso giocare seguendo la casualità piuttosto che lo spartito studiato durante la settimana. Ha poco, pochissimo da recriminare alla fortuna perché quando vai ad Empoli e tiri in porta 0 volte, be’, c’è poco a cui appigliarsi. Spesso si è mostrata una squadra senz’anima, senza quel cuore che i tifosi vogliono sempre e comunque vedere in chi indossa la nostra maglia. Questo per dire che i problemi sono stati molteplici, le partite sbagliate e i punti persi sono figli di un sommarsi di fattori. Come spesso accade, del resto. La cosa buona, e che ci spinge a non vedere tutto nero, è che siamo all’inizio. C’è tempo e modo per rialzare la testa, trovare il gioco e i gol, blindare la difesa, far divertire i tifosi. Perché certi giocatori hanno fatto così male, certe cose sono state talmente brutte, fin qui, che ci sembra impossibile non migliorino col passare del tempo.
Giacomo Cialdi – Direttore Alé Fiorentina
(foto in copertina di gianlucadimarzio.com)