Proviamo a fare un primo bilancio

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TRA CONDANNE SENZA APPELLO ED ENCEFALOGRAMMA PIATTO DELLA CRITICA,

PROVIAMO A FARE UN PRIMO BILANCIO

Anche quest’anno abbiamo assistito ad un mercato e ad una polemica continua in merito ai giudizi da dare sulla proprietà, sulla Società, sulla squadra, sui giocatori, sull’allenatore, con pervicace attenzione anche alla più insignificante schermaglia che abbia investito pur marginalmente il colore viola.

Essere tifosi non è sempre facile: occorre destreggiarsi in una marea oceanica di notizie (il più delle volte false), di informazioni (il più delle volte non confermate), di giudizi (il più delle volte arbitrari e senza alcun fondamento reale): farsi una opinione in queste circostanze è davvero complicato.

Proviamo a tracciare un quadro della situazione.

La proprietà – Qui la critica si divide equamente tra chi la giudica rozza e incapace e chi le riconosce invece buona volontà e capacità imprenditoriale. La vicenda dello stadio (la cui responsabilità principale ricade sul Comune di Firenze e non certo sulla Fiorentina) ha fatto emergere un Rocco deciso a non farsi prendere in giro. Niente soldi se non si ha il controllo delle operazioni. E anche quando si ha il controllo (vedi le ultime vicende del Viola Park), non si è fatto i conti con la burocrazia, i cavilli, le procedure farraginose che, è vero, occorreva conoscere bene prima di iniziare un percorso a ostacoli così difficoltoso, ma ciò non cambia che di burocrazia, di cavilli costruiti per intrappolare gli avversari e agevolare gli amici, di procedure arcaiche e inutili in un mondo che viaggia col 5g si tratta. Si può dire? O qualcuno si offende perché si criticano meccanismi lenti e attorcigliati che paralizzano in tanti aspetti non solo la vita pubblica ma anche quella privata dei singoli cittadini?

Poi c’è chi contesta anche il Viola Park: tre campi in meno e un giocatore in più, applicando anche in questo caso una facile semplificazione che in ogni non è dimostrabile. Il Viola Park rischia di essere una zavorra per la Società se non si autofinanzia con la partecipazione alle Coppe Europee? Può essere: ma può anche favorire la crescita di un vivaio interno che consenta più facilmente e soprattutto in forma stabile la partecipazione all’Europa. E comprare un giocatore in più non sempre è una soluzione, se il giocatore non è funzionale e fa solo numero.

La proprietà americana può stare antipatica, per come si presenta, per come si esprime e per i toni sopra le righe con cui spesso affronta le polemiche, senza guardare in faccia a nessuno, né a Nardella né a Casini: ma è indubbio che è una proprietà forte, disposta a investire per migliorare sia sul piano economico che su quello sportivo e che, nonostante tutti quelli che si offendono quando gli viene detto “allora comprala te”, non ha al momento alternative e neanche i presupposti generici necessari per un cambio di guida, finchè i risultati sportivi gli danno ragione.

La Società – Qui il discorso si fa ancora più complesso. Sono stati diffusi i dati dell’ultima campagna abbonamenti, all’insegna di incrementi di prezzo per ben oltre il 20%.

Gli abbonati per la stagione in corso sono 17.252 (compresi quelli comprati da Fiorentina per sponsor e personale di stadio): siamo tornati alla stagione 2002/2003 quando la Florentia Viola nel campionato di serie C staccò 16.648 abbonamenti.

L’ultimo anno di Della Valle furono 26.158, il primo anno utile di Rocco Commisso 28.026, l’anno scorso 21.325.

E’ indubbio che il trend è fortemente negativo (e la chiusura della Curva Ferrovia non c’entra niente: gli abbonamenti in quel settore non hanno mai superato le 2.000 unità e chi voleva fare l’abbonamento poteva facilmente cambiare settore). La domanda da porsi allora è: la politica adottata dalla Società del face to face, della digitalizzazione della biglietteria, dell’ape di rappresentanza guidata dal Direttore Genarle per avvicinare i tifosi, degli sconti all’ultimo momento per vendere qualche biglietto in più e dell’abbandono della vicinanza con il tifo organizzato che, storicamente, ha svolto un ruolo di amplificazione della presenza sugli spalti, anche in trasferta, ha miseramente fallito? Non c’è dubbio. Torneranno indietro: non credo proprio. Non cambia che questa politica (a ragion del vero non solo loro ma di gran parte delle Società calcistiche in Italia) produce danni e non riesce ad invertire il trend negativo.

Vogliamo parlare del mercato? La gestione del caso Castrovilli è stata imbarazzante, ma indubbiamente gli acquisti effettuati hanno rinforzato la squadra, sono stati eseguiti in sintonia con l’allenatore e consentono un certo ottimismo. Certamente il passaggio del preliminare di Conference con la vittoria sul Rapid Vienna ha parzialmente confermato questo rafforzamento, che tuttavia ad oggi (fatti salvi ulteriori colpi di mercato che al momento non siamo in grado di commentare – il mercato chiude stasera alle 20, dopo la nostra uscita, ed è già vergognoso che si prolunghi così tanto) non consente di dormire sonni tranquilli.

La squadra – Le prime uscite ufficiali hanno confermato che gli errori si ripetono con cadenza preoccupante e che il maggior tasso tecnico portato dai nuovi acquisti si scontra con un modulo di gioco rigido che presuppone continuità atletica, mentale e tecnica, al momento appena intravista.

Il gioco al massacro sui giocatori (“se era bono non veniva a Firenze”) è sempre stato uno sport molto praticato dai tifosi: i social ne amplificano l’aspetto deleterio e bisognerebbe sempre tentare di non leggere e ascoltare questi commenti da divano che purtroppo infestano la rete. Ciò non toglie che alcuni giocatori sono impresentabili: la Società a senza ombra di dubbio dimostrato di saper vendere: siamo fiduciosi.

L’allenatore – Anche lui divide i giudizi tra chi gli riconosce di aver dato un’anima alla squadra e chi gli imputa una rigidità di fondo nell’impostare le partite. Sempre il solito modulo, mai un cambio prima del 70’, sostituzioni lineari (un terzino per un terzino, un centravanti per un centravanti) indipendentemente da chi hai di fronte e dal risultato della partita).

Napoleone Bonaparte gradiva generali fortunati più che bravi e indubbiamente Italiano un po’ di fortuna ce l’ha. A noi piacciono anche gli allenatori imprevedibili …

I tifosi – Mai stati così divisi. Anche quelli organizzati. Forse è il caso di ricordare a tutti che la funzione del tifoso è quella di sostenere la squadra sempre, indipendentemente da chi gioca e da chi li allena, senza mai però annullare le ambizioni e le aspettative. Quindi non remare contro a prescindere (i famosi “io l’avevo detto” quando la squadra perde che affollano, pare con loro grande godimento, i siti e i giornali e che irritano in maniera assoluta i veri sostenitori della squadra), ma nemmeno anestetizzarsi e rinunciare ai sogni, in nome di un subalterno approccio alla proprietà e in una condivisione acritica delle scelte aziendali, anche di quelle sbagliate. Ci sarà da lavorare molto….

Tutti gli argomenti inerenti il calcio sono verità assolute per chi li afferma perché il bello del calcio è che quasi sempre è vero tutto e il contrario di tutto. Ma è indispensabile mantenere equilibrio, saper riconoscere il grano dal loglio, avere memoria del nostro passato e di quello che siamo e siamo stati, guardare anche agli altri (pensate che tutti i tifosi di Bologna, Roma – nonostante Lukaku – e Lazio siano contenti, che quelle società siano molto migliori della nostra, che tutte le scelte fatte da loro siano congrue e azzeccate?) e contrastare il meccanismo perverso che tende ad espellere i tifosi militanti dalla partecipazione ai destini e alle scelte della Società (ne parla il nostro Alessandro Coppini in una serie di articoli che pubblichiamo anche in questo numero).

Naturalmente tutto quello che ho scritto è frutto del mio pensiero e riguarda solo me. Voglio soltanto provare ad aprire uno squarcio nel silenzio assordante che ci circonda.

Fabio Fallai – Vice Presidente ACCVC

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