In pochi avrebbero immaginato una Fiorentina in zona Europa i primi di maggio, è vero. Ma in tanti, oramai, cullano il sogno che questa sia l’annata giusta per tornare finalmente su palcoscenici che Firenze e i fiorentini sentono propri, per cui adesso, dopo tre sconfitte consecutive, è naturale lo scoramento di una bella fetta di tifoseria. Sì, perché la Viola sembra aver smarrito la strada maestra. Dopo la sconfitta di Torino in Coppa Italia, la squadra di Italiano è apparsa un po’ spaesata, meno concentrata, meno convinta dei suoi mezzi. Le battute di arresto contro Salernitana, Udinese e Milan – in quest’ultima gara si è visto qualcosa in più, specie nel primo tempo – certificano che aprile è stato un mese di difficoltà. Un mese devastante, dato che nel giro di una quindicina di giorni è sfumata la finale di Coppa Italia e si è complicata notevolmente la corsa al piazzamento europeo. Difficoltà che ci stanno, nell’arco di una stagione disputata per lunghi tratti in modo sorprendente. Difficoltà che sono figlie anche di alcune scelte – cedere il capocannoniere a gennaio, lo diciamo da allora, è calcisticamente un errore… ma è superfluo ribadirlo adesso – che hanno portato la Viola a segnare meno. E quando non fai gol, è una banalità ma nasconde una verità assoluta, difficilmente vinci le partite. Devi inventarti qualcosa, per raccogliere i tre punti, come ha fatto Italiano tante volte. E devi avere anche un po’ di fortuna, che ultimamente forse ha guardato altrove.
Adesso mancano soltanto tre gare alla fine. Solo tre gare, ma tutt’altro che banali: Roma in casa, Sampdoria fuori e Juventus al Franchi. Duecentosettanta minuti da giocare con quel qualcosa che oggi sembra essere andato perduto. Con la consapevolezza che sarebbe un peccato capitale, dopo tutto ciò che di buono è stato fatto, lasciare l’Europa a qualcun altro. Nove punti a disposizione per dimostrare che si è trattato soltanto di un calo fisiologico, ma che la Fiorentina c’è. È viva, e può ancora battere chiunque. Non ha più il bomber, ma ha ancora il gruppo. Con i suoi limiti e i suoi difetti, certo, ma è lo stesso che poco tempo fa ha battuto il Napoli e l’Atalanta, che ha fermato l’Inter, che ha mostrato un bellissimo calcio e una grande personalità. Un gruppo vero, che adesso è chiamato alla reazione. Consci, allenatore e giocatori, che Firenze, comunque vada, come sempre, non farà mancare il suo appoggio e il suo calore. Consci, tutti noi, che comunque vada dovremo essere in grado di restare lucidi, e non gettare via tutto il buono visto dallo scorso agosto ad oggi. Consci, presidente e dirigenti, che comunque vada la squadra dovrà essere rinforzata, perché l’apprendistato è terminato e la zona alta della classifica dev’essere la regola, e non l’eccezione.
Ma c’è tempo, per il futuro. Adesso c’è un presente tutto da scrivere. Un presente che può vederci protagonisti. Speriamo…
Giacomo Cialdi