Tutto lo Stadio – Viola Club Vaiano

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In questo nuovo numero di Alé Fiorentina, il 23esimo, per la rubrica “Tutto lo Stadio” siamo andati in provincia di Prato per approfondire la conoscenza del Viola Club Vaiano “Federico Bertini” 1966. Abbiamo intervistato quindi il presidente, Sergio Bianco.

Sergio, quando nasce il vostro Viola Club?

«Questa domanda non è semplice, dato che l’origine del nostro Club risale a quasi 60 anni fa. Tuttavia mi hai dato lo stimolo per fare una piccola ricerca sulla nostra storia grazie anche al contributo dei soci storici. Intanto il Viola Club Vaiano nasce nel 1966 per iniziativa di un manipolo di tifosi capitanati da un cittadino vaianese, tale Piero Pini detto “Peotto”, primo Presidente del club, deceduto solo pochi anni fa. Dato che l’ACCVC, a cui il nostro Viola Club è affiliato, è del 1965 si può probabilmente dire che il VC Vaiano è uno dei più vecchi e longevi iscritti al Coordinamento. Mi hanno raccontato inoltre che il Peotto, insieme ad altri tifosi vaianesi, si recarono presso la sede della Fiorentina, che forse all’epoca era in via del Parione, per depositare i documenti del Viola Club. Era la sera del 3 novembre e di lì a poche ore l’Arno avrebbe rotto gli argini provocando quello che sappiamo e i nostri padri fondatori dunque rischiarono di rimanere coinvolti nel disastro dell’alluvione di Firenze. La cornice drammatica in cui si inserisce la nascita del Viola Club contribuisce a rendere questa manifestazione della propria appartenenza ad una fede calcistica un atto quasi leggendario. Se a ciò si aggiunge che siamo in anni in cui le opportunità non erano certe quelle di oggi, e che geograficamente ci troviamo in un territorio caratterizzato dalla rivalità storica tra Prato e Firenze, allora l’iniziativa del Peotto e dei suoi compagni è da considerare davvero straordinaria. Su quest’ultimo aspetto vorrei aggiungere poi che il campanilismo ha alimentato a Prato e provincia il tifo juventino, se non generato una vera e propria ostilità verso la Fiorentina. Essere tifosi viola dalle nostre parti non è semplice come essere tifosi viola a Firenze. Vuol dire dover questionare sempre durante i comuni momenti di aggregazione, come una cena tra amici, al bar, al circolo ecc., con i tanti juventini che vivono nella Val Bisenzio, vuol dire ribattere di continuo che noi tifosi viola in terra di Prato vediamo la Fiorentina con un senso di appartenenza a un territorio che va al di là dei confini della città di Firenze, che in ogni caso comunque ci appartiene per tante ragioni. E questo ci dà soddisfazione e ci gratifica, e non importa se i trofei per i quali abbiamo potuto esultare sono troppo pochi. Se questo fosse il metro di giudizio i tifosi si dividerebbero fra tre o quattro fedi calcistiche. Direi che sono scelte di campo e su questo c’è poco da questionare.

Ritornando alla storia del Viola Club, non ho molte testimonianze di ciò che fu la vita dell’associazione negli anni immediatamente successivi. Sicuramente il Viola Club offriva ai propri soci l’opportunità di partecipare alle partite casalinghe e in trasferta fornendo i biglietti per lo stadio o organizzando le trasferte. Del resto si era in un’epoca in cui non c’era alternativa per vedere la Fiorentina se non andare allo stadio. Sicuramente organizzavano anche eventi in paese. Una foto dei primi tempi è particolarmente significativa e ritrae un ospite d’onore di primo piano a Vaiano, Bruno Pesaola, allenatore del secondo scudetto Viola ed alla sua destra il già menzionato Presidente fondatore Piero Pini. Mi hanno raccontano che nel corso degli anni il gruppo fondatore si smarrì e il Viola Club perse la sua spinta, fino ai primi anni ’80, quando fu riattivato da nuovi soci che con entusiasmo e passione ripresero le attività di aggregazione intorno alla passione per la Fiorentina. Sotto la guida dei presidenti Pierluigi Menchi, Giuseppe Licata ed Emilio Magni il VC è rimasto attivo ininterrottamente fino ai giorni nostri. Nel 2014 poi il Viola Club si arricchì di un nome, o meglio di una dedica, quella a Federico Bertini. Su iniziativa dell’allora Presidente Emilio Magni, il club fu dedicato infatti ad uno dei propri soci prematuramente scomparso all’età di 30 anni. Federico era un ragazzo molto conosciuto e amato in paese, grande tifoso della Fiorentina, passione che tra l’altro aveva trasmesso a tutta la famiglia estranea al calcio precedentemente. Era frequentatore assiduo del Club tanto che non si perdeva una riunione e quando poteva seguiva la squadra allo stadio. La sua improvvisa scomparsa fu un evento che ovviamente non poteva non toccare emotivamente tutta la comunità cosi come il club di cui faceva parte per cui la proposta fu accettata con grandissima partecipazione e commozione. Questa dedica fu celebrata con una cena il cui ricavato andò in beneficenza. A ricordo di quell’iniziativa resta una maglia donata dalla Fiorentina firmata da tutti i giocatori. Da allora l’associazione si chiama Viola Club Vaiano “Federico Bertini”».

Quanti soci avete al momento? C’è qualcuno, tra voi, particolarmente tifoso?

«Al momento i soci sono 81, ma è un numero in crescita grazie anche alla funzione sempre più importante che svolgono i social network in termini di capacità di comunicazione. Tra gli iscritti va sicuramente menzionato il sindaco di Vaiano Primo Bosi, a cui va un sentito ringraziamento per l’appassionata partecipazione a tutti gli eventi che il VC organizza. Di tifosi particolarmente accesi ce ne sono. Soprattutto sono in diversi che ogni anno sottoscrivono l’abbonamento allo stadio, e ti assicuro che partecipare a tutte le partite casalinghe da Vaiano non è la stessa cosa che farlo da Firenze. Per una partita di novanta minuti l’impegno necessario è di diverse ore, considerando la distanza, il traffico pre-gara, la difficoltà di parcheggio ecc… Ci vuole sicuramente tanta passione e attaccamento ai colori viola. Sono in diversi che seguono di tanto in tanto la squadra in trasferta in Italia e all’estero. Per esempio Massimo e Tony sono tra quelli che spesso prendono e partono, la distanza non gli fa certo paura. Erano anche a Praga per la finale di Conference. Ci tengo anche a menzionare Lucia che alla soglia degli 80 anni parte da sola in auto da Vernio, quindi ancora più lontano di Vaiano rispetto a Firenze, per andare al Franchi. È abbonata da decenni in Maratona e non si cura del meteo, della distanza o degli orari in cui si gioca. La fede è fede… e anche questo non è discutibile! Abbiamo poi tra gli iscritti anche un neonato, Leonardo, a cui è stata fatta la tessera come una sorta di battesimo viola. E ci sono alcuni ragazzi under 14 a cui va un plauso perché nonostante la scarsità di risultati e il dominio mediatico dei vari Ronaldo & co. hanno fatto una scelta ben precisa».

Vi riunite per vedere la Fiorentina? Se sì, dove?

«Sempre dai racconti dei soci ho saputo che il VC ha girato diversi luoghi non potendo disporre di una sede di proprietà. Moltissimi anni fa ha usufruito dei locali annessi all’antica Badia, successivamente si è spostata presso la Misericordia, altra istituzione di Vaiano. Attualmente siamo ospitati con simpatia e passione presso un bellissimo Frantoio in collina che dispone di una sala grande adatta per le cene sociali e di una saletta in cui ci troviamo saltuariamente per vedere la partita insieme. E spesso ci scappa anche un buon primo piatto fatto in casa prima della partita. Generalmente l’appuntamento al Frantoio è per le partite in trasferta, dato che per quelle casalinghe molti soci si recano allo stadio, dove tra l’altro campeggia il nostro striscione, quello nuovo fatto direttamente da AC Fiorentina. Lo si può trovare tra altri striscioni alla base delle gradinate della Curva Ferrovia».

Ci sono aneddoti che ti va di raccontarci? Cene, incontri con calciatori, trasferte “particolari”?

«Nel corso degli anni sono passati diverse figure di rilievo del mondo Viola. Dal già citato Bruno Pesaola, furono ospiti del VC Pier Cesare Baretti, presidente della Fiorentina tra 1986 e il 1987 con Paolo Monelli e Sergio Battistini, il grande Kurt Hamrin, e poi Moreno Roggi, Luciano Chiarugi, Franco Superchi e molti altri… Recentemente sono passati da qui anche giocatori della Primavera come Pierluigi Pinto, della squadra femminile come Elena Linari, mentre l’ultimo in ordine di apparizione è stato il simpaticissimo Roberto Galbiati, della storica compagine viola del 1982 che sfiorò la conquista del terzo scudetto. Galbiati alcuni giorni dopo la cena ha portato la sciarpa del Club in un salotto televisivo, segno che siamo riusciti a trasmettergli l’affetto e l’ammirazione che merita chi ha rappresentato e difeso i colori Viola, e lui è sicuramente uno di quelli».

Iniziative passate particolarmente interessanti? Avete in mente qualche iniziativa per i prossimi mesi?

«Mi fa piacere sottolineare che diverse iniziative recenti sono state all’insegna della solidarietà. In particolare alcune di esse hanno visto la collaborazione con la Fondazione Cure2Children di cui era testimonial Davide Astori. Una targa ricorda questa collaborazione. Mi hanno raccontato che anche in passato il VC non è stato nuovo ad iniziative come queste con altre associazioni. Per il futuro prossimo abbiamo in ponte una delle nostre consuete cene sociali e stiamo cercando qualche ospite da invitare, ma per adesso siamo ancora in fase esplorativa».

Veniamo all’attualità: che giudizio ti sei fatto sulla Fiorentina di quest’anno? Come ti spieghi le difficoltà incontrate negli ultimi due mesi?

«La domanda è molto difficile. Il dibattito è molto acceso anche all’interno della nostra comunità. Ad ogni partita la chat dedicata ai commenti si riempie di messaggi spesso polemici e critici, ma sempre all’insegna della passione. È colpa dell’allenatore che ha un modulo che non funziona? Dei giocatori che non sono tutti all’altezza? Del DS che sbaglia le campagne acquisti? Di Commisso che non spende abbastanza? Non vorrei sbilanciarmi. Penso solo che erano anni che non vedevamo una finale di coppa europea e una di coppa Italia, per cui vuol dire che le potenzialità ci sono per uscire dal pantano. Magari con qualche acquisto di livello nella prossima campagna acquisti…».

Potessi inviare un messaggio al Presidente Commisso?

«Gli direi di non prendersela per le critiche. L’ambiente viola è così, sa dare tanto come poche altre tifoserie, ma è molto esigente e quindi se le cose vanno male ovviamente non le manda a dire. Gli direi anche che ci piacerebbe molto averlo ospite a Vaiano per fargli assaggiare i nostri famosissimi tortelli di patate così tra cori da stadio, canti e storie da raccontare ne verrebbe fuori una serata memorabile. Sono certo che si porterebbe con sé un bellissimo ricordo della nostra comunità».

Un saluto, e un consiglio, a tutti i tifosi viola che ci leggono?

«Non ho grandi consigli da dare. Dal momento che si è tifosi viola si sa già che è dura, ma l’emozione che ci dà sentire l’inno di Narciso Parigi mentre entrano in campo le maglie Viola ci ripaga di tutto la fatica. Non mi resta che salutare tutti con un canonico “forza viola sempre” urlato a squarciagola!».

Intervista di Giacomo Cialdi

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