Tutto lo Stadio – Viola Club Piacenza

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Continua il viaggio della rubrica “Tutto lo Stadio” e, in occasione del nuovo numero di Alé Fiorentina, abbiamo avuto il piacere di conoscere Luigi Broccolini, presidente del Viola Club Piacenza.

Luigi, quando è nato il vostro Viola Club e come vi è venuta l’idea?

«Il nuovo Viola Club Piacenza è nato nel luglio del 2013, dall’idea di 4 “pazzi della viola”: Palmerini Riccardo, Castagnetti Luigi, Susinno Lorenzo e il sottoscritto, Broccolini Luigi. Facevamo già parte del primo Viola Club Piacenza, nato negli anni ’80, che dopo diversi anni ha cessato di esistere. Palmerini, Castagnetti e Susinno sono “ragazzi” nati negli anni sessanta, mentre io negli anni settanta. Avevamo deciso di provare a rifare il Club, riprendere un po’ di contatti coi tifosi viola sparsi nella nostra provincia e non solo per parlare e discutere della nostra grande passione: la Fiorentina! Come sede un pub, che avevo aperto da qualche anno, dove ovviamente la proiezione delle partite della Viola aveva la precedenza (con molteplici televisori a disposizione) ed era anche punto di ritrovo per chi non andava a Firenze allo stadio (nonostante la distanza, alcuni avevano ugualmente l’abbonamento). Poi, in puro storico spirito fiorentino, qualche diversa visione interna al Club ha portato a una scissione e alla creazione di due Viola Club… Scegliete voi chi era Guelfo e chi Ghibellino. Due club in una sperduta provincia, Piacenza, al confine tra Emilia Romagna e Lombardia: incredibile ma vero! E sempre per lo stesso motivo, uno affiliato al Centro Coordinamento e l’altro all’ATF, giusto per non farsi mancare nulla».

Quanti soci avete al momento? C’è qualcuno, tra voi, particolarmente tifoso?

«Nell’anno appena terminato abbiamo tesserato 41 soci, principalmente delle nostre zone ma anche di altre regioni. Quest’anno, abbiamo appena iniziato coi rinnovi e siamo già a una trentina di associati, e altri che devono ancora rinnovare nei prossimi giorni. L’obiettivo è arrivare a superare i 50 iscritti, numero sfiorato in passato, e speriamo che ciò possa accadere presto! Qualcuno particolarmente tifoso? A proprio modo, credo che tutti lo debbano essere per tifare da decenni, o anche da sessant’anni, la nostra Viola con anche tutte le vicissitudini che ha passato. A maggior ragione nelle nostre lande, abitate da strisciati. Detto ciò, sicuramente mi fa piacere sottolineare, tra i tanti, Palmerini Riccardo, originario di Firenze e che ha vissuto da sempre la curva; la sua prima partita è stata un Fiorentina-Roma del 1970: anche quando in gioventù si è trasferito a Piacenza, ha sempre seguito appena poteva la Viola, in casa e in trasferta, e col quale ho condiviso anche trasferte emozionanti, nel bene e nel male. Altra menzione per l’amico Zarri Andrea, anch’egli di Firenze ma che vive a Piacenza tutta la settimana per lavoro, rincasando per il week end; immancabilmente abbonato allo stadio allo stesso posto dove era anche il suo babbo, vivendo e tramandando la sua passione infinita. Almeno fino a quest’anno, visti i lavori al Franchi».

Quando è nata la tua passione per la Fiorentina? Qual è stata la prima partita che ricordi?

«La mia passione è nata da quando ho memoria, trasmessa da mio padre, quindi l’unica squadra da me tifata è stata sempre e solo la Fiorentina. Tra l’altro mio padre è stato il presidente del primo Viola Club Piacenza e tutt’ora è il nostro presidente onorario. La prima partita allo stadio mi pare di poter dire un Brescia-Fiorentina nell’86, avevo 12 anni. Quella che da piccolo mi ha lasciato più estasiato però è stato il primo Milan-Fiorentina: entrare a San Siro che aveva solo i due anelli, con tutto il tifo, e vedere la mia Viola…. Purtroppo San Siro mi ha dato più delusioni che gioie, ma posso dire di esser stato presente allo 0-2 sul Milan di Sacchi!».

Vi riunite spesso per vedere la Fiorentina?

«Ci siamo sempre ritrovati al pub, poi alla sua chiusura un po’ a gruppetti perché un po’ la distanza (anche 30 km o più), gli impegni lavorativi e familiari, la frammentazione del calendario, chi abbonato e anche per qualcuno l’età che non facilita a mettersi per strada di sera col clima invernale padano, hanno reso meno facile ritrovarsi tutti insieme. Però per la triste finale di Atene, grazie alla disponibilità dell’altro nostro vice Presidente De Biasi Luigi che ha messo a disposizione dei locali della squadra che allena, ci siamo ritrovati con chi non è andato ad Atene, abbiamo cucinato, mangiato, sofferto e passata una bella serata conviviale a guardare la partita. Peccato solo per il risultato».

Ci sono aneddoti che ti va di raccontarci? Cene, incontri con calciatori, trasferte “particolari”?

«Forse gli aneddoti più belli sono le varie trasferte. Belle per il suo insieme l’ultima giornata a Torino nel maggio del 2008 contro i granata con il gol di Osvaldo per la qualificazione Champions, oppure a Monaco all’Allianz, ma le più belle per me sono state a Liverpool, dicembre 2009, con la vittoria allo scadere con rete del Gila. Tutto bello, la moltitudine di tifosi a Bologna per la partenza, per le strade di Liverpool, il tifo incessante allo stadio, il risultato e il fatto di averlo condiviso con gli amici. Belle ma meno “felici” le due trasferte per le due finali di Coppa Italia a Roma. Contro il Napoli con tutto quello che è successo e che abbiamo vissuto dal vivo, eravamo partiti col pulmino da Piacenza ed è stata una bella trasferta per il nostro piccolo Club, anche se un po’ troppo movimentata. E anche quella contro l’Inter è stata bella per la condivisione delle emozioni.

Purtroppo, visto anche la distanza, non abbiamo mai avuto la fortuna di avere dei giocatori a delle cene, abbiamo incontrato il mito Giancarlo Antognoni quando è venuto dalle nostre parti per altri impegni sportivi ma slegati dalla Fiorentina. A livello personale, sono tre gli incontri con giocatori che al momento mi hanno lasciato qualcosa. L’incontro nella Piazza Cavalli di Piacenza con i calciatori Batistuta e Rui Costa alla vigilia della partita, e farmi firmare il pallone col quale poi hanno fatto anche due passaggi; prima ancora l’incontro con Baggio nella Fiorentina di Eriksson prima di un Inter-Fiorentina di Coppa Italia giocata a Piacenza e infine, più recente, l’incontro nell’Hotel di Ferrara prima di Spal-Fiorentina con la squadra ma, in particolare, la chiacchierata col mister Pioli e con Davide Astori, che con una umiltà e una umanità incredibili, sono stati a parlare con noi; era novembre del 2017 e dopo poco ci fu il triste epilogo».

Veniamo all’attualità: che sensazioni hai sulla nuova stagione? Su Palladino?

«A questa domanda, come immagino alle prossime, sarà difficile rispondere. Anche perché posso dare un giudizio personale che non è l’espressione del pensiero comune degli associati al Club. Per il mio personale parere dico che Palladino è una scommessa, e come tale mi può piacere. Il suo gioco è incentrato sulla velocità di movimento palla e verticalizzazioni, cose che mancavano negli ultimi anni. Certo resta la difficoltà di cancellare tre anni di schemi e moduli in poco tempo. Le prime tre partite, al netto delle attenuanti del caso, mi hanno lasciato perplesso per la difficoltà di essere pericolosi in attacco. Speriamo migliori in fretta. Nel club non nascondo che ci sono parecchie voci molto deluse e incominciano a dire, come Riccardo, di fare in fretta a fare i 40 punti per salvarsi!».

Che voto dai al mercato? Perché?

«Nel momento in cui parliamo (mancano ancora più di 48h, ndr), il mercato non è ancora chiuso quindi potrebbero esserci modifiche finali che possono far cambiare il giudizio. Una cosa certa, comune a tutti gli associati, è la lentezza nel fare mercato: proprio perché c’era molto da cambiare, il tempo è l’unica cosa che non avevamo. Poi nello specifico i singoli calciatori a me non dispiacciono, anzi, Gud, Colpani, Ambrabat (se resta), Richardson, Adli e anche Kean possono essere dei giocatori importanti. Probabilmente si era giunti a fine ciclo e alcuni giocatori non avevano più le energie mentali per continuare; qualcuno neanche l’età forse. Certo, dà fastidio veder fare mercato con gli odiati, speriamo di aver rifilato un altro “pacco”. Io darei una sufficienza e anche un 6,5 sapendo che sarò tra i pochi, mentre nel club la maggior parte (ma non tutti) credo oscillino dal 5 al 5.5. Diciamo che la società, ripeto in modo colpevolmente lenta, ha ringiovanito su qualche elemento la rosa, inserito qualche giovane ex primavera (Comuzzo, Bianco, Frontini), sta tenendo Kayode, ha preso giocatori che conoscono il campionato (Gud, Adli, Kean) ha inserito esperienza con De Gea, cerca di rilanciare Parisi e Sottil, scommette su Richardson e Moreno per il futuro e aspetta Valentini. Poteva fare meglio? Certo, ma anche peggio. Purtroppo abbiamo sempre budget diversi dalle romane o dalle strisciate e introiti sempre limitati. Una parte del nostro mercato sarà per forza destinato alle scommesse per avere giocatori da far esplodere in rosa da noi… e quando sarà il momento si capirà se li potremo tenere o rivendere. Vedremo se il primo anno di gestione dei nuovi dirigenti sarà stato positivo o no. Mi sbaglierò, ma Kean quest’anno andrà in doppia cifra… che dalle nostre parti non è così scontato».

Potessi inviare un messaggio al Presidente Commisso, sul presente e il futuro, cosa gli diresti?

«Il nostro Presidente, sempre giudizio personale, ha probabilmente la colpa di non aver messo attorno a sé persone di calcio vero, preferendo, e forse anche giustamente, persone di fiducia. L’apporto economico però non lo ha mai fatto mancare e ha affrontato tutti i comparti della società: brand, marchio, marketing, sponsor etc… Adesso però è il momento di vedere i risultati sportivi, che sono quelli che interessano a noi tifosi. Mi piacerebbe rivedere in lui la passione e la forza che esternava all’inizio e che provasse a capire che in Italia, e a Firenze in particolare, il calcio è principalmente passione ed emozioni, non business come lo sport in America. Capisse questo, potrebbe essere un Presidente ancora migliore perché aggiungerebbe il lato sportivamente umano alle indubbie capacità imprenditoriali. L’auspicio è che con quest’anno si inizi finalmente un nuovo ciclo e che sia vincente, perché credo che tutti i tifosi della Viola se lo meritino. Gli direi anche che ci saranno sempre delle critiche, alcune potrebbero essere anche costruttive, ma che è giusto che faccia come ritiene meglio, ma da vincente si accetta tutto più serenamente».

Un saluto, e un consiglio, a tutti i tifosi viola che ci leggono?

«Noi tifosi, e club, che viviamo lontano da Firenze purtroppo non riusciamo a respirare la Fiorentina quotidianamente come vorremmo e probabilmente non siamo aggiornati in tempo reale sugli umori e sulle situazioni che gravitano attorno alla nostra squadra, però spesso mi ripeto e cerco di confrontarmi con gli amici del club che dopo Cecchi Gori abbiamo avuto Presidenti che erano imprenditori neanche toscani. Vuol dire che nonostante tutto a parole in molti sono bravi ma nei fatti nessuno è disposto a confrontarsi con la realtà Fiorentina. Abbiamo un Presidente che è un imprenditore, magari ci venderà (ma sicuramente non falliremo nuovamente) e che rispetto a presidenze di altre società è comunque presente in tutto il mondo Viola. Anche Commisso come tutti noi ha dei difetti, sbaglierà scelte o parole e come tutti noi magari a volte gli fa piacere anche sentirsi dire “grazie” o sentirsi apprezzato per quello che ha fatto o provato a fare e non solo sentirsi dire quello che ha sbagliato. Credo sia una aspettativa lecita, ma che spesso ci dimentichiamo: la pretendiamo tutti noi nel nostro piccolo, ma spesso non siamo disposti a riconoscerlo ad altri.

Un saluto a tutti i tifosi e l’augurio di una nuova stagione speriamo meno tribolata di come è iniziata. FORZA VIOLA!».

Intervista di Giacomo Cialdi

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