Anche oltremanica, in una delle metropoli più affascinanti del mondo, batte un cuore viola. O meglio, diversi cuori viola. Stiamo parlando del Viola Club Londra, un bel gruppo di tifosi della Fiorentina che dalla capitale inglese non si perdono una partita dei propri beniamini e che, quando possono, raggiungono le sponde dell’Arno: vuoi per tornare a casa, vuoi per vedere la squadra dal vivo. Per conoscere meglio questa realtà e scoprirne i particolari più interessanti, abbiamo parlato con Lorenzo Mannelli, presidente del Viola Club.
Lorenzo, ci racconti la storia del vostro Viola Club?
«Il Viola Club Londra esiste da molti anni. Il primo club, la cui data di origine si perde nella leggenda, fu molto attivo, ma si spense al momento del fallimento. A quel punto la rinascita avvenne nel 2012 grazie alla fede viola di Lorenzo De Feo, con Fontani, Lazzerini e Nannini. Da lì tutto bene, fino al Covid. Dopo la pausa dovuta al virus, questa stagione siamo ripartiti caricati dall’amore per la Fiorentina e dal ritorno nelle coppe europee».
Quanti soci avete al momento? Chi è il più tifoso tra di voi?
«Ad oggi siamo 27 membri, un misto di fiorentini/toscani trapiantati a Londra, tifosi britannici, e simpatizzanti dall’Italia. Siamo un misto anche come professioni, da medici a camerieri, da imprenditori a studenti. In maggioranza uomini, ma abbiamo anche qualche tifosa! Il popolo viola è grande a Londra e stiamo crescendo rapidamente. Il più tifoso è Danny, che è anche il custode delle nostre insegne».
Quando è nata la tua passione per la Fiorentina? Qual è stata la prima partita che hai visto? E la trasferta a cui sei più legato?
«Io sono di Campi Bisenzio, nato da una famiglia fortemente viola, quindi sono tifoso della Fiorentina da sempre. Quando vivevo a New York ero membro del Viola Club NY, un club molto ben organizzato che uso come modello per la crescita del VC Londra. Con alcuni amici ho partecipato alla creazione del Viola Club Miami. Tramite questi club ho conosciuto molte persone con le quali abbiamo passato momenti indimenticabili, spesso al di là della Fiorentina e del calcio. La prima partita la vidi allo stadio, in Maratona, da bambino nel 1982, ne ricordo le emozioni e Giancarlo Antognoni, memorie che conservo gelosamente nel mio cuore. La prima trasferta, invece, a Parma ai tempi di Zola, mentre quella più bella a Udine con rimonta 2-3… con tripletta di Batigol!».
Cosa significa tifare Fiorentina a Londra?
«Il calcio in Inghilterra è oggetto di culto, così come lo sport in generale. Ci rende onore che i nostri campioni viola non si tuffino e siano modelli di uomini di sport. Nei pub e sport-bar dove ci troviamo dobbiamo talvolta spiegare i nostri colori, ma la tradizione di Firenze e i calciatori bandiera della Fiorentina sono sempre vivi nella memoria di tutti: da Baggio a Toldo, passando per Rui Costa, Toni e Mutu. Quindi, per rispondere alla tua domanda, essere tifoso della Fiorentina, che vuol dire amare il calcio, lo sport, la fierezza, e la lealtà tipiche dello sport, è bello; è bello tifare la Viola a Londra , così come a New York e Miami».
Riuscite a venire a Firenze ogni tanto?
«Più o meno tutti i membri del nostro Viola Club passano da Firenze almeno una volta all’anno, e se è possibile vedere una partita il pellegrinaggio in Patria è completo». (ride, ndr)
Vi riunite per vedere la Fiorentina? Se sì, dove?
«Non abbiamo una sede fissa e siamo al momento un club itinerante. Ci troviamo per vedere le partite e siamo un bel gruppo, soprattutto per le gare più importanti. Stiamo lavorando per stabilire un rapporto continuativo con uno sport-bar, questo renderebbe i ritrovi più facili. Il sogno sarebbe creare uno sport-bar Viola sul modello delle squadre di football americano a Manhattan… la Viola e Firenze sono un grandissimo brand! In cantiere c’è un incontro all’istituto italiano di cultura di Londra per presentare libri sulla Fiorentina e avvicinare così nuovi membri. Insomma, stiamo lavorando per crescere ancora ed essere sempre più uniti».
Ci sono aneddoti o curiosità londinesi che ti va di raccontarci?
«Una delle realtà più belle nel panorama dei club delle tifoserie delle varie squadre a Londra è un campionato di calcetto a sette giocatori. I partecipanti sono membri dei club delle tifoserie; ci sono insomma partite come Fiorentina-Inter e Fiorentina-Rubentus. Qualche mese fa nella chat del gruppo venne inviato un messaggio, mancava un giocatore per Fiorentina-Inter e si sarebbe giocato uno in meno: impossibile lasciare la Viola in difficolta! Sono andato a comprare tutto il necessario, scarpette e parastinchi, e mi sono presentato al campo… Erano vent’anni che non giocavo, e per fortuna si è presentato un altro tifoso più giovane e non sono dovuto scendere in campo neppure un minuto. Abbiamo perso, ma con onore!
Bellissima, poi, è stata la recente trasferta di Edimburgo. Eravamo dieci, sei da Londra, due da Leeds e due tifosi viola di Edimburgo (scozzesi). Abbiamo poi passato la notte lì. La Fiorentina è stata essenziale nel rendere possibile questa trasferta aiutandoci in modo significativo con i biglietti. E’ stata una serata speciale, sia per il risultato sia per l’atmosfera. Allo stadio in Scozia ho casualmente incontrato Emanuele Siena del Viola Club Miami e Lorenzo Piccinini, grande collezionista di sciarpe e mio vicino di banco al liceo, che saluto».
Avete qualche iniziativa per i prossimi mesi?
«Domenico Iuliano qualche mese fa ha offerto una cena a tutti i membri, cercheremo di ripetere a breve per celebrare il passaggio della fase a gironi in Coppa. Ci piacerebbe poi riuscire a fare una trasferta in Italia, stiamo pensando a Torino. Il sogno sarebbe giocare qua, contro il West Ham, e vincere in casa loro!».
Veniamo all’attualità: che succede alla Fiorentina quest’anno? Ti aspettavi di vederla così male?
«Mi permetto di dissentire, non la vedo assolutamente male. Anche nelle partite finite peggio non siamo mai stati messi sotto, abbiamo sempre fatto la nostra partita. Certo, c’è da migliorare, ma molti punti li abbiamo persi in modo anche sfortunato. In campo mi pare che i nostri giocatori siano sportivi e leali, e questo è ciò che è dovuto… Le vittorie sono sicuro arriveranno. Il progetto che il Presidente Commisso ha portato a Firenze è di grande portata e di lungo corso. In pochi anni ci ha già riportato in Europa e a essere temuti in Italia. Firenze, lo sappiamo, è una piazza difficile perché noi fiorentini siamo incontentabili, ma l’amore per questa dirigenza fiorirà presto. Io sono un emigrante, così come molti del Viola Club Londra, ci riconosciamo nel Presidente che supportiamo al 110%: è un uomo vero, che ha fatto moltissimo in USA, e adesso farà a Firenze. Un peccato che la classe politica fiorentina, anziché supportarlo (avremmo già il nuovo stadio adesso e a costo zero per le casse pubbliche), lo stia ostracizzando. Questo poi è un campionato particolare, con la sosta programmata per i Mondiali e con molti più impegni per noi; tutto nuovo per dirigenza, allenatore e giocatori. Io do fiducia a Mister Italiano, alla squadra, alla dirigenza: la direzione, la volontà e il modus operandi sono quelli giusti, gli errori capitano a tutti. Il Presidente ha preso delle posizioni in Lega che rendono onore a lui, al calcio e alla Fiorentina, mentre Barone mi ricorda alcuni amici di quando vivevo a New York: un toro inarrestabile! Ci porteranno lontano!».
Una battuta su Jovic?
«Il ragazzo ha cominciato a segnare. Il fatto che esulti con il gesto dell’orecchio mi piace, si sta fiorentinizzando: a noi fiorentini ci piace sfottere e siamo un po’ strafottenti».
Credi che in Conference League ci siano margini per fare bene?
«I bookmakers inglesi ci mettono tra le prime quattro, e loro non scherzano. Non credo che la Roma, vincitrice nella passata edizione, fosse più forte della Fiorentina di quest’anno. Tra poco poi ci sarà anche la Coppa Italia. Penso che in queste due competizioni potremmo fare molto bene… Riparliamone a febbraio».
Vuoi salutare qualcuno e mandare un consiglio ai tifosi viola che ci leggono?
«I saluti vanno ai miei nipoti Sara e Gabriele, giovani tifosi viola, a mio Fratello Alessandro, con il quale da anni condividiamo gioie e dolori di questa fede calcistica, e agli amici della Party Society che hanno un cuore viola! Il consiglio ai tifosi, invece, è quello di stringersi attorno ai giocatori, a Italiano e alla dirigenza: sono forti e con il nostro supporto ci porteranno vittorie… e forse un bello stadio nuovo in una zona più facile da raggiungere per tutti!».