In questo numero di Alé Fiorentina , per la rubrica “Tutto lo Stadio”, siamo andati in Svizzera, a Locarno, per conoscere un nutrito gruppo di tifosi viola. Per parlare del Viola Club Impronta Viola Locarnese abbiamo fatto due chiacchiere con Elio Roberti.
Elio, com’è nato il vostro Viola Club?
«Già da tempo ci incontravamo a seguire la Viola in TV presso un bar delle vicinanze, che si chiama “L’Impronta” e dal quale poi nasce il nostro nome; l’invadenza delle “strisciate” poi ha fatto il suo: stufi di sentir parlare solo loro, abbiamo pensato di creare qualcosa di nostro. Abbiamo contattato l’ACCVC tramite un nostro conoscente, tifoso viola, redatto uno statuto con il notaio e inviato tutto al Centro Coordinamento con la richiesta d’iscrizione. All’inizio eravamo una trentina di soci».
Quanti soci avete adesso? Chi è il più tifoso tra di voi?
«Al momento siamo un centinaio di soci, provenienti soprattutto dalla nostra regione ma anche dal resto del Ticino e Svizzera tedesca, come pure qualche residente nelle zone limitrofe ai nostri confini nazionali. Prima della pandemia eravamo addirittura 140, ma adagio adagio stiamo nuovamente recuperando soci. Il maggior tifoso è sicuramente il nostro presidente, Stelio Mondini, che mi sta aiutando nell’intervista, vera locomotiva del gruppo».
Quand’è nata la tua passione per la Fiorentina? Qual è stata la prima partita che hai visto dal vivo?
«Dapprima era un simpatizzare nato nel 1969, grazie alla “viola je-je” che raccoglieva entusiasmi e simpatie un po’ ovunque, e grazie al secondo scudetto che metteva un po’ in ombra le cosiddette “strisciate”. Nel 1980, poi, ho sposato una locarnese con padre fiorentino grazie alla quale ho conosciuto la città di Firenze sotto altri aspetti e pertanto è nato un vero amore per il capoluogo toscano e la sua squadra calcistica. Il presidente Stelio invece, verso la fine degli anni ’50. La mia prima partita l’ho vista al Franchi, se ben ricordo nel maggio del 1981, un Fiorentina-Ascoli terminato con la nostra vittoria per 2-1 e con una rete segnata dal nostro capitano Giancarlo Antognoni. Il presidente invece un Varese-Fiorentina 0-0 nel 1968».
Com’è tifare Fiorentina in Svizzera?
«Innanzitutto un orgoglio immenso per tutti noi, in mezzo ad una marea di tifosi, gobbacci, interisti e milanisti, essere tifosi viola in rappresentanza della città più bella d’Italia, per noi è un’emozione unica!».
Ogni quanto riuscite a venire a Firenze?
«Verremmo anche a tutti gli incontri, ma i 450 km di distanza che ci separano sono un ostacolo. Comunque non appena capita l’occasione raggiungiamo Firenze e ci godiamo la giornata. Un grazie particolare devo farlo all’ACCVC, che ad ogni nostra richiesta di biglietti esaudisce i nostri desideri. Essendo Milano a circa un’ora di automobile da Locarno, le partite in casa di Inter e Milan vengono sempre seguite da un nostro gruppo. Un paio di volte all’anno raggiungiamo Firenze e in primavera facciamo una tre giorni “godereccia” più partita al Franchi».
Ci sono aneddoti che ti va di raccontarci?
«Ricordo in C2, Florentia Viola-Sassuolo, noi già promossi, quando transitò sopra le nostre teste un tremendo acquazzone, ma tutti noi, imperterriti, rimasti ai nostri posti, più felici che mai. E siamo nel 2023 sempre in attesa di un bel tettuccio che protegga le testoline dei tifosi viola. Un altro aneddoto un po’ più recente, Basilea-Fiorentina del 2015 in Europa League, fine primo tempo 2-1 per noi dopo un 2-0 iniziale; padre e figlio si incontrano a fine primo tempo, quando il figlio alle prese con i fumi dell’alcool confonde il tutto e pensa di essere a fine partita gioendo felice per la vittoria».
Iniziative passate particolarmente interessanti? Avete qualche iniziativa per i prossimi mesi?
«La nostra iniziativa più importante è sicuramente il Premio Impronta Viola Locarnese, giunto quest’anno alla 18° edizione e che si svolge sempre nell’ultimo venerdì del mese di agosto presso il Castello Visconteo di Locarno con la presenza delle autorità comunali della nostra città. Premio ideato e creato dal nostro grandissimo amico fiorentino Galeazzo Auzzi, pittore e scultore, scomparso purtroppo qualche anno fa. Premio che è nato in modo molto casuale: durante una passeggiata di Gale nella parte di Locarno chiamata “Città Vecchia” nella vetrina di una bottega da macellaio (del nostro presidente Stelio) scorse lo stemma della Fiorentina, non ci pensò un attimo, la curiosità lo fece entrare immediatamente chiedendo ad alta voce chi fosse il tifoso viola; dal retro uscì Stelio e da qui nacque una profonda amicizia. Con il passare del tempo, Gale volle creare qualcosa da ricordare, per il nostro club, e creò un bassorilievo raffigurante i simboli delle due città, il giglio per Firenze e il pardo per Locarno. L’idea era poi di premiare annualmente enti o persone residenti nel Canton Ticino che si son distinte in ambito sociale, culturale o sportivo. Alcuni vincitori passati: Dimitri (clown conosciuto in tutto il mondo), Vladimir Petkovic (ex allenatore della Lazio e della nazionale di calcio svizzera), Dr. Franco Cavalli (oncologo e persona molto impegnata nell’aiuto sociale), Pier Casè (scultore e pittore), Felice Varini (artista)… ».
Veniamo al campo: che sensazioni hai sulla nuova Fiorentina?
«Sulla nuova Viola ho un buon presentimento, non mi aspetto cose eclatanti ma la vedo terminare il campionato a ridosso delle posizioni “Champions”. Sarei soddisfatto di un quinto/sesto posto. Il mercato estivo (non ancora terminato nel momento in cui scriviamo, ndr) ha portato alcuni nomi molto interessanti, Parisi e Beltran ad esempio. Sono felice per Kayode, poi, perché nuovamente un ragazzo uscito dalla nostra “Primavera” sta trovando spazio in prima squadra: lasciamogli tempo, per gli altri pazientiamo, magari può uscire qualcosa di buono».
Un saluto ai tanti tifosi viola che ci leggono?
«Un carissimo saluto dalla Svizzera italiana, lontana per distanza fisica, ma vicinissima a Firenze con il cuore. E ricordiamoci di una cosa molto importante: i giocatori passano, la maglia viola rimane per sempre!».
Intervista di Giacomo Cialdi