Nel numero 26 di Alé Fiorentina, la rubrica “Tutto lo Stadio” ha avuto il piacere di approfondire la conoscenza del Viola Club I Consumati, intervistandone il presidente, David Savelli.
David, in che circostanze e quando nasce il Viola Club I Consumati? Ci racconti il perché di questo nome?
«Il nostro Viola Club nasce nel 2014, in un pullman che ci stava portando alla maledetta finale di Coppa Italia con il Napoli. Il nome viene dal fatto che essendo dell’alto Casentino per noi anche le partite al Franchi rappresentano una “piccola trasferta “, con passo appenninico da scavallare, la Consuma… e da lì “I Consumati”».
Quanti soci contate?
«Al momento siamo sui 110 soci, di cui una ventina regolarmente abbonati allo stadio».
Quando nasce invece la tua fede viola? Qual è stata la tua prima partita dal vivo?
«La mia passione nasce da piccolissimo, mi dicevano tutti che non sapevo parlare ma già dicevo la formazione della Fiorentina a memoria. Mio babbo mi ha sempre portato allo stadio, spesso in Tribuna laterale e Maratona , e la cosa più bella per me era vedere la Curva che si riempiva e cantava già un’ora prima della gara. Il primo match visto risale al 1986, Fiorentina-Atalanta 1-0, gol di Di Chiara. Mi ricordo però con più passione tutte le partite di Coppa Uefa dell’89 a Perugia, che mio babbo mi portò a vedere. Un tifo semplicemente fantastico!».
Vi riunite per vedere le partite?
«Non vediamo le partite insieme, ma ci troviamo allo stadio nelle partite interne, mentre soffriamo e commentiamo su WhatsApp quelle esterne».
Ci sono aneddoti o ricordi che ti va di condividere con i nostri lettori?
«Aneddoti ce ne sono tanti, le trasferte a Sassuolo, Cesena, Parma, Milano Napoli… La prima trasferta che organizzammo fu a Genova, eravamo in 17, e proprio all’ultimo momento il pulmino regolarmente fissato saltò. Oramai eravamo decisi a tutto e fissammo all’ultimo momento un pullman da 50 e quindi viaggiammo come in limousine… Al casello di Genova ci fermò la polizia, Massimiliano, il nostro motore del Club, gli disse “Siamo 17” e il funzionario della polizia temendo l’invasione inaspettata strabuzzò gli occhi e ci disse “17 pullman?”… “No no, 17 persone in questo pullman”… “Ah menomale, allora siete signori voi consumati a viaggiare cosi!”».
Iniziative passate e future?
«Abbiamo sempre cercato di fare beneficenza, più in silenzio possibile, e quello vorremmo continuare a fare. Poi cercare di coinvolgere nel tifo più giovani possibile, da portare allo stadio…».
Veniamo all’attualità: un’altra sconfitta in finale, cosa si prova?
«Delusione, tanta delusione. Ora è davvero dura ripartire, tre finali perse in dodici mesi sono veramente difficili da digerire. E’ vero che “t’amerei anche se si vincesse”, ma così però se ne approfittano… ».
C’è un messaggio che vorresti mandare a Rocco Commisso?
«Al presidente dico grazie per il Viola Park, meraviglioso, ma vorrei che parlasse meno di bilanci, di ricavi, di perdite da stadio, e per un anno provasse a divertirsi, a togliersi qualche soddisfazione. Magari entrare nella storia della città anche da un punto di vista di risultati sportivi, senza spendere cifre esorbitanti, con uomini giusti. Personalmente non mi è piaciuto il trattamento riservato alla nostra eterna bandiera, Giancarlo».
Un saluto e un consiglio ai tifosi che ci leggono?
«Un saluto di cuore a tutti i tifosi viola. Il consiglio è vivere lo stadio, la televisione è calduccio e comodità, ma i profumi dello stadio, il panino con gli amici, gli abbracci con i figli dopo un gol non hanno davvero prezzo!».