Tutto lo Stadio – Viola Club I’Brindellone

Condividi sui social

Tra i paesaggi mozzafiato, i grandi laghi e i parchi naturali del Canada si “nasconde” un vivace e appassionato gruppo di tifosi viola: il Viola Club I’Brindellone. Per conoscerne la vita e le abitudini, a così tanti chilometri di distanza dal Franchi, abbiamo intervistato il presidente, Gino Bucchino.

Gino, quando nasce il vostro Viola Club?

«Il Viola Club I’Brindellone non ha neanche un anno. Qui all’estero siamo talmente pochi di Firenze che pensavamo fosse impossibile dar vita a un Viola Club in terra di immigrati degli anni 60/70, soprattutto dal centro e sud Italia, e tu pensa che qui in Canada gli italiani sono quasi un milione. A Toronto ce ne sono centinaia di migliaia, ma da Firenze e dalla Toscana, a parte una piccola percentuale da Lucca, ce ne sono veramente pochi. E d’altra parte è giusto così perché quando si trova un fiorentino che vive all’estero la domanda che viene spontanea è quella di chiedere “ma che ci fai te qui, che sei venuto a fare da queste parti?”. È veramente difficile anche solo cercare di dare una spiegazione perché un fiorentino venga via dalla sua meravigliosa città per andare a vivere all’estero. E sapendo comunque di essere davvero pochi, eravamo un po’ restii al pensiero di dar vita a un Viola Club perché ci sentivamo effettivamente sovrastati dalle centinaia, se non migliaia, di tifosi del Napoli, dell’Inter, del Milan… per non parlare dei gobbi. E poi perché a dire il vero un tentativo, fallito, di dar vita a un Club l’avevo già fatto durante la mia esperienza al Parlamento di Roma dal 2006 al 2013, assieme ai rarissimi colleghi di Firenze, con l’idea di contrastare i Club dell’Inter e del Milan che già esistevano. A Toronto invece è andata! Eravamo cinque o sei, io, mio figlio Filippo e tre/quattro suoi amici suoi. Abbiamo inviato un po’ di messaggi e c’ è sembrato di vivere in un sogno quando in pochissimi giorni siamo diventati una quarantina. Un vero miracolo, mai avremmo pensato di potere essere così tanti. Tutti con una fede incrollabile per la propria squadra, amore a prima vista, fin dalla nascita o al più tardi dalle prime partite allo stadio sulle spalle di’ babbo, fedeli a un amore che non si lascia mai e insensibili alle sirene delle facili vittorie e risalto internazionale delle blasonate squadre del nord. Nel giro di un mesetto abbiamo formalizzato la nostra iscrizione grazie a Riccardo Galli della Nazione (che conoscevo perché collega del compianto Ciccio Rialti, mio cognato) che mi ha messo in contatto con Maurizio Bertini dell’ACCVC. Abbiamo pagato le nostre quote e abbiamo ricevuto la nostra bellissima tessera e siamo ufficialmente riconosciuti come I’ Brindellone Viola Club».

A cosa è dovuta a scelta del nome?

«A Firenze tutti sanno cos’è i’ Brindellone. Anche se non strettamente legato alla storia del calcio, è per me non solo un nome bellissimo ma è anche legato fortemente alla storia della nostra città. Un nome per me ancora più significativo perché da bambino abitavo a Firenze in via del Porcellana, a due passi da Porta a Prato, dove accanto all’Hotel Villa Medici c’è questo portone gigantesco dell’altezza di una ventina di metri dove è ospitato il carro che, tirato dai buoi e accompagnato dai figuranti, arriva al Duomo per la cerimonia pasquale dello Scoppio del Carro. E poi, a dirla tutta, il nome mi piace anche perché mi aiuta a ricordare un ottimo ristorante, una trattoria di là d’Arno, in San Frediano, che si chiama proprio I’Brindellone, dove si mangia una delle bistecche migliori di Firenze».

Quanto è conosciuta, in Canada, la nostra bistecca alla fiorentina?

«E’ uno dei nostri problemi qui a Toronto perché quando uno di noi dice “ faccio il tifo per la Fiorentina” l’immediato commento è sempre lo stesso “Ah! Sì è buonissima, piace anche a me”. Ovviamente pensano che “la Fiorentina” sia solo la bistecca. E tanto per fare i sapientoni, aggiungono quasi sempre “Ah, Firenze che meraviglia, Dante, Michelangelo, gli Uffizi”. E se facciamo il tentativo di far capire che parliamo di calcio aggiungendo il nome di Baggio capiamo subito che é meglio rinunciare perché basta fare il nome di Baggio per sentirsi dire “ah quello che giocava nella Juventus”».

Come vivete il tifo per la Viola da Toronto? Come riuscite a seguire la squadra?

«Ovviamente ci sentiamo tutti spessissimo e durante ogni partita che seguiamo in televisione chiudendo l’audio per sentire il commento di Guetta di Radio Bruno, ci scambiamo decine di messaggi. Purtroppo non ci siamo ancora mai riuniti per vedere assieme una partita. Quando siamo nati eravamo in pieno inverno e il freddo non ci aiuta ad uscire di casa al mattino presto (quando la fiorentina gioca alle 12:30 qui da noi sono le 6:30 del mattino)».

Veniamo all’attualità, un commento sulla gestione Commisso?

«Quali parametri di riferimento possiamo usare per aiutarci ad esprimere un giudizio obbiettivo? Il tifo non aiuta e risente troppo dei sentimenti di gioia o arrabbiatura del momento. Ci Siamo incazzati a dismisura quando ha venduto Chiesa e Vlahovic ma poi ci esaltiamo e osanniamo tutti, Commisso compreso, quando vinciamo in Portogallo e in Polonia. Io però non dimentico, e non mi è piaciuto, quando ha attaccato senza freni i tifosi e i giornalisti che dissentono o quando facendo valere troppo il suo essere italo-americano di successo ne spara quattro a tutto campo del tipo “in Italia non si può fare niente”. Ma la mia opinione personale, o meglio il mio solo pensiero, non ha niente a che vedere con la “gestione Commisso”, perché nessuno sa come e quando, ma certamente alla gestione Commisso prima o poi ne seguirà un’altra mentre la nostra amata squadra sarà sempre lí nel suo cammino e nella sua storia per la gioia nostra e delle generazioni a seguire».

Intervista di Giacomo Cialdi

Leggi altri articoli
Torna in alto