Tutto lo Stadio – Gruppo Ciociaro

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Quest’oggi, per la rubrica “Tutto lo Stadio“, andiamo a Ceccano. Un comune di poco più di ventimila abitanti, in provincia di Frosinone, nel quale è nato nel 1997 il Viola Club Gruppo Ciociaro. Molto attivo e vicinissimo alla Fiorentina nonostante la distanza da Firenze, ogni giorno i simpatici soci del club sbandierano con orgoglio la propria fede in un territorio in cui il colore viola è in netta minoranza. Per conoscere meglio il Gruppo Ciociaro, abbiamo fatto due chiacchiere con il presidente, Federico Malandrucco.

Federico da dove viene la tua, e la vostra, passione per la Fiorentina?

«La nostra fede è nata ed è stata tramandata di generazione in generazione: mio padre Giuliano, nonostante abbia vissuto in vari territori laziali, tifa viola dal 1959 ed ha iniziato a seguire con regolarità la Fiorentina nel 1962. Un vero terremoto che ha coinvolto me ed il resto della mia famiglia. Basti pensare che abbiamo una nipotina di nome… Viola!».

Quand’è nato il Club? In quali circostanze?

«Il Gruppo Ciociaro è nato a maggio del 1997, al termine dell’ultima stagione di Claudio Ranieri. La mia famiglia era abbonata e fu una delle prime ad avere tele+calcio, questo fece sì che molti tifosi della zona venissero ospiti da noi. Il numero di persone aumentava, oltre che per i viaggi per Firenze organizzati ogni domenica. Da lì la decisione di mio padre di fondare il club… club di cui è stato presidente fino al 2011. Dall’anno successivo ricopro io la carica, impegnandomi nel creare qui da noi un fortino sempre più viola».

Che “accoglienza” ha ricevuto, dalle vostre parti, l’iniziativa di fondare un Viola Club?

«All’inizio c’è stata qualche battutina da parte di tutti, senza neanche troppa cattiveria, anche se a volte il proseguo non è stato sempre idilliaco. La Fiorentina, quando alzava la testa, spesso era oggetto di gufate. Ma una buona parte di tifosi di altre squadre ci ha sempre rispettato, e questa buona parte ammira la nostra immensa passione: sanno che per noi, pur essendo nati lontani da Firenze, la Viola è un segno distintivo indelebile. Una volta entrata dentro, non esce più!».

Quanto è difficile tifare Fiorentina in un territorio in cui si è in minoranza? Com’è il quotidiano di un tifoso viola in Ciociaria?

«Non è semplicissimo, ovviamente, ma ci sentiamo e ci comportiamo come una vera e propria comunità. Viviamo con grande orgoglio il nostro essere tifosi viola, perché questa maglia ha qualcosa di magico per noi, qualcosa che travalica lo sport e influenza anche la vita di tutti i giorni».

Qual è stata la tua prima volta al Franchi? E il primo viaggio organizzato dal Gruppo Ciociaro?

«La prima volta che varcai i cancelli del Franchi è stata nell’ottobre del 1995, ero un bambino di 7 anni che non accettava di non essere portato nel suo mondo dei sogni: il Franchi, appunto. Quel giorno si sfidavano Fiorentina e Cremonese, finì 3-2 per noi. Ero con papà in tribuna e guardavo già la Fiesole, guardavo Batistuta, Rui Costa e Toldo… Babbo mi disse: “Oggi ci sono loro in campo, un giorno andranno via, ma la Fiorentina resterà sempre”. Poi aggiunse: “Guardi la Fiesole? Oggi sei qui con me, un giorno sarai lì”. Ed è stato proprio così. Da quella partita non mi sono mai fermato, e il nostro vessillo è sempre affisso in Curva Fiesole».

C’è qualche trasferta, tra le tante che avete fatto e organizzato, che ricordi con particolare piacere?

«Di trasferte ne abbiamo fatte diverse… è stata memorabile la trasferta a Londra contro il Tottenham nel 2015, ad esempio: 1-1 con il gol del pareggio di Basanta. Forse la più bella, però, è stata la successiva: dopo il Tottenham affrontammo la Roma e vincemmo con un 3-0 senza storia Sappiamo come andò a finire poi quella competizione, con la sconfitta contro il Siviglia, ma quel giorno all’Olimpico fu una vera goduria».

Un aneddoto, riferito ad un viaggio dietro alla Viola?

«Penso che il Fiorentina-Juventus del 2005 non lo dimenticheremo facilmente. La gara era terminata, stavamo tornando a casa quando ci fermammo a Badia al Pino, all’autogrill. Quando tornammo al pullman, ci rendemmo conto che eravamo stati derubati. L’autista e un altro socio del club, nonostante fossero rimasti lì nei paraggi, non avevano visto niente. Nel frattempo passò un poliziotto, così gli spiegammo l’accaduto… l’agente era viola, per cui non ci pensò due volte ad aiutarci: nel giro di un’ora ci chiamò per comunicarci che tutti gli oggetti rubati erano stati recuperati e i responsabili denunciati. Scoprimmo che i ladri, ovviamente, erano… gobbi! Non si smentiscono mai!». [ride, ndr]

E adesso? Prossime iniziative?

«Purtroppo il virus e le conseguenti restrizioni ci hanno un po’ frenato, ma non perdiamo mai la voglia di stare insieme, di radunarci e parlare di Fiorentina. Lo facciamo quasi quotidianamente. Ed ogni volta che possiamo veniamo a Firenze: la distanza non ci impedisce di stare accanto ai nostri ragazzi e tifare la nostra maglia. Ad esempio contro la Juventus in Coppa Italia…».

Intervista di Giacomo Cialdi

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