Storia dell’A.C. Fiorentina

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di LORENZO MAGINI – 1°puntata

tratto dall’originale stampato nel n° 1 di Alé Fiorentina del Settembre 1965

Dalla fusione tra “Libertas” e “Club Sportivo Firenze, nasce la Fiorentina

Introduzione

Quando il 23 Settembre 1956 dal sottopassaggio dello Stadio Comunale uscirono undici atleti in maglia viola per disputare la prima partita casalinga del Campionato 1956-57 contro la Lazio, un boato enorme si levò dagli spalti gremiti e mille bandiere sventolarono al tepido sole d’autunno colorando il cielo di viola in un tripudio di entusiasmo incontenibile. Sul petto degli atleti spiccava, invece del giglio di Firenze, lo scudetto tricolore dei Campioni d’Italia.

Trent’anni prima, e precisamente il 3 Ottobre 1926, sul campo di Via Bellini, altri undici atleti erano scesi in campo contro il Pisa con la maglia bianco-rossa fregiata del giglio, dando inizia all’attività agonistica della nuova Associazione Calcio Fiorentina.

Per raggiungere il traguardo dello scudetto c’erano voluti trent’anni di vicende a volte drammatiche e sconsolanti, più spesso esaltanti e suscitatrici di travolgenti entusiasmi, snodantesi nel tempo, dal vecchio campo di Via Bellini all’armonioso e incomparabile Stadio Comunale, sempre sostenute dalla passione generosa di dirigenti atleti e sportivi che, pur di vedere il simbolo di Firenze lottare a pari a pari con le più anziane e più grandi società del Nord e del Sud, si erano gettati nella mischia non badando a sacrifici e a rinunzie: qualcuno, come il fondatore, profondendovi tutte le sue sostanze.

Diverse sono state finora le storie della Fiorentina, ma tutte troppo frammentarie e schematiche. Noi cercheremo di dare un quadro più ampio ed altrettanto fedele delle vicende vissute da dirigenti, atleti e sportivi stessi, cercando per quanto ci sarà possibile, di far parlare gli attori di questa storia.

I più anziani ritroveranno in queste pagine tanta parte della loro giovinezza cui volentieri torna il ricordo: i più giovani, nella vita vissuta dalla loro squadra, troveranno i motivi dell’orgoglio che sorregge la loro passione, quella passione che fa gioire e soffrire, amare e seguire la squadra del cuore.

CAPITOLO I – ORIGINI DELLA A. C. FIORENTINA E SUO PRIMO CAMPIONATO

Il calcio italiano nel 1926

Il 1926, anno di nascita della A.C. Fiorentina, segna una svolta decisiva nella storia del calcio italiano per le radicali riforme che subisce la sua struttura organizzativa.

La F.I.G.C. sorta a Torino nel lontano 15 marzo 1898 con la denominazione di Federazione Italiana del Foot-ball (inizialmente formata da quattro società: Genoa, F.C. Torinese, Internazionale di Torino e Mediolanum di Milano), era stata sempre retta per mezzo di libere elezioni alle cariche direttive da parte delle società affiliate.

Nel 1926 le società erano notevolmente aumentate e il calcio italiano era in continuo, costante e rapido sviluppo. Contemporaneamente però anche il fascismo entrava nella sua fase evolutiva cercando di penetrare attivamente nelle masse di qualsiasi condizione sociale. Lo sport non poteva rimanere escluso da questa penetrazione, e particolarmente doveva essere permeato del nuovo corso politico lo sport che stava ormai conquistando le folle: il calcio. A differenza però di quanto avveniva in altri campi, in questo settore non si riscontra la sopraffazione brutale solita; si procede per gradi e con un certo tatto, destinando al compito uomini che, sebbene facciano parte delle gerarchie, pure del fascismo rappresentano ancora l’ala romantica, come Lando Ferretti e Leandro Arpinati. Ferretti era il presidente del CONI provinciale proprio nel 1926, anno in cui la F.I.G.C. si dibatteva in continui travagli interni, derivati soprattutto dal solito dualismo delle Leghe Nord e Sud e dalla pesante situazione finanziaria che con l’espandersi della popolarità del calcio cominciava a farsi sentire per i bilanci delle società. In precedenza, nel 1924, per il dissidio sorto tra il Consiglio Federale e la Lega Nord circa il famoso caso Rosetta, primo vero scandalo nella storia del calcio italiano, che, contrariamente alle regole del dilettantismo ancora vigenti, aveva firmato il cartellino di passaggio dalla Pro Vercelli alla Juventus di Torino con un contratto che prevedeva un regolare stipendio, il governo aveva fatto udire la sua voce ed aveva imposto, per mezzo dell’on. Aldo Finzi, allora segretario del Coni, che il dissidio venisse composto al più presto possibile.

Nel 1926 però “le cose si complicarono ancor di più col sorgere di gravi questioni a proposito di importanti partite, di campionato, con la menomazione dell’operato di un arbitro”. La Federazione aveva annullato la partita Torino-Casale, vinta dal Torino, perché l’arbitro Sanguinetti non avrebbe diretto con la “dovuta serenità di spirito”. Gli arbitri per ritorsione proclamarono lo sciopero e il Comitato arbitrale dette le dimissioni. Contemporaneamente rassegnava le dimissioni anche la Commissione tecnica della Lega Nord perché il Consiglio Federale, con un atto arbitrario, aveva imposto un versamento speciale da parte delle società per sanare il deficit della Federazione.

Era questa l’occasione che il governo aspettava: Ferretti intimò la cessazione immediata dello sciopero arbitrale, dichiarò decaduta la Presidenza Federale, e nella riunione del Coni tenutasi a Torino il 7 luglio, nominò una commissione di tre esperti per procedere alla riforma degli statuti in base “alla mutata realtà politica”.

Il 2 di agosto, a Viareggio, si aveva la promulgazione delle nuove carte federali. Tutte le cariche venivano conferite per diretto intervento del Direttorio Federale nominato dal Coni, emanazione diretta del governo; i giocatori venivano divisi in dilettanti e non dilettanti; si proibiva di allineare in campo giocatori stranieri, eccezion fatta per il campionato 1926-27 durante il quale era permesso il tesseramento di due stranieri con l’obbligo di utilizzarne uno solo per partita; venivano stabilite le norme per il trasferimento dei giocatori da una squadra all’altra e si procedeva all’organizzazione del campionato italiano con l’ammissione alla Divisione Nazionale di venti squadre “divise in due gironi di dieci squadre ciascuna a cura del Direttorio Federale, in base alle classifiche degli ultimi campionati e con criterio economico-territoriale”; il titolo di campione d’Italia sarebbe stato disputato dalle prime tre squadre classificate nei due gironi, con partite di andata e ritorno. I campionati di I e II divisione avrebbero avuto carattere interregionale, mentre a carattere regionale sarebbe stato il campionato di III divisione.

Con questa Carta detta appunto di Viareggio, il fascismo si assicurava definitivamente le leve dello sport italiano e si accingeva a “deviare nello sport la carica emotiva delle masse”.

La nascita dell’A.C. Fiorentina

La Fiorentina nasce in questo periodo nella storia calcistica italiana. Ma il gioco del calcio a Firenze aveva avuto i suoi inizi fin dal 1908. In quell’anno era sorta la prima società calcistica fiorentina: il “Firenze Foot-ball Club”, fondato da Umberto Sensi e Mattia Schiffer insieme ad un gruppo di studenti. Dopo la grande guerra la società si fuse con il “Club Sportivo Firenze” di Gelli, Fortini e Monsani, con sede al Velodromo delle Cascine e maglia bianca col giglio rosso di Firenze.

Un’altra squadra di calcio fu costituita nel 1911 per opera di un gruppo di ginnasti capeggiati dal loro maestro Ugo Mangani: la “Libertas” dalla maglia rossa, cui dal comune fu dato il campo di gioco al Quercione delle Cascine inserito tra quelli già esistenti del 2Firenze Foot-ball Club” sopracitato, e quello della “Società Sportiva Itala”, fondata dalla medaglia d’oro Mario Melloni e scomparsa dalla scena subito dopo la guerra. Dopo il 1918 la “Libertas” si trasferì dal campo del Quercione a quello di villa Demidoff e di lì, in seguito, alle Cascine lungo il fosso Macinante dove i libertiani si videro affibbiare dallo spirito faceto dei fiorentini il soprannome dei “ghiozzi rossi”. Durante le partite infatti accadeva spesso che il pallone andasse a finire nel fosso e non sempre era sufficiente il retino per ripescarlo. Erano gli stessi giocatori allora che dovevano entrare nelle acque del fosso a ricuperare la palla, continuando poi la partita dopo l’inconsueto bagno. Dalle Cascine la “Libertas” passò in seguito al campo di Via Bellini, dove giocò tutte le partite del campionato regionale toscano e di II divisione fino al momento della fusione con il “Club Sportivo Firenze” che doveva dare origine alla A.C. Fiorentina.

La fusione tra “Libertas” e “Club Sportivo”

La rivalità tra queste due società era quanto mai accesa e gli incontri tra ole due squadre militanti nel medesimo girone del Campionato Toscano davano luogo a manifestazioni di tifo addirittura esplosive.

La loro situazione finanziaria però non era delle più brillanti e già nel 1925 si era tentato di fondere le due società per accrescere notevolmente sia le possibilità agonistiche derivanti da un parco giocatori non indifferente, sia quelle finanziarie per l’assommarsi degli introiti derivanti dagli incassi delle partite e delle quote dei vari soci uniti sotto una sola bandiera.

La rivalità, diciamo pure la faziosità, erano però talmente forti che quel primo tentativo naufragò.

Nel 1926 la “Libertas”, per intervento della Federazione, venne promossa di diritto dalla seconda alla prima Divisione. I fusionisti tornarono all’attacco con maggiore insistenza: d’altra parte anche dall’alto si faceva pressione insistente perché questa nuova unica società si concretasse al più presto. I sostenitori più ferventi nei due sodalizi riuscirono alla fine nel loro intento.

Il 2 maggio le due società tennero assemblee straordinarie per discutere la fusione dei due sodalizi: la Libertas nei locali della palestra di S. Maria Novella e il Club Sportivo in quelli della Federazione del Commercio in Borgo degli Albizi. Le due assemblee furono quanto mai movimentate be in certi momenti addirittura tempestose, ma alla fine sia nell’una che nell’altra i dirigenti delle due società ottennero il nulla osta per definire e concretare la fusione.

La fusione fra Libertas e Club Sportivo fu l’avvenimento dell’anno: preceduto da infinite discussioni costituì il banco di prova dell’individualismo partigiano di tutti gli sportivi fiorentini, che già l’anno prima con le loro beghe avevano mandato a monte un analogo tentativo.

D’altra parte, come potrete vedere, la nascita della nuova Fiorentina non fu proprio un miracolo di spontaneità: nessuno meglio dell’on. Arrigo Paganelli, che fu con Ridolfi il personaggio più importante di quell’avvenimento, ce lo poteva testimoniare.

“il 29 aprile, verso le 22, nella mia casa di Via Orsanmichele, squillò il telefono. “Senti Ghigo, abbiamo assolutamente bisogni di parlarti – era l’amico Marranci, responsabile con Panicciari e Agostini della Polisportiva Libertas – e quello che abbiamo da dirti non possiamo dirtelo al telefono. Vieni al bar Donnini; ti aspetto in tutti i modi con Agostini e Panicciari, che sono già qui”.

“Va bene, scendo” risposi, facendo per la prima volta uno strappo alla regola che mi ero imposta dopo sposato di non uscire più dopo cena. Il bar Donnini era a due passi: arrivai e trovai i tre amici con una faccia da funerale. “Beh, che succede?”.

“Nessuno dei tre si decideva a parlare, Alla fine Marranci, preso il coraggio a quattro mani, mi disse tutto d’un fiato: “Senti Ghigo, Ridolfi ci ha convocati nel suo ufficio e ci ha fatto firmare l’impegno per procedere alla fusione della Libertas col Club Sportivo … noi abbiamo firmato, ora bisogna che firmi anche tu, anche se la pensi diversamente: non si può tornare indietro”.

“Come vi siete permessi? – sbottai gesticolando – “e chi vi ha autorizzato a parlare anche a nome mio? Non firmerò mai quell’impegno e fra tre giorni alla assemblea ve ne farò vedere delle belle”. “Li lasciai senza nemmeno salutarli e me ne tornai a casa.

“La notte non dormii. Vedevo in pericolo la vita della palestra Libertas, dove ero entrato a sei anni come ragazzo assai gracile e quasi rachitico: a questa palestra come me tanti altri giovani fiorentini dovevano una salute migliore ed un grande amore al più disinteressato degli sport. Tutto questo non doveva morire per lasciare posto ad uno sport al quale io per primo mi ero entusiasmato, ma che non doveva assolutamente pregiudicare gli altri sport.

“Le ore passavano e i pensieri si accavallavano …

“Però era anche vero che la situazione finanziaria della Libertas negli ultimi tempi non era poi troppo brillante: si erano dovute spendere ben 50.000 lire di titoli depositati in banca dai suoi soci a garanzia delle attività della palestra.

“D’altra parte i fusionisti si sarebbero probabilmente accontentati di unire col Club Sportivo Firenze la sola sezione calcio della Libertas … forse c’era una via di uscita.

“Al mattino chiamai Marranci al telefono. “Senti – gli dissi – riguardo a quello che mi diceste iersera, se Ridolfi mi dà la sua parola d’onore che s’impegna a rimborsare alle banche le 50.000 lire di titoli che s’è dovuto spender, sottoscriverò l’impegno e prometto che all’assemblea mi batterò per ottenere l’approvazione dei soci alla fusione della sezione calcio con il Club Sportivo. Se dobbiamo cedere è meglio che caschiamo in piedi: la Libertas (palestra) avrà nuovo ossigeno e il calcio fiorentino irrobustito e finalmente concorde piglierà il suo volo”.

“Va bene – mi rispose Marranci – riferirò a Ridolfi”.

“Messo al corrente della cosa Ridolfi, dette la sua parola ed io mi accinsi a fare in assemblea il voltafaccia che avrebbe deciso la fusione e la nascita della Fiorentina.

“La sera del 2 maggio, nei locali della palestra vi erano varie centinaia di soci, intenzionati tutti a far valere il proprio punto di vista. Dopo che ebbero parlato Panicciari, Agostini e Marranci, toccò a me: tutti si aspettavano un attacco a fondo contro i fusionisti. La presi ariosa, ma pur cercando di indorare la pillola, alla fine mi pronunciai per la fusione chiarendola come una necessaria rinuncia alle rivalità e alle faziosità nel nome sportivo di Firenze.

“Gli urli degli antifusionisti sembrarono buttar giù le mura della palestra e gli epiteti più fioriti del vernacolo fiorentino ricoprirono le ultime mie parole. Nella votazione però molti di loro mi seguirono e così, sia pur per un minimo scarto di voti, la maggioranza dei libertiani fu per fusione.

“Per diversi anni molti amici mi tolsero il saluto, ma poi ciascuno di loro tornò a stringermi la mano. Lo sport vero, non serba rancori, affratella sempre.

Nel mese di Agosto veniva firmato l’atto costitutivo della nuova A.C. Fiorentina. Presidente ne diveniva il Marchese Luigi Ridolfi: cinque appartenenti al Club Sportivo e cinque alla Libertas ne formarono il primo consiglio direttivo: I colori della nuova squadra sarebbero stati il bianco del Club Sportivo  e il rosso della Libertas fregiati del giglio di Firenze. Il campo di gioco quello di Via Bellini: il migliore che Firenze allora possedesse.

(continua)

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