di LORENZO MAGINI – 2° puntata
Il primo campionato della Fiorentina (1926-27)
Il marchese Ridolfi si mise subito all’opera per costruire la nuova squadra che avrebbe disputato quell’anno il campionato di prima divisione nel quale era stata promossa di autorità la Libertas, non senza qualche piccolo intrallazzo da parte del suo dirigente Agostini che allora faceva parte della Lega.
Il parco giocatori di cui disponeva Ridolfi era assai numeroso per quantità, ma alquanto modesto come qualità tecniche. I migliori elementi erano quelli della Libertas, avendo il Club Sportivo ceduto l’anno precedente i suoi migliori atleti. Infatti Castellazzi era stato ceduto alla Internazionale; Galluzzi, impiegato a Roma, era passato all’Alba Trastevere e Celada al Prato, mentre Marchiori, militare a Roma, doveva per forza di cose abbandonare temporaneamente l’attività. Logico quindi che i giocatori su cui Ridolfi poteva fare maggiore affidamento fossero quelli della Libertas. D’altra parte il presidente non sottovalutava il fatto che proprio la Libertas, sia pure come abbiamo detto in maniera non del tutto ortodossa, aveva ottenuto dalla Federazione il passaggio alla categoria superiore. Gli acquisti per il nuovo campionato si limitarono al terzino Benassi prelevato dal Carpi col portiere Sbrana dal Pisa; Per il resto Ridolfi, rivelando sin da allora quella che fu la sua costante prerogativa, la fiducia nei giovani, si rimise all’entusiasmo e alla giovinezza dei suoi ragazzi. Ad allenare la squadra fu chiamato un giocatore che nel campionato toscano del 25-26 aveva militato nelle file della Libertas come centrattacco: l’ungherese Carlo Chapkay. La prima uscita ufficiale, in previsione del campionato imminente, si ebbe a Signa il 20 settembre contro la squadra locale: purtroppo la prima partita segnò anche la prima sconfitta (2-1) della squadra biancorossa.
Il 29 settembre la Fiorentina incontra sul campo di Via Bellini una squadra della divisione superiore, la Sampierdarenese, e dopo vivace lotta riesce a pareggiare per 2 a 2. Quel pareggio fu per i tifosi fiorentini una dimostrazione della possibilità della squadra che la domenica successiva (3 ottobre) avrebbe affrontato sul medesimo campo la forte compagine del Pisa che in quel campionato di prima divisione a carattere interregionale, si presentava come una delle più pericolose incognite del girone C.
Il girone di andata
Per la prima partita del suo primo campionato la Fiorentina scese in campo con Serravalli (L.), Posteiner (L.), Benassi Barigozzi (L.), Segoni (L.), Focosi (L.), Baldini (L.), Salvatorini (L.), Bolteni (L.), Baccilieri (L.), Bandini (C.S.). Sovvertendo ogni pronostico e “giocando soprattutto con cuore, ognuno mettendo il massimo impegno e assolvendo il proprio compito con generosità” (La Nazione del 4 ottobre), i bianco-rossi vincevano la partita per 3 a 1 dopo aver chiuso in svantaggio il primo tempo. Nella ripresa gli atleti biancorossi “hanno sentito che bisognava nel nome di Firenze calcistica incominciare la disputa della grande competizione nazionale con una grande augurale vittoria” (così commentava il Nuovo Giornale il giorno successivo): Bolteni per due volte e Bandini sul finire della partita riuscivano a centrare il bersaglio della rete avversaria e a dare così alla Fiorentina la sua prima vittoria in campionato.
Nella formazione scesa in campo da notare il nome di Posteiner, l’ungherese che sarà durante il campionato insieme a Segoni, una delle colonne della difesa e quello di Bolteni un centrattacco dal tiro fulminante che in realtà era … Wolk, un fiumano che aveva cambiato nome per non incorrere negli strali delle autorità militari dalle quali dipendeva e che gli avevano rifiutato il permesso di svolgere l’attività calcistica.
Per la seconda partita la Fiorentina affrontava sul campo di Reggio Emilia la Reggiana, che avrebbe poi vinto il campionato. Sullo slancio della vittoria sul Pisa la Fiorentina passa anche a Reggio con una rete del solito Bolteni che a fine campionato risulterà il cannoniere biancorosso con 11 reti in 14 partite disputate. Lasciamo il racconto ad uno dei protagonisti di quella partita: il centromediano Duilio Segoni, il maggiore di tre fratelli che in seguito tutti quanti militeranno nelle file della Fiorentina. “La vittoria sul Pisa nella prima giornata di campionato ci aveva un po’ rinfrancati. In fondo eravamo tutti più o meno dei giovanissimi (io tra l’altro avevo solo 21 anni) e per questo sottoposti ad andare in … barca. A Reggio Emilia, dove tra l’altro avevo già girato con la Libertas nel 1922 a soli 17 anni, trovammo un pubblico che ci guardava con aria di sufficienza.
Battemmo il calcio di inizio: Bolteni passò lateralmente la palla a Baccilieri scattando poi sulla sinistra dove Baccilieri prontamente gliela restituì: in piena corsa il centravanti fece partire un tiro di rara potenza da oltre 30 metri: la palla andò ad insaccarsi nel sette della porta difesa da Sigismondi. Era il nostro primo gol in trasferta! Ci sentimmo come galvanizzati e difendemmo quel gol fino all’ultimo minuto con un catenaccio gigantesco, sotto gl’improperi di un pubblico dapprima incredulo e, via via che i minuti passavano, sempre più esasperato. Quando l’arbitro Della Molla fischiò la fine sembravamo impazziti dalla gioia. Era la nostra prima vittoria in trasferta e vincere in trasferta a quei tempi in cui il tifo era davvero un’altra cosa specialmente sui campi emiliani, era impresa sempre difficilissima. Noi ci eravamo riusciti … ed eravamo una matricola!”.
I due successi consecutivi portano l’entusiasmo dei tifosi alle stelle mentre si prepara per la domenica successiva un altro scontro ad alto livello.
Il 17 ottobre è di scena sul campo di Via Bellini il Parma che guida la classifica del girone. L’attesa del numerosissimo pubblico non andò delusa per lo spettacolo anche se il risultato di 1 a 1 lasciò a tutti l’amaro in bocca.
La Fiorentina era partita a razzo e aveva messo alle corde il Parma concretando però la sua superiorità solo al 18? Della ripresa con una rete del solito Bolteni: ma al 90’ un madornale errore del mediano Barigozzi metteva la palla sul piede della mezz’ala parmense Tossi che se ne volava versa la rete di Serravalli facendolo secco con un tiro angolato imparabile. Tuttavia con questa partita la Fiorentina dimostrava chiaramente il suo valore e nei tifosi si accresceva sempre più la convinzione che la squadra poteva dire la sua autorevole parola nel campionato in corso.
L’entusiasmo però doveva subire un duro colpo dalla prima sconfitta avvenuta, non senza qualche attenuante, per 3 a 1 a Carpi, dove faceva il suo debutto in squadra il terzino Romeo che sarà fino alla fine del campionato un pezzo inamovibile della difesa. Questa partita infatti fu disputata sotto le minacce di un pubblico tanto intemperante da costringere i carabinieri, a fine partita, ad accompagnare sotto scorta i giocatori fiorentini alla stazione.
A questo punto il campionato subiva una interruzione di due settimane. Ridolfi ne approfittava per saggiare ancora una volta le possibilità dei suoi ragazzi con due partite amichevoli consecutive, una contro l’Andrea Doria di Genova (31 ottobre) e l’altra contro la Cremonese (1 novembre). Da tener presente che ambedue le squadre invitate partecipavano al girone B della superiore Divisione Nazionale.
La prima partita con l’Andrea Doria si concluse con risultato di 2 a 2, la seconda fu vinta dalla Cremonese sotto una pioggia torrenziale e con la Fiorentina imbottita di riserve, per 3 a 1. I due gol dell’Andra Doria furono marcati da quel Rivolo che l’anno successivo e per svariati anni ancora sarebbe stata l’ala sinistra della Fiorentina.
La domenica successiva, 7 novembre, il campionato riprendeva e la Fiorentina si recava a Ferrara per incontrare la Spal. Anche questa trasferta si risolse in una sconfitta per 3 a 1. Coincidenze sportive: in quella stessa giornata il campione dei pesi leggeri Farabullini, che in seguito bandonata la boxe, sarebbe divenuto massaggiatore degli atleti viola, perdeva nettamente ai punti contro Candelari.
A metà novembre altro incontro di campanile sul campo di Via Bellini: è di scena la Pistoiese che in condominio con Reggiana e Spal comanda la classifica.
Chapkay aveva preparato accuratamente la squadra. Al posto di Serravalli il “lattamo” (come lo chiamavano a Firenze per il lavoro che faceva), alquanto incerto nelle ultime partite, faceva debuttare in campionato il portiere Sbrana; Segoni, assente a Ferra, ritornava al centro della mediana mentre Bandini riprendeva il suo posto di mezz’ala sinistra. Nelle file pistoiesi due giocatori su tutti: Nekadoma e Pizziolo. Finiranno sul taccuino di Ridolfi e poi alla Fiorentina.
La partita finì in un tripudio, ma fino all’ultimo minuto i tifosi patirono le pene dell’inferno. Al 23? Del secondo tempo la Fiorentina conduceva per 3 a 0 (Bolteni, Garulli e Bolteni ancora). Ma al 28^ del secondo tempo per un rigore concesso dall’arbitro Gama, uno dei migliori del tempo, Nekadoma accorciava le distanze. In un forcing spettacoloso la Pistoiese, spinta da un Pizziolo sbalorditivo, riusciva ancora a segnare con Cantini al 43^. Il fischio finale dell’arbitro fece svanire l’incubo del pareggio e un delirio di applausi salutò i giocatori biancorossi che esultanti rientravano agli spogliatoi. Contemporaneamente a Ferrara la Spal batteva la Reggiana e s’insediava da sola al comando della classifica.
La domenica successiva la Fiorentina passa vittoriosa sul campo dell’Anconitana per 1 a 0 mentre in testa alla classifica si riforma un terzetto a pari punti: Reggiana, Pistoiese e Spal che aveva la fortuna di vedere sospesa per impraticabilità di campo la partita che stava perdendo per 2 a 0 a Pisa.
Il 28 novembre scende a Firenze la Lucchese. Pur mancante del suo fromboliere Bolteni la Fiorentina riesce a piegare anche la compagine rossonera per 2 a 1 e a portarsi con questa vittoria al terzo posto in classifica. L’entusiasmo dei tifosi è alle stelle: nessuno, neppure i più accesi sostenitori, si sarebbero aspettati da quella squadra risultati così brillanti.
Il bollettino della Federazione del 2 dicembre però aveva per i tifosi l’effetto di una doccia fredda. Il Direttorio della Federazione infatti sospendeva l’omologazione di due partite vinte dalla Fiorentina: quella di Ancona per reclamo sporto dall’Anconitana, e quella con la Lucchese per un’inchiesta allo scopo di accertare le condizioni in cui si era svolta e conclusa la gara in base ad alcune informazioni giunte al Direttorio stesso.
Come vedremo la prima sarà annullata e fatta ripetere, mentre la seconda verrà omologata col risultato acquisito sul campo.
Il girone di andata si concludeva a Prato con un pareggio 1 a 1. Se tutto filò liscio in campo, dove i giocatori dettero vita ad una contesa corretta e tecnicamente pregevole, non altrettanto si può dire accadesse tra gli spettatori durante e dopo la partita. Pugni, sassate e randellate volarono tra i tifosi delle due squadre e diversi finirono addirittura all’ospedale.
“La partita di Prato” è ancora Segoni che racconta “fu la classica partita di campanile di quei tempi, resa ancora più incandescente dal clima politico che allora si respirava in Italia. Durante la partita nel vedere quello che succedeva dietro le reti di protezione tra i nostri tifosi e quelli del Prato cominciammo un po’ a preoccuparci. Se avessimo vinto a Prato c’era davvero il rischio di vederci scappare il morto. Nonostante il pareggio, quando uscimmo dal campo per tornare a Firenze una gragnola di sassate ci accompagnò fino alla stazione (allora non c’era l’asfalto e i sassi erano a portata di mano). Facemmo tutta la strada riparandoci la testa con le valigie e solo quando il treno si mosse potemmo tirare un sospiro di sollievo. Insieme a noi però, diversi tifosi tornarono a Firenze col capo rotto dalle randellate. Mai come in quel giorno i pratesi fecero valere il loro detto “e’ son di Prato e voglio esser rispettato e posa ‘i sasso”. Il guaio fu che i sassi li posarono, non certo con delicatezza, sulle nostre teste! I tifosi fiorentini si rifecero abbondantemente nella partita di ritorno: tra l’altro non una delle macchine dei cenciaioli pratesi, come li chiamavano a Firenze, potè ripartire dalle strade adiacenti a Via Bellini: tutte le gomme erano state bucate!”.
La Fiorentina terminava il girone di andata al secondo posto in parità con la Reggiana con 12 punti preceduta dalla Spal con 14. Il bilancio per la matricola era più che soddisfacente.
Il girone di ritorno
La prima partita del girone di ritorno col Pisa anziché sul campo pisano della Arena, per disposizione federale, fu disputato sul campo dell’U.S. Livorno a Villa Chayes. La Fiorentina cedeva di misura (1 a 0), ma l’andamento della gara aveva chiaramente dimostrato che lo smalto del girone di andata stava scomparendo: cominciavano ad affiorare i primi sintomi di stanchezza. Con questa sconfitta la Fiorentina veniva scavalcata in classifica anche dal Parma che aveva battuto la Lucchese, mentre la Spal prendeva il volo andando a vincere ad Ancona.
I vecchi sportivi dai capelli bianchi, ricorderanno ancora con amarezza ed orgoglio il giorno di Santo Stefano di quell’anno. Scendeva sul campo di Via Bellini col dente avvelenato quella Reggiana che sul proprio campo nel girone di andata era stata battuta dalla matricola. Non si trattò di una partita, ma di una vera battaglia senza esclusione di colpi di scena né di colpi … proibiti.
Sotto un diluvio torrenziale i reggiani, come morsi dalla tarantola, si buttarono all’attacco e nel giro di 3 minuti, al 6’, al 7’ e all’8’ del primo tempo, l’ala sinistra Argotti fulminava Sbrana con tre saette micidiali. La debacle sembrava inevitabile. Sotto l’urlo d’incitamento continuo della folla i biancorossi anziché smontarsi si lanciano all’arrembaggio assediando l’area di rigore avversaria e con Bolteni prima e Baccilieri poi riescono a diminuire lo svantaggio rimettendo in discussione il risultato. A metà del secondo tempo, mentre sono tutti protesi all’attacco, un rimando della difesa reggiana giunge a Posteiner anch’essa avanzato in aiuto della prima linea. Tradito da un falso balzo della palla la sua respinta finisce sui piedi di Argotti che fila sul portiere Sbrana battendolo ancora una volta imparabilmente.
Chiunque avrebbe ceduto di schianto non così però gli atleti e la folla di allora. Rimessa la palla al centro gli atleti biancorossi spinti da una volontà indomita e da un orgoglio smisurato sebbene sgambettati, presi a pugni, afferrati per le maglie sotto l’occhio di un arbitro scandalosamente inefficiente, si gettarono nuovamente nella mischia e a pochi minuti dal termine Bandini segnava il terzo gol per la Fiorentina. Nonostante l’impegno profuso fino alla fine la rimonta non andò oltre quel terzo gol. Al fischio finale dell’arbitro scroscianti applausi salutarono quelle maschere di fango che si avviavano agli spogliatoi stretti tutti intorno a Posteiner che piangente non sapeva darsi pace per l’errore che aveva determinato la sconfitta.
L’enorme dispendio di energie profuso nella partita con la Reggiana lascia il segno nella squadra che a Parma, la domenica successiva, subisce un nuovo rovescio: 5 a 0. Su questa partita lasciamo ancora la parola a Segoni.
“Partita disgraziata quella del 2 gennaio sul campo di Parma. Arrivammo a Parma il giorno di Capodanno. Al Regio di Parma si dava nel pomeriggio l’Iris. Oreste Gelli che era il nostro accompagnatore, volle farci festeggiare il primo dell’anno portandoci a vedere l’opera di Mascagni diretta dall’autore stesso. Allora la passione del bel canto era viva anche in noi giovani, e cominciammo il 1927 con le note l’Inno al Sole. Eravamo allegri e intenzionati a far pagare ai parmensi lo scotto subito la domenica precedente ad opera dei loro cugini reggiani. Per questo Chapkay aveva schierato all’ala destra il mediano Focosi con il compito di dare una mano alla difesa. Come si vede la finta ala è un’invenzione abbastanza vecchia. Quando scendemmo in campo il pubblico ci accolse con fischi ed urla. I primi dieci minuti di partita reggemmo assai beno lo scontro. Ma al quarto d’ora in uno scontro con Quaglietti Barigozzi rimediava un brutto colpo a una gamba e doveva lasciare il terreno di gioco. Andammo in … barca e prendemmo cinque gol. Il buffo accadde alla fine della partita. Nonostante avessimo perso nel rientrare agli spogliatoi fummo ricoperti di sputi e d’improperi come se avessimo rubato qualcosa. Che mondo strano è sempre stato il calcio!”. Nella stessa giornata anche il Prato a Ferrara e la Pistoiese a Reggio Emilia subivano la stessa sorte. La Nazione del 3 gennaio così commentava: “L’inizio del campionato che sembrava decisamente volgere a favore di qualche associazione toscana (l’allusione alla Fiorentina era chiara), non è stato confermato dal girone di ritorno. Gli uomini non rispondon più alle speranze dei loro dirigenti. Occorre quindi riprendersi e con urgenza perché anche in questo campionato la Toscana possa degnamente figurare ai posti d’onore”.
Il giovedì 6 gennaio, sul campo neutro di Faenza, veniva ripetuta la partita con la Anconitana, precedentemente annullata dal Direttorio Federale. In una partita scorrettissima in cui ben tre giocatori venivano espulsi, due dell’Anconitana e uno della Fiorentina (Posteiner), la Fiorentina subiva una nuova sconfitta per 2 a 1. Nella partita interna col Carpi la Fiorentina tornava alla vittoria per 2 a . Il risultato positivo, dopo tanta guigne, rialzava un po’ il morale dei tifosi in vista della partita successiva contro la capolista Spal.
La partita, giocata senza il perno della difesa Posteiner squalificato a causa della sua espulsione contro l’Anconitana, terminò col risultato di 2 a 2. Risultato bugiardo. “Il gioco del calcio è diventato famoso per beffare pubblici e giocatori e per capovolgere risultati precisi – commentava La Nazione il giorno seguente – ma mai come questa volta la beffa è stata atroce e feroce! Oggi la squadra dei colori di Firenze è apparsa un tutto omogeneo generosamente lanciato alla conquista di un successo che dovesse servire come da frego nero sulle brutte partite giocate nelle ultime domeniche di campionato: il destino più beffardo ha detto di no alla volontà di riscossa dei nostri giocatori, premiando in modo eccessivamente generoso una squadra che ha chiaramente dimostrato di non meritare il posto che occupa”.
In occasione dell’incontro internazionale con la Svizzera a Losanna finito con lo spettacoloso 5 a 1 per gli azzurri, il campionato subiva un’interruzione di tre settimane. La Fiorentina ne approfittava per incontrare in amichevole il Livorno di Magnozzi e Pitto con una partita vittoriosa per 3 a 2 che mandava in visibilio il pubblico facendo rivivere nei “libertiani” il ricordo delle battaglie del campionato toscano, quando “amaranto” e “ghiozzi rossi” si disputavano il titolo regionale che era il più bel premio dell’annata.
Alla ripresa del campionato la squadra veniva sconfitta a Pistoia per 2 a 0, vinceva le due partite casalinghe con l’Anconitana (1 a 0) e col Prato (2 a 0) e chiudeva il campionato con la sconfitta subita a Lucca per 2 a 0.
In classifica la Fiorentina terminava al sesto posto: il girone veniva vinto dalla Reggiana che dopo viva lotta con le squadre finaliste degli altri gironi otteneva la promozione alla serie A, mentre retrocedeva in II Divisione l’Anconitana.
In complesso la squadra aveva allineato17 giocatori tra i quali si erano particolarmente distinti Salvatorini, Posteiner, Segoni, Bolteni e Bandini. Quest’ultimi due erano i frombolieri dell’attacco che certamente si era dimostrato il reparto migliore dell’intera squadra. “In complesso” – conclude Segoni – “fu un campionato che ci servì per fare una buona esperienza. Potevamo anche far meglio, questo è vero, ma non tutto dipese da noi giocatori. Il dualismo Libertas-Club Sportivo se anche non aveva intaccato le nostre prestazioni sportive, pure aveva lasciato degli strascichi nella conduzione della società che logicamente, nonostante la forte personalità di Ridolfi che per noi era come un padre, aveva avuto qualche ripercussione nella squadra specialmente per quanto riguardava le formazioni che dovevano scendere in campo. Con tutto ciò la Fiorentina dimostrò del carattere. Nessuna squadra ci portò via i quattro punti nei confronti diretti, ovunque lottammo con ardore e decisione dimostrando il nostro attaccamento ai colori di Firenze che per la prima volta quell’anno col nuovo nome di Fiorentina, varcavano i confini della regione toscana: con un po’ più di fortuna e di esperienza il secondo posto occupato alla fine del girone di andata poteva essere mantenuto fino alla fine del campionato”. Nonostante questo campionato non del tutto soddisfacente, l’annata calcistica portava alla Fiorentina un primo titolo di campione sia pur soltanto toscano: quello del campionato “boys”.
Fra questi nel ruolo di laterale destro, un nome: Carlo Baccani, fratello di quello Ottavio Baccani che tanto spesso ritroveremo in questa storia.