Stefano Biagini, il “Pompa”

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Sono passati ormai 31 anni dalla scomparsa di Stefano Biagini, mitico personaggio Ultras noto come “Il Pompa”, prematuramente scomparso, che ha lasciato un vuoto incolmabile in chi l’ha conosciuto e in tutti coloro che hanno vissuto un calcio che ormai non c’è più, di cui Stefano fu indiscusso protagonista.

Per ricordare la sua figura abbiamo chiesto a Paolo Caselli di ricordarlo: questo è il suo contributo.

Stefano Biagini, un impermeabile beige su un paio di jeans, il tascapane a tracolla, un sorriso, aperto come il suo cuore. Uomo vero e grande, grandissimo innamorato della Fiorentina.

Originario di Narnali, periferia di Prato, i colori viola come passione, appartenenza, orgoglio.

Chi lo ha conosciuto agli albori del movimento Ultras, ragazzi come Alessandro Montini e Marzio Brazzini, e qui la storia, senza scendere nella retorica, si fa leggenda, raccontano che nelle serate invernali, inizio anni ’70, Stefano insieme al fido scudiero Alessandro, soprannominato “il Topo”, arrivava al bar Co-Ba (il ritrovo di questi ragazzi uniti dal tifo per la squadra viola).

Erano gli anni in cui si muovevano i Club Ultras in tutta Italia, a Genova i primi.

Stefano, da qui in poi lo chiameremo con il nome con il quale sarà conosciuto e stimato in tutte le curve d’Italia, il “Pompa”, era già un leader. Già la sua leadership, il suo carisma, che aveva unito questi ragazzi viola provenienti da Campi, Coverciano, Santa Maria Novella, il Pignone, si sentiva e si vedeva.

C’è una foto iconica, tra le tante che ricordano, o meglio celebrano quei tempi; è scattata a Bologna e il Pompa guida il corteo dei tifosi viola insieme ad un altro ragazzo che, purtroppo, ci ha lasciato troppo presto: Pietro Vuturo, il quale avrebbe poi raccolto dal Pompa la leadership della Curva Fiesole, il territorio dei tifosi viola più accesi, più caldi, più passionali.

Un amico più giovane, ma già conosciuto negli anni ’80 (il tempo passa anche per lui), Federico De Sinopoli, mi racconta di come la politica, violenta e spesso omicida di quei tempi, non abbia mai caratterizzato la “Fiesole”, merito anche e soprattutto del Pompa.

Sia il Pompa che Pietro avevano le loro idee, altri diversi dalle loro, ma il colore viola univa tutti; la Fiorentina prima di tutto.

Uno sguardo del Pompa o il suo arrivo in curva muovevano gli animi, le passioni, ed intorno a lui la Curva si scaldava, si acquietava: il mondo dei suoi Ultras della Fiesole.

Federico, Fefè per tutti, sottolinea non con rimpianto, ma con oggettività, che i tempi, la società, la Curva è cambiata. I volti dei ragazzi che oggi sono su quei gradoni, oggi seggiolini, con il sole in faccia, sotto la pioggia, sono cambiati, ma non è cambiato l’amore, l’appartenenza al colore viola, alla Fiorentina, espressione non solo calcistica, di un modo di essere, di un vivere, di un pensare che il grande carisma del Pompa ha lasciato su quel bastione colorato di viola con il giglio nel cuore di ognuno.

Una targa, sotto la “sua” Curva, scoperta dalla figlia Sara, ricorda il Pompa, Stefano Biagini, ragazzo sempre, uomo di azione, di esempio, di sorrisi più che di parole e se poco dopo la sua scomparsa i tifosi del Milan (fieri rivali di quelli viola) gli hanno dedicato uno striscione “Onore al Pompa”, beh un motivo ci sarà.

Il calcio moderno non è il suo, nuove dinamiche non gli apparterrebbero, ma fintanto ci sarà la Curva Fiesole, il Pompa, per quelli della mia generazione, sarà sempre “il Capo”!

Paolo Caselli – Viola Club Franco Nannotti

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