Sono felice di essere qui a giocarmi l’Europa.
È una delle affermazioni del nuovo mister della Fiorentina, Raffaele Palladino, nel corso della conferenza di presentazione, e racchiude un po’ tutto quel che c’è da dire. Sul nuovo allenatore e sulla vecchia Fiorentina. Palladino non è quel che il sottoscritto avrebbe auspicato (si legga, a questo proposito, l’articolo del numero precedente: QUI), è un allenatore se vogliamo promettente, che ha ampi margini di miglioramento, ma che vede Firenze e l’Europa (la Conference League, beninteso) come una grande occasione per la sua acerba carriera. È una scommessa, per farla breve, l’ennesima di una lunga serie di scommesse che riguardano in parte la panchina (anche Italiano, prelevato dallo Spezia, lo era) ma soprattutto il rettangolo di gioco. Se Italiano, però, arrivò dopo anni di salvezze stiracchiate e gioco di infimo livello, per cui poteva starci, oggi la tifoseria, o almeno la parte più ambiziosa di essa, dopo ben tre finali perse, avrebbe voluto qualcosa di diverso. Avrebbe voluto un segnale forte e chiaro su quelle che sono le ambizioni del Presidente Commisso e della società. Invece, per adesso, siamo nell’apparentemente infinito limbo che divide la mediocrità dalla “gloria”.
Con questo da oggi, ovviamente, faremo tutti il tifo per Palladino. Ci auguriamo tutti che possa fare bene, benissimo, meglio di chi lo ha preceduto. Ed è proprio questa la sua sfida principale, racchiusa in quella prima frase: giocarsi l’Europa. Palladino, consapevole che basterà un po’ di fortuna per ritrovarsi, non dico in finale, ma nelle fasi finali della Conference, dovrà esser bravo a non cadere nell’errore di Italiano. Il giudizio sul suo operato passerà principalmente, giocoforza, dal risultato europeo, dall’alzare o meno quella dannata coppa. Perché le due finali perse, contro squadre assolutamente alla nostra portata, ha lasciato un segno, una cicatrice che ancora sanguina e provoca dolore, e così sarà per molto tempo. Una cicatrice che potrà trovare la guarigione soltanto con una bella vittoria. È quindi l’Europa, a parere di chi scrive, la chiave di volta e il “Palla” se la giocherà a modo suo: gioco offensivo, ma più equilibrato del suo predecessore, meno possesso degli scorsi anni, difesa a tre e meno gioco sul portiere… Nuovo staff tecnico, nuove metodologie di lavoro… Qualche cambiamento, aspettando il calciomercato, quindi lo vedremo. Sarà sicuramente una Viola diversa, nello spirito e nell’atteggiamento.
E chissà, magari basterà questo per cambiare la storia recente della Fiorentina.
Magari basterà questo per intonare cori entusiasti per Palladino.
Magari basterà…
Magari…
Mario Maietto