Segnali positivi

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Segnali positivi. Potremmo riassumerlo così, l’avvio di stagione della Fiorentina. Il che, chiariamolo subito, non significa che tutto fili alla perfezione o che non ci siano cose da migliorare. Tutt’altro.

I segnali positivi a cui ci riferiamo sono quelli arrivati dal campo, in questo primo scorcio di stagione, che fanno pensare, almeno a chi scrive, di essere di fronte a una Fiorentina che può, e soprattutto potrà, interpretare un buon ruolo in questa Serie A. Anche per il livello generale, come sempre, non altissimo. Detto che alcune squadre fanno indubbiamente un altro campionato, la partenza della Fiorentina è stata buona, molto buona. Ritrovarsi al quinto posto – nel momento in cui scriviamo, i ragazzi di Italiano hanno 11 punti e occupano la 5° posizione insieme a Napoli e Lecce, a 4 lunghezze dalle capoliste Inter e Milan – dopo sei giornate e dopo aver affrontato Atalanta e Inter, significa esser partiti col piede giusto. È perciò legittimo guardare alla squadra con un occhio positivo.

È chiaro che ci siano cose da sistemare, in casa Fiorentina, a partire dall’anomalia – che poi di anomalia non si tratta, se guardiamo lo storico delle squadre di Italiano, esclusi i sei mesi di Vlahovic – che vede segnare un po’ tutti tranne i due centravanti. Nzola e Beltran, infatti, non hanno per il momento dato il contributo che società e tecnico si aspettavano. L’angolano è apparso decisamente fuori forma, fuori dal gioco, imprigionato in quelle pressioni che contraddistinguono una piazza come Firenze da, con tutto il rispetto, piazze meno importanti. Il risultato è che su Nzola si sono concentrati i primi mugugni dei tifosi, le prime critiche, e il ragazzo sembra soffrirne. Beltran, seppur fino ad ora non sia riuscito a entrare nel tabellino marcatori, è un discorso diverso. L’argentino ha giocato meno minuti di Nzola, e quando è sceso in campo è sembrato più… frizzante. Corre, tocca il pallone con una delicatezza sopra la media, dà la sensazione di avere le stimmate del grande attaccante. Forse non un bomber, vedremo, ma certamente un signor giocatore. Fatto sta che nessuno dei due, per ragioni e con modalità diverse, ha finora portato alla causa viola i gol che il loro ruolo impone. Ed è qui che arrivano i segnali positivi. Anzitutto perché la squadra non ne ha risentito. Grazie ai gol di Nico e Bonaventura, di Ranieri e Quarta, la Fiorentina è partita bene e continua a viaggiare ad una buona media. Quando in tanti segnano, non si può che essere soddisfatti. Poi, l’augurio è che i due centravanti, prima o dopo, trovino la miglior condizione, riescano a calarsi nel mondo Fiorentina e si sblocchino: quando questo accadrà, rischiamo di avere, potenzialmente, tanti giocatori in grado di far gol. E questo alla lunga è un aspetto che può fare la differenza.

Un’altra cosa da migliorare, in velocità, è la difesa. O meglio, la fase difensiva. I ragazzi di Italiano subiscono troppi gol. E spesso, negli ultimi due anni quasi e mezzo, li subiscono nello stesso modo: amnesie dei singoli, mal posizionamento, scelte sbagliate. La Fiorentina dà l’impressione di essere molto fragile in certe circostanze, squilibrata, in balia dell’avversario di turno. Ad un buon primo tempo, segue troppo spesso una ripresa in cui la squadra è irriconoscibile: spenta, fiacca, succube. Pensiamo a Lecce, ad esempio, o alla gara con il Frosinone. Su questo aspetto, difensivo e psicologico, Italiano dovrà battere più che su ogni altro. Perché, lo hanno imparato pure i bambini, le fortune (o le sfortune) di una squadra nascono sempre dalla capacità o meno di saper chiudere la propria porta.

Il terzo segnale positivo, dopo i tanti giocatori in gol e il buon avvio di stagione, viene proprio da mister Italiano. Proprio così, il tanto criticato (da alcuni, non da tutti) Italiano. In questa prima parte di campionato, seppur sbagliando qualcosa, ha dato segnali di aver fatto uno step in più. Dopo due stagioni a Firenze, quest’anno ha dato prova di una maggior elasticità tattica. Per la prima volta ha fatto vedere di esser capace di cambiare la squadra in funzione della gara e dell’avversario, di sapersi chiudere con saggezza, di saper rinunciare ai suoi credi. Questo, consentitemelo, è un passaggio molto importante nella crescita di un allenatore. Un passaggio che fa ben sperare.

Il quarto e ultimo segnale positivo viene invece dal numero 10. I mesi di agosto e settembre hanno certificato l’importanza, nell’economia della squadra, di Nico Gonzalez. L’argentino è al centro del progetto, è calato completamente nel ruolo di leader, corre, si sacrifica e segna come non aveva mai fatto, con continuità, lo scorso anno. È un piacere per gli occhi vedere la sua qualità messa al sevizio del gruppo, l’umiltà con cui ripiega in difesa quando ce n’è bisogno. È l’anima di questa Fiorentina. Con un Nico così, qualunque avversario fa un po’ meno paura.

Insomma, a parere di chi scrive c’è da esser piuttosto soddisfatti. La squadra deve crescere, questo è indubbi, ma è giusto in questo momento sottolineare ciò che sta andando bene. C’è molta strada davanti a noi. C’è tempo e modo per recuperare punti (ad oggi quattro, persi male, con Lecce e Frosinone), ritrovare calciatori e consolidare certezze (non abbiamo parlato ad esempio di Kayode, ma il ragazzo è forte forte e si farà). C’è tempo, per dar campo ai pessimismi.

Lasciatemi essere, almeno adesso, un po’ ottimista.

Giacomo Cialdi – Direttore Alé Fiorentina

(Photo by www.calciomercato.com)

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