Presidente, batti un colpo!

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Donato Carrisi, il re della letteratura gialla italiana, è un ragazzo alle prime armi a confronto con la capacità della Fiorentina di toccare vette inesplorate di suspence, mistero che sfiora il terrore. Quando tutti noi pensavamo che il peggio fosse ormai alle spalle, con una qualificazione in Conference che, pur non accontentando una buona fetta della tifoseria gigliata, era comunque qualcosa di positivo e che le prossime settimane sarebbero state contrassegnate solamente – si fa per dire, solamente – da un acceso dibattito tra chi era deluso dalla stagione appena terminata e chi, appunto, era tutto sommato contento, si è deciso di rendere ancora più interessante l’estate dei tifosi della Fiorentina. In una manciata di giorni si è passati dal prolungamento di Palladino – del tutto prematuro e per questo immotivato, a parere di chi scrive – alla conferenza stampa in cui l’allenatore veniva definito “come un figlio” dallo stesso Presidente e, dopo poche ore, alle dimissioni attraverso lettera degli avvocati del suddetto tecnico, per finire con la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro con tanto di accordo di riservatezza su quanto realmente avvenuto. Un teatro dell’assurdo che trova ben poche spiegazioni logiche, ma che ha una certezza: tutto questo non può che far del male alla Fiorentina, alla sua credibilità e ai tifosi. Detto che, in assenza di ufficialità su ciò che è accaduto tra la fine del campionato e le dimissioni di Palladino, non vogliamo lanciarci in ipotesi che potrebbero rivelarsi sbagliate, possiamo sicuramente dire che in tutto questo non c’entrano i tifosi. La fantasiosa teoria secondo cui le richieste della piazza, la contestazione – se così possiamo impropriamente chiamarla – nei confronti dell’allenatore e, in generale, il poco feeling e lo scarso apprezzamento della Curva possano in qualche modo aver indotto l’ex Monza a rassegnare le dimissioni rasenta la follia. Guai a gettare le responsabilità di questo disastro a coloro che, instancabilmente, accompagnano e sostengono sempre e ovunque la squadra e la maglia.

Detto che Palladino è ormai l’ex allenatore della Fiorentina e che le motivazioni che hanno portato al divorzio ci importano ma fino a un certo punto, la questione dirimente è che all’inizio di giugno ci ritroviamo quindi senza un mister, con una manciata di giocatori da riscattare – o non riscattare – e con una bella quantità di calciatori che torneranno a Firenze dal prestito. Tutto questo si tramuta in decisioni che la società dovrà prendere insieme al nuovo allenatore che, nel momento in cui scriviamo, non abbiamo la più pallida idea di chi possa essere. Le voci che si rincorrono portano a profili come Aquilani, De Rossi, Pioli e Farioli, con buona parte del popolo viola che invoca il nome di Maurizio Sarri, ormai però accasato alla Lazio. Un enigma che oggi è difficile da immagine come possa risolversi ma che deve trovare soluzione nel giro di pochi giorni perché la nuova stagione sta per iniziare, c’è da programmare le mosse di mercato – come detto le decisioni da prendere sono molte – e capire come migliorare sensibilmente questa squadra.

L’obiettivo della società dev’essere anzitutto quello di individuare e poi far proprio un tecnico di spessore, e una scommessa, che sia in grado prima di tutto di riportare un gioco, un’identità di gioco in riva all’Arno. La stagione ormai terminata, infatti, è stata contrassegnata soprattutto dalla totale e costante assenza di un gioco, di una proposta di gioco offensivo che potesse far divertire i tifosi. Perché si sa, a Firenze non si vince spesso… Fateci almeno godere un buon calcio!

Individuato e preso il nuovo tecnico, quindi, le parti in gioco dovranno migliorare questo gruppo: il miglioramento passa inevitabilmente dalla conferma dei più fori… Da Kean a Dodo, per citarne alcuni (benissimo il rinnovo di De Gea!). Dopodiché sarà necessario fare di tutto per colmare le lacune che hanno sgretolato le ambizioni dei viola. Sì, sgretolato le ambizioni perché per come si era messo il campionato, con la Roma che ha balbettato per mezza stagione, il Milan che ha fallito, la Juventus e la Lazio che hanno deluso, era lecito e doveroso sperare in qualcosa di più della qualificazione alla prossima Conference League. È il minimo sindacale a cui la Fiorentina poteva ambire, considerando l’eliminazione in Coppa Italia per mano dell’Empoli e la mancata finale in Conference. La sensazione di tanti è che sarebbe bastato veramente poco per centrare un traguardo che avrebbe cambiato il senso del percorso viola e, probabilmente, evitato questo disastroso finale di stagione.

La Fiorentina di Rocco Commisso è adesso di fronte a un bivio: deve scegliere cosa fare da grande. La tifoseria (una parte di essa, almeno) esige delle risposte chiare, un cambio di rotta significativo nella gestione di questo club, altri obiettivi, altre ambizioni. Ed è proprio il Presidente Commisso a dover dare il segnale, non i suoi dirigenti. Quando le cose non vanno come dovrebbero, quando è in atto una frattura così profonda e netta tra la proprietà e il cuore pulsante della tifoseria, dev’è essere il capo a parlare, ad agire, a ricucire. Non necessariamente attraverso le parole, ma anche e soprattutto mediante le azioni. Se Rocco Commisso tiene alla Fiorentina, ha reali ambizioni sportive e vede un futuro lungo alla guida del club gigliato, adesso il momento: se ci sei, Presidente, batti un colpo! Adesso o mai più. A cominciare dalla scelta del nuovo tecnico.

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