Ora le dico chi sono…

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SIGNOR GIUSEPPE BARONE, SE PERMETTE ORA LE DICO CHI SONO …

La “nuova” proprietà viola (virgolette d’obbligo visto che ormai sono passati 4 anni) offre molti spunti di discussione per il suo modo di comunicare. Piano piano la Società viola si è schierata praticamente contro tutti: la burocrazia italiana, le istituzioni cittadine (in particolare la famigerata Soprintendenza), la stampa ed alcuni degli altri Presidenti di serie A. Molte delle (giuste) “battaglie” portate avanti dal Presidente viola hanno infiammato i cuori della tifoseria: finalmente qualcuno capace a nome suo di dirle chiare, soprattutto nei confronti dell’odiata Juventus. Anche se alcuni pensano che questo modo di “esporsi” non sia il migliore per ottenere risultati, ma solo per farsi più nemici. Ultimamente comunque anche una parte dei tifosi è entrata nel gruppo dei “nemici”, o quanto meno degli irriconoscenti: quella che invece di sostenere sempre e comunque osa criticare (“Uno schifo!” ha detto Rocco). In questo clima, dopo Fiorentina-Empoli, l’Amministratore Delegato Barone si è avvicinato ad un tifoso che contestava l’operato della Società e, dopo breve discussione, lo ha apostrofato con un “Ma tu chi sei? Vai a casa”. A molti l’uscita ha ricordato il famosissimo “Perché io sono io e voi non siete un caxxo!” del Marchese del Grillo, ad altri un “Lei non sa chi sono io!” molto in voga negli anni ’60. A tutti è comunque apparso che il massimo dirigente viola volesse sbattere in faccia al tifoso una sua presunta “superiorità”. Già, ma in base a cosa? Secondo quali criteri? Passione? Potere economico? Ora faccio finta di essere stato al posto del malcapitato e provo a rispondere al Dirigente viola. E a spiegargli chi sono io, precisando che questa risposta la potrebbero dare altre centinaia (se non migliaia) di tifosi, probabilmente la maggior parte di voi che leggete. “Dunque signor Barone, partiamo dall’amore e dalla passione che ci lega alla squadra viola. Mi dispiace fare discorsi che potranno sembrarLe retorici, ma devo dirLe che seguo la mia Fiorentina dal lontanissimo 16 febbraio 1964. Da allora, salvo pochissime eccezioni, sempre sugli spalti, a qualsiasi ora, col sole cocente, con la pioggia, il freddo e anche la neve.

Dal 16 febbraio 1964 più di 1300 partite ufficiali accanto alla mia Fiorentina: praticamente una vita…

Tantissime anche le trasferte, in qualsiasi stadio, in città vicine e lontane, raggiunte col treno, con l’auto, il pullman, l’aereo, la nave. Ho visto vincere uno scudetto, 5 volte la Coppa Italia, un “Torneo Anglo Italiano”, una “Mitropa Cup”, 8 edizioni del torneo di Viareggio e altri successi delle giovanili. Ho anche sofferto per due retrocessioni, un fallimento e gioito poi per una “rinascita”. Insomma (come succede sempre nel calcio e nella vita) gioie e dolori.

E naturalmente decine e decine di trasferte, per ogni torneo, in ogni stadio, con ogni tempo, con ogni mezzo…

Ma pur avendo vinto qualcosa (anche se il nostro Presidente a volte se lo scorda) non è stato quello l’aspetto più importante: la Fiorentina è stata la “colonna sonora” della mia vita, ha scandito tutto ciò che mi è accaduto, ha rappresentato un forte legame con la mia città. E allo Stadio sono andato con persone che adesso non ci sono più e che qualche volta, su quei gradoni, mi sembra di vedere ancora. Perciò dal punto di vista della passione, non mi dia lezioni per favore, non può farlo nemmeno lontanamente nessuno del Vostro management. Ma non ve ne faccio una colpa, è questione di storia personale che Voi non possedete, semplicemente perché non l’avete vissuta. Quanto poi all’invito di “andare a casa” Le preciso che il “Franchi” è molto più casa mia che casa Vostra. Non solo perché per i motivi sopra elencati c’è un legame affettivo che ha trasformato per noi tifosi il “cemento armato” in “amato cemento”, ma anche perché essendo struttura Comunale ed essendo io residente a Firenze, è appunto un po’ più mio che Vostro. Ma questa la voglio concludere in pareggio: diciamo che siamo tutti e due ospiti della stessa casa, perché io pago un biglietto per entrarci e Voi un affitto per starci.

Certo Lei potrebbe obbiettare che la mia è solo retorica, che Voi non siete tifosi ma come proprietari rappresentate il sostegno economico, senza il quale la Fiorentina non ci sarebbe. E qui le faccio una piccola sorpresa. Il Suo datore di lavoro ripete un giorno sì e l’altro pure (ormai lo sanno anche le panchine di Piazza d’Azeglio!) che ha investito 400 milioni di euro. I dati ufficiali (“Forbes” 2022) ci dicono che il patrimonio di Rocco Commisso è pari a 7,7 miliardi di dollari cioè (al cambio attuale, che può variare ogni giorno ma ciò non modifica la sostanza del discorso) 7 miliardi e 299 milioni di euro. Con 400 milioni ha investito cioè il 5,48% del suo patrimonio. Ho fatto un calcolo (senz’altro per difetto!) e fra biglietti, abbonamenti e spese per trasferte (molte all’estero), maglie, libri, foto e altri gadgets ho “investito” in 59 anni di “militanza” almeno 80.000 euro. Se questa cifra fosse il 5,48% del mio patrimonio, lo stesso ammonterebbe a 1.459.000 euro. Ma Le assicuro che (anche “frugandomi” come si dice a Firenze!) a quella cifra non ci arrivo proprio. Ergo, signor Giuseppe Barone, ho proporzionalmente investito nella Fiorentina più io della famiglia Commisso. Con due importanti differenze: io quei soldi non li rivedrò più, voi quando venderete gli assett (così definite voi stessi la squadra e il Viola Park in costruzione e la squadra) li riprenderete con gli interessi. Ma cosa mi hanno regalato gli anni passati a seguire la squadra viola, le persone che ho incontrato, le emozioni che ho vissuto, non hanno letteralmente prezzo. Quindi ancora una volta vinco io, non se La prenda!

Nel ringraziarLa per l’attenzione auguro a Lei, signor Giuseppe Barone, grandi successi professionali. Non tanto per simpatia, che evidentemente non traspare da queste mie righe, quanto perché gli stessi coinciderebbero (finalmente!) con qualche soddisfazione per tutti noi tifosi viola…

Cordialmente

Alessandro Coppini – Viola Club Franco Nannotti

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