E il dopo Italiano?

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Siamo finalmente giunti al termine di questa lunga e deludente stagione. E’ oltremodo difficile parlare di Fiorentina e di futuro dopo la cocente e inverosimile sconfitta di Atene per mano di una squadra abbordabilissima, ma l’attualità impone una riflessione che s’intreccia con il futuro: chi allenerà la Fiorentina il prossimo anno?

Il quesito è di difficile risoluzione, dal momento che i protagonisti non si sono ancora espressi in merito. O meglio: lo hanno fatto, sbagliando completamente le tempistiche e, probabilmente, facendo un danno alla squadra, ma sappiamo che le decisioni poi possono virare in base al vento che tira: Conte va al Napoli, squadra che si vociferava facesse sul serio per Italiano, e questo può indurre l’ex Spezia a cambiare idea? Chissà… Sta di fatto che, stando a quanto trapela, sulla panchina della Fiorentina ci sarà un avvicendamento. E su questo proviamo a ragionare, partendo anzitutto dal giudizio sull’operato dell’attuale tecnico. Perché su questo la tifoseria si spacca: chi lo ama e chi lo contesta. Come spesso accade con gli allenatori e i presidenti, del resto. Ma dei dati oggettivi, a parere di chi scrive, ci sono.

Negare che la prima stagione di Italiano in viola sia stato un successo significa fingere di non vedere: la squadra viaggiava sulle ali dell’entusiasmo, tanti gol, tante vittorie, qualificazione in Europa dopo svariati anni e la tifoseria che sogna. Lì però, con la cessione di Vlahovic prima e di Torreira poi, con un mercato estivo tutt’altro che scoppiettante, con qualche frase sibillina che faceva intendere ci potessero essere delle cose da chiarire tra allenatore e società, è iniziato un secondo anno molto diverso dal primo: il gioco non era più lo stesso, a causa anche di un Amrabat in cabina di regia che non rendeva come si aspettava la dirigenza, la difficoltà di segnare, diversi punti persi per strada “a bischero” ma due finali conquistate: perse entrambe. E arriviamo dunque a quest’ultima stagione, dove Italiano non ha mostrato spunti di crescita, nel quale non si è rivisto il gioco spumeggiante del primo anno e si è faticato in tante, troppe partite. Anno concluso, male, ad Atene. Insomma, il percorso di Italiano a Firenze (se finirà adesso) sarà stato costellato da qualche luce ma anche da diverse ombre. Per questo è forse esagerato definire “eccezionale” il suo lavoro alla Fiorentina, così come sarebbe ingeneroso bollarlo come un tecnico scarso. E’ un allenatore che, se se ne andrà, non dovrebbe far strappare i capelli ai tifosi. L’importante, come quando si parla di giocatori, non è tanto chi va via ma chi arriva per rimpiazzare il partente.

Ed è qui che rischia di cadere l’asino in casa Commisso. Perché i nomi fatti negli ultimi mesi non possono e non devono far sorridere i tifosi della Fiorentina. Aquilani, Palladino, Gilardino e Juric non sono nomi spendibili. O meglio, sono perlopiù scommesse o passi indietro conclamati. E sarebbe inaccettabile, dopo questo triennio e la delusione che alberga nei cuori di tutti gli appassionati di fede viola. Inaccettabile anche solo parlarne. C’è soltanto un nome – o comunque sarebbe il mio preferito – da fare in questo momento per ripartire: Maurizio Sarri. Con lui arriveresti terzo? Probabilmente no, ma ti assicureresti un tecnico con grande esperienza, anche internazionale, che qualcosa ha vinto e che ha quasi sempre fatto giocare bene le sue squadre. Un maestro di calcio che ci farebbe divertire e che sarebbe una garanzia sulla voglia della società di investire e crescere. Un toscano (acquisito), con carattere e che non le manda a dire: farebbe innamorare Firenze. Niente a che vedere, insomma, con i nomi sopra citati. Tra l’altro, di recente lo stesso ex Lazio ha aperto le porte alla Fiorentina, ma il club di viale Fanti ha fatto e sta facendo orecchie da mercante. Un peccato, un peccato capitale che sarebbe mal digerito dalla piazza qualora si decidesse alla fine di puntare su una scommessa.

Italiano, tre anni fa, è stato una scommessa, ed è andata bene. Oggi occorre una certezza. Per non ripartire da zero. Per dimenticare le amarezze delle ultime due stagioni. Per tornare finalmente a sognare.

Mario Maietto

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