“Settembre, andiamo. È tempo di migrare”, scriveva D’Annunzio ne I pastori.
Settembre è appena terminato, dopo settimane tutt’altro che facili per la Fiorentina. Se l’estate, infatti, aveva portato con sé profumo di cose buone – i nuovi acquisti arrivati a luglio, la vittoria contro la Cremonese nella prima di Serie A e l’approdo ai gironi di Conference League –, settembre ha spento molti degli entusiasmi che animavano la città, la tifoseria. Visto sotto le mai banali luci settembrine, tutto ci è sembrato avere ben altra consistenza rispetto a quella che pensavamo, che speravamo. Jovic è parso essere un corpo estraneo alla squadra, fuori forma e a tratti un po’ indolente; Gollini – che, per inciso, sarebbe dovuto essere titolare – non ha mai dato sicurezze tali da scalzare il buon Terracciano; Mandragora, quando impiegato, ha aggiunto poco o nulla.
Il risultato è che la Fiorentina si è persa con il finire dell’estate, incapace, spesso e volentieri, di mantenere le attese dei tifosi, di bissare quanto di buono fatto vedere la passata stagione. Lo stesso Vincenzo Italiano, fino a ferragosto osannato dai più e considerato il “Mr. Wolf” gigliato capace di risolvere ogni problema, è stato risucchiato dal vortice di critiche e polemiche che soffia, da sempre, instancabile, per le strade di Firenze. Questo perché è un dato di fatto che la squadra non ha più il gioco che tanto è piaciuto lo scorso anno ai fiorentini: è estremamente lenta, prevedibile, sterile. La crisi del gol, che è figlia anche delle difficoltà in fase di manovra, è sotto gli occhi di tutti – anche se spesso le responsabilità sono state scaricate addosso al singolo troppo frettolosamente –, ed è il primo, vero problema da risolvere. Sette reti segnate in altrettante gare è un bottino troppo magro per un gruppo che desidera migliorare il risultato della scorsa stagione. Per cui, toccherà a Italiano e ai suoi ragazzi trovare dei correttivi efficaci ad una situazione che vede oggi i viola a metà classifica.
Un primo intervento del mister lo si è visto nell’ultima gara di settembre, quella contro il Verona, in cui c’è stato meno possesso palla e un gioco più verticale, più immediato. Con evidenti benefici per i veloci giocatori offensivi della Fiorentina, Ikone per primo. Da lì allora si ripartirà, e si dovrà ripartire, per affrontare un ottobre che sarà un vero tour de force: otto gare in un mese, cinque di campionato e tre – fondamentali – di Conference. Un ottobre che, a differenza di settembre, dovrà dare risposte positive, riaccendendo così un entusiasmo adesso sopito ma pronto, d’un tratto, a riprendere vigore.
È giusto credere che la Fiorentina non sia quella vista nell’ultimo mese, e che si giocherà al meglio il ritorno – voluto e meritato – in Europa. È giusto credere che Italiano sia ancora il nostro Mr. Wolf, anziché un problema. È giusto credere, soprattutto, che non sia già finito, insieme all’estate, il tempo di sognare.