È ancora socializzante essere tifosi della Fiorentina?
Tra le tante positività della “rinascita” di “Alé Fiorentina”, c’è quella di costituire un luogo di dibattito e confronto fra esperienze, generazioni e competenze diverse.
In un bell’articolo intitolato “Dentro le strategie della nuova comunicazione viola” Lorenzo Somigli descrive (tra l’altro con una prosa piacevole e divertente) un aspetto importante del rapporto fra i tifosi e la Società Viola, e cioè il sito internet ufficiale della Fiorentina.
Viene messo in evidenza un netto miglioramento rispetto alla precedente versione (il vecchio “Violachannell”) ma al tempo stesso si sottolinea come questa modalità rappresenti praticamente l’unico vero contatto della società con i propri tifosi. In particolare sembra che la stampa sportiva (soprattutto locale) giochi un ruolo sempre più “marginale”, sia per i contrasti che si sono nel tempo verificati fra le parti, sia perché la società gigliata sembra preferire un contatto “face to face” (anche se solo virtuale) con i propri supporter.
Come detto nell’articolo, l’attuale proprietà dovrebbe essere considerata al top per quanto riguarda le modalità comunicative, quindi massimo rispetto per le innegabili competenze, ma è lecito al tempo stesso avere non poche perplessità sulla strada intrapresa. Non tanto per la qualità dei contenuti del sito ufficiale, che anzi offre davvero tantissimo. Oltre alle informazioni aggiornate e al servizio biglietteria, c’è un bello spazio dedicato alla “Storia Viola”, anche se inevitabilmente con materiale non proprio inedito ed esclusivo. Come invece sono esclusivi e interessanti certi video come gli “staff talk” con magazzinieri e altri componenti l’equipe del mister Italiano, che raccontano e valorizzano figure che altrimenti resterebbero nell’ombra.
Però questa modalità di interazione non dovrebbe essere l’unica ma complementare ad altre.
Per prima cosa perché internet raggiunge una buona fetta di tifosi, ma sembra ragionevole supporre che una parte di appassionati ne resti tuttora esclusa. Chiariamo subito che non c’è la voglia di sostenere lo stucchevole “Ai miei tempi era meglio”, perché i tempi appunto cambiano e la modernità non va ostacolata. Ma se durante una partita ci si guarda intorno (soprattutto in alcuni settori dello stadio), l’età media dei tifosi appare piuttosto alta. Ecco perché la vecchia sana carta stampata, dovrebbe essere mantenuta e implementata come fonte di informazione. A patto naturalmente che vengono ad esempio riprese le vere conferenze stampa, e “liberalizzate” le interviste con i giocatori allenatore e dirigenti che, quando appaiono nei video sul sito ufficiale, risultano talvolta più banali del solito. Curioso tra l’altro che questa possibilità sia poco sfruttata, nonostante sia prevista dallo stesso sito ufficiale che cita testualmente:
RICHIESTE DI INTERVISTE ESCLUSIVE
“I media che intendano realizzare interviste personalizzate ad un tesserato, ad un membro dello staff, ad un dirigente, devono rivolgersi all’Ufficio Stampa. In base alla disponibilità e alla tempistica a disposizione, sarà cura dell’Ufficio Stampa fissare gli eventuali appuntamenti”. Sarebbe utile sapere come mai ciò avviene molto raramente (per non dire quasi mai), anche se il sospetto è che la causa stia proprio nella conflittualità tra ACF Fiorentina e organi di stampa, aspetto sul quale torneremo brevemente in seguito.
E a proposito di giocatori, allenatore e dirigenti, non si può non notare la scomparsa delle loro presenze alle cene sociali dei Viola Club, e non solo per la recentissima e non ancora
scomparsa pandemia da Covid-19. Anche in questo caso è inutile nascondere la testa sotto la sabbia: i tempi sono cambiati, le società (non solo quella viola) vogliono gestire ogni aspetto comunicativo e un giocatore (o allenatore) “in libertà” potrebbe essere pericoloso, perché troppo sincero o “non allineato”: ma non si sta esagerando? Non si sta rendendo tutto più artificioso? Si parla pur sempre di pallone!
Si potrebbe continuare con altri esempi ma la sostanza non cambierebbe: c’è bisogno di recuperare gli aspetti più socializzanti dell’essere tifoso, perché per l’appunto i cosiddetti “social” e i siti internet non sono sufficienti, e le “vecchie” occasioni si sono modificate e ridimensionate.
Naturalmente va sottolineato che le restrizioni imposte dal Covid (presenze ridotte alle partite, trasferte impossibili o difficili da effettuarsi, eventi sociali e istituzionali sospesi) hanno rappresentato una forte limitazione che inevitabilmente tenderà a scomparire (o almeno si spera).
Tuttavia un trend negativo era già evidente, a cominciare dallo Stadio, il luogo principe dello stare insieme tra tifosi. Intanto, pur con incoraggianti segni di ripresa, le presenze sugli spalti sono diminuite a scapito delle varie piattaforme televisive. Misure inevitabili, quali biglietti nominativi e posti assegnati, hanno ormai da molti anni ridotto ai minimi termini il tempo che si passa in attesa della partita. Tutto è più comodo, ci mancherebbe, ma era proprio durante quelle attese che si parlava di calcio ma si finiva poi per raccontarsi un po’ anche le proprie vite. È stata ancora la pandemia a dare un altro colpo negativo allo stare insieme, perché dopo la riapertura degli impianti al pubblico (inizialmente solo parziale) la distribuzione dei posti occupati sugli spalti è stata “rimescolata” , qualche tifoso ancora allo stadio non è tornato, e si sono così “persi” alcuni degli abituali vicini di posto e di viaggio.
Stesso discorso si può fare per circoli e bar, sui cui tavolini si potevano trovare copie dei principali quotidiani sportivi (magari spiegazzate e unte da dita che avevano maneggiato bomboloni e cornetti!). E proprio sui contenuti degli articoli (che, come detto prima, a Firenze è sempre più difficile leggere perché difficili da comporre) nascevano interminabili discussioni.
Si potrebbe andare avanti, ma il nocciolo del problema è che diversi modi di stare insieme dei tifosi fra di loro, e alcune modalità di contatto (diretto e indiretto) tra questi e la società sono scomparsi o profondamente modificati. E allora?
Come già detto la nostalgia del passato porta a poco, rischiando di essere un sentimento poco produttivo e paralizzante: non a caso gli occhi li abbiamo di fronte e non sulla nuca!. Però la tradizione e il recupero di certi valori, soprattutto nel calcio, sono (sarebbero) importanti. Certo facendolo con modalità attuali e soprattutto in modo da risultare appetibili anche per i più giovani. Perché custodire la tradizione è appunto tenere vivo il fuoco, non adorare le ceneri.
Esula da questo articolo indicare le modalità di questo recupero, ma qualche ipotesi su come la Società potrebbe muoversi, si può fare.
Intanto rimodulare il rapporto con gli organi di stampa da parte della Dirigenza viola, tenendo toni meno “arrabbiati” e conflittuali. È vero che la Società in molte delle “dispute” che si sono create è fondamentalmente dalla parte della ragione, ma a volte dà l’idea di avercela col mondo intero, non considerando che le critiche (anche quelle ritenute ingiuste) sono letteralmente inevitabili. Non dimentichiamoci che la vita di tutti i giorni offre in questo periodo molte difficoltà e un clima non proprio sereno, che non invita certo all’ottimismo. Il calcio dovrebbe rappresentare una pausa da queste tensioni, perciò proviamo a recuperare leggerezza e giocosità perdute: si trattata pur sempre di 22 uomini in mutande che inseguono un pallone!
In tema di spazi virtuali, dare un supporto istituzionale a iniziative come questa di “Alè Fiorentina”, permetterebbe, rispetto alla presenza del solo “house organ” societario, una maggiore pluralità di vedute e una certa indipendenza di giudizio.
Infine (ma forse aspetto più importante) prevedere nel nascente “Viola Park” alcuni spazi usufruibili dai tifosi e dalle organizzazioni del tifo, potrebbe rappresentare un passo veramente importante per dare al “Popolo viola” (come la Società ama definire i propri appassionati) la possibilità di socializzare e realizzare incontri, iniziative, spazi espositivi e museali. Tentando di mantenere vive storia e tradizione, senza rinunciare alla modernità.
Alessandro Coppini