Nessun limite, solo orizzonti…

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Tifare Fiorentina, da sempre, è un po’ come cercare di dominare le onde di un mare in tempesta: un esercizio per cuori impavidi. Perché ogni benedetta stagione, che sia accompagnata da venti buoni o da cattivi presagi, nasconde dietro l’angolo polemiche e conseguenti divisioni. È sempre stato così, almeno nei ricordi di chi scrive, ed è lecito immaginare che così sarà sempre.

Questo campionato, ad esempio, è e sarà caratterizzato dall’affaire Vlahovic: uno dei centravanti più forti e promettenti approdati in Toscana dai lontani tempi di Batistuta, partito poi da Firenze alla volta dell’eterna nemica Juventus. Una storia già vista, ahinoi. Una storia che rischiava di compromettere tutto. Sì, perché quest’anno la Fiorentina era tornata a entusiasmare, a emozionare. A far sognare, soprattutto, dopo stagioni oltremodo deludenti. Trascinata (anche, ma non solo) dai gol del suo numero 9. Il dubbio che quella partenza, vissuta dalla tifoseria come l’ennesimo affronto alla fiorentinità, potesse quindi significare esser costretti, ancora una volta, ad abbandonare ogni speranza di gloria, era concreta. Già si cominciava a percepire, nell’aria, l’acre odore del fallimento. Ma poi c’è stata la notte di Bergamo. Una notte difficile da prevedere. Come in un buon romanzo, nel quale il finale capovolge ogni aspettativa, la Fiorentina ha compiuto l’impresa: ha battuto l’Atalanta, nei minuti di recupero e in inferiorità numerica, ed è volata in semifinale di Coppa Italia. Ce l’ha fatta con un po’ di fortuna, certamente. Ma soprattutto con il cuore. Ci vuole sempre, quella giusta dose di cuore, per raggiungere certi traguardi. E così, per un gioco del maligno destino, le strade della Viola e di Vlahovic si incroceranno di nuovo. Andata a Firenze e ritorno a Torino, in palio ci sarà la finale di Coppa. Ma anche molto altro. In gioco ci sarà l’orgoglio di una città, di una intera tifoseria, pronta a dar tutta se stessa per dimostrare al mondo – qualora ce ne fosse ancora bisogno – che la Fiorentina c’è e ci sarà sempre. Anche senza Chiesa e Vlahovic. Anche senza Cuadrado e Bernardeschi. Ci sarà sempre, a dispetto di tutto e tutti, restando insensibile all’usura del tempo. Forte del suo gioco offensivo, del suo centrocampo di qualità, della sua manovra dal basso, della voglia di Piatek e Cabral. Tutte caratteristiche che la stanno portando a fare una buonissima stagione. Forte del poter contare su Vincenzo Italiano, un allenatore che si sta confermando tra i migliori della nostra Serie A. Con queste sue armi la Fiorentina affronterà la Juventus e chi verrà dopo di lei – in Coppa Italia, speriamo, e anche in campionato –, consapevole che la strada è ancora lunga, che ci saranno dei passi falsi e delle gare negative, ma che è giusto credere, fino alla fine, di poter fare qualcosa di importante. Perché è stato proprio il mister viola, a inizio anno, a indicare la strada da seguire: nessun limite, solo orizzonti.

Che poi è un po’ anche il motto di questo nuovo corso di Alé Fiorentina, che cercherà di raccontare le varie anime del tifo, anche e soprattutto quelle più lontane dalle sponde dell’Arno. Senza limiti geografici, appunto, ma solo ponendoci degli orizzonti.

 

Articolo di Giacomo Cialdi

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