Messer aprile

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La Fiorentina c’è ed è in corsa per tutti gli obiettivi: posto in Europa, Conference League, Coppa Italia. L’avvio di stagione lasciava poco spazio ai sogni; c’era persino il rischio di essere risucchiati in basso e la Fiorentina, da grande rivelazione dell’anno scorso, sembrava la grande malata. Mister Italiano è stato capace nel tenere unito il gruppo, nell’apportare alcune modifiche, a partire dal modulo, trovando un blocco titolare stabile. Così, alcuni giocatori sono migliorati sensibilmente: oltre a un Igor tornato a livelli consoni, Barák si sta dimostrando un acquisto azzeccato, là davanti Cabral non teme confronti (rimane da capire il bisogno dell’alternanza), il non-ex Nico è tornato alla casa del padre ed è stato riaccolto, perfino Dodo ha un senso adesso. Non è affatto una squadra perfetta ma ora funziona.

Campionato: se ci sta riuscendo la detestabile squadra con le strisce bicolori, tra zavorra e fuga degli Agnelli, può riuscirci anche la Fiorentina, per lo meno può tentare di andare oltre la mediocrità; del resto, sotto il Napoli non c’è continuità di risultati, nemmeno tra Inter, prossima avversaria, Milan, e soprattutto Roma e Atalanta. Coppe: il 5 aprile una non irresistibile Cremonese che, da quasi già retrocessa ha compiuto un vero e proprio miracolo approdando in semifinale, e il 13 la prima in Poznan, una città che ha dato tanto alla storia della Polonia o meglio dove un’idea di Polonia è nata. Con un gradiente di difficoltà diverso ma entrambe superabili. Nella geografia del calcio italiano, con la Juve in dismissione, le milanesi già sazie, Lotito parlamentarizzato e Napoli campione, ci potrebbe essere un pertugio.

Il sorriso è tornato sul terreno di gioco ma l’extracampo regala gioie non minori. Hic manebimus optime: si potrebbe dire. Come a voler intendere che dal sacro suolo, altresì detto Manto Erboso, come divinità silvana, di Manfredo Fanti la Fiorentina non andrà mai via a costo di collassare insieme alla sua basilica laica, come un Sansone. Non ci sono grandi alternative al momento, o meglio ci sono ma più piccole, fuori comune, lontano, fuori mano. Si è sentito di tutto: Empoli, La Spezia, Modena, Reggio Emilia e non ultima Prato. Il sindaco, sverniciato in casa e sverniciatore del bugnato, ha messo nero su bianco che il trasloco è “obbligato” ma, si sa, tutto può succedere da qui all’anno prossimo. Sarebbe effettivamente lo smacco definitivo per la città del giglio, reduce ultimamente dalla capitozzatura del Maggio. Del resto, aprile è messere ma è anche crudele, diceva il poeta.

Lorenzo Somigli

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