Matteo Gualemi, tifoso viola sul tetto del mondo

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Ci sono molti esempi di fiorentini che hanno primeggiato nella propria disciplina, esportando così in giro per il mondo Firenze e la fiorentinità. Uno di questi è senz’altro Matteo Gualemi, giovane campionissimo di biliardo. Cresciuto con il pallone tra i piedi e il numero dieci sulle spalle sul campo dell’Audace Galluzzo, ormai da anni si contraddistingue invece per il talento cristallino con il quale usa la stecca. Un talento che lo ha portato a fare incetta di premi nella specialità 5 birilli, tra cui il titolo mondiale nel 2015 e quello europeo nel 2017. Alé Fiorentina lo ha contattato, per ripercorrere la sua storia e scoprire la sua grande passione per la Viola.

Matteo, com’è nato il tuo sogno?
«Conobbi il biliardo quasi per caso, mentre ero in vacanza, e subito mi catturò. Così al ritorno a Firenze andai in cerca di qualche sala dove poter provare: fui sorpreso di scoprire che il circolino che frequentavo con gli amici aveva una sala biliardi con quattro tavoli internazionali. Stetti qualche giorno a vedere gli altri giocare, cercando di capire i meccanismi del gioco, le regole e le tecniche. Dopo qualche giorno mi feci coraggio e chiesi se potevo provare, ma dovetti aspettare di compiere sedici anni. Poi, grazie alla pazienza dì Simone Albertini, una prima categoria, che si è proposto di “avviarmi”, ho giocato per la prima volta a questo fantastico gioco che mi ha rapito ogni giorno di più. Rimasi affascinato dalla specialità che poi ho praticato, cioè quella con i birilli, italiana e goriziana. Tutti fin da subito mi hanno riconosciuto qualità straordinarie. Mi accorgevo di essere portato, ma non riuscivo ad immaginare di poter arrivare a questo livello… era solo un sogno per me. Quando si pratica qualcosa con devozione e passione, però, i sogni talvolta si avverano».

Quando hai capito che sarebbe potuto essere il tuo futuro?
«Non ho mai capito veramente che il biliardo sarebbe stato il mio futuro, mi sono semplicemente dedicato con tutta la passione che avevo, e che ho, e tutto l’impegno che riuscivo a mettere. Ancora oggi per me è un divertimento, che però occupa da molti anni la maggior parte delle mie giornate. E quando non sono a giocare occupa spesso la mia mente, perché ci penso anche quando non gioco».

 

 

 

 

Per molti anni però hai giocato a calcio, con il 10 sulle spalle: cosa ha rappresentato per te il pallone?
«Ho iniziato a giocare a calcio all’età di cinque anni: è stata la mia prima vera passione, ed è tuttora una grande passione. Come ogni ragazzino sognavo di diventare un calciatore, ma purtroppo quel sogno non si è avverato. Ho giocato nell’Audace Galluzzo per molti anni, fino ai giovanissimi quando sono andato allo Scandicci. Purtroppo ho lasciato il calcio presto, a diciassette anni. È un mio piccolo rimpianto: tornassi indietro non smetterei».

Ritieni sia possibile trovare dei tratti comuni tra biliardo e calcio?
«Quello che accomuna molti sport a mio avviso è l’abitudine all’agonismo e la gestione della capacità di concentrazione. Quando giocavo a calcio ero piccolo e certi particolari dello sport mi sfuggivano, ma ora mi rendo conto che probabilmente l’aver giocato a pallone mi ha favorito in certi aspetti del biliardo. C’è poi una cosa che ho usato nei due sport: ho imparato a pensare di essere in allenamento mentre sono in partita… una cosa più facile da dire che da fare. Per me ha funzionato e da bambino, non sapendolo neanche, ho imparato così a concentrarmi ed estraniarmi da tutto. A biliardo ho usato lo stesso metodo, anche se è stata più dura. Penso nel biliardo ci siano molti meno gesti istintivi, perciò la concentrazione dev’essere praticamente continua».

Da buon fiorentino, hai il cuore viola. Qual è stata la tua prima volta allo stadio? E l’ultima volta che sei riuscito a vedere la Fiorentina dal vivo?
«Viola? Più che viola! L’amore per il calcio è sempre stato grandissimo, così come per la mia Fiorentina. La prima partita allo stadio è stata la finale di Coppa Italia con il Parma, stagione 1998/99. Purtroppo perdemmo il trofeo dopo aver pareggiato sia al Tardini che al Franchi. Finché gli impegni me lo hanno permesso, ho frequentato lo stadio il più possibile. A diciassette anni ho sottoscritto il mio primo abbonamento, e l’ho mantenuto per tanti anni anche quando, negli ultimi, con gli impegni del biliardo che sono quasi sempre nel fine settimana, riuscivo ad andare pochissimo. È diverso tempo che non vado allo stadio, purtroppo, ma ne ho una gran voglia! L’ultima partita che ho visto dal vivo, invece, è stata una gara che preferirei dimenticare: quella con il Borussia Mönchengladbach in Europa League, ai tempi di Paulo Sousa in panchina… Che delusione!».

Come riesci a combinare impegni lavorativi e Fiorentina? Riesci a vedere le partite?
«Spesso vedo la Fiorentina dal telefonino, essendo molto in viaggio, ma cerco di non perdermi mai una partita della Viola».

C’è una gara, tra tutte, che ti è rimasta più addosso?
«Ti do il risultato, capirai a cosa mi riferisco: da 0-2 a 4-2. [ride, ndr] Una roba incredibile, da sogno. Ero in curva Fiesole e i flash belli e simpatici sono tantissimi, la gente era incredula e ognuno reagiva nei modi più svariati. Giornate così non si dimenticano neanche in cent’anni!».

E il tuo giocatore preferito, invece?
«Sono sempre stato un fan dei numeri 10, per cui, anche per dati anagrafici, avevo un debole per Rui Costa: un calciatore meraviglioso. Poi chiaramente c’è Batistuta, che ha un posto speciale nel mio cuore».

Matteo Gualemi in compagnia di Gabriel Omar Batistuta, nel 2019. Insieme a loro, Cesare Mosti, titolare della Etrusco Biliardi

Tra l’altro, hai avuto il privilegio di conoscerlo, il Re Leone… Che impressione ti ha fatto? Avete giocato a biliardo?
«Quel giorno sono letteralmente tornato bambino! Sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla sua gentilezza, dalla sua umiltà: una persona splendida. Non abbiamo giocato a biliardo, ma spero ci sarà anche questa occasione in futuro, perché no?!».

Da tifosissimo viola, che idea ti sei fatto della squadra di quest’anno?
«La Fiorentina di Italiano mi piace molto, ha un gioco piacevole ed elementi tecnicamente validi. Credo ci siano le basi per toglierci delle belle soddisfazioni nei prossimi anni».

Ad esempio, centrare la qualificazione in Europa?
«È giusto sognare l’Europa, perché Firenze e i fiorentini meritano palcoscenici prestigiosi. Soprattutto è importante che questo sogno ce l’abbiano dentro i giocatori, e lavorino per raggiungerlo. Per ciò che abbiamo visto, ce la possiamo fare».

Tra le tante qualità richieste per diventare un grande del biliardo, c’è sicuramente l’avere nervi d’acciaio. Da campione di questa disciplina, che consiglio ti senti di dare a Rocco Commisso per “mantenere la calma” di fronte alle critiche e alle divisioni di una piazza come Firenze, tanto appassionata quanto complicata?
«Sono certo che Commisso sa benissimo come funziona il calcio. Le critiche per un presidente sono una cosa normale… inevitabile direi. Penso quindi di non poter dare consigli a Rocco, casomai è il contrario. Mi auguro però che non si stufi del nostro essere polemici e bastian contrari, e riesca ad apprezzare i tanti pregi di questa città. La piazza di Firenze è passionale, la gente vive la Fiorentina e la fiorentinità ogni giorno, con reale coinvolgimento, e quindi è facile andare dalle stelle alle stalle, come si usa dire. Questo però è anche un aspetto positivo: quando ci saranno i successi, e prima o poi ci saranno!, noi saremo in grado di renderli veramente speciali. Dobbiamo aver pazienza e fiducia: credo molto nel presidente e nella società, fin da quando sono arrivati nel 2019, e credo che il tempo darà loro ragione. Torneremo grandi… Sempre Forza Viola!».

Intervista di Giacomo Cialdi

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