La storia di Volodymyr, tifoso viola in guerra

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C’è anche un po’ di Firenze e di Fiorentina, in questa terribile guerra che da tanti giorni sta devastando l’Ucraina. Proprio così, perché Volodymyr Hrushitskiy, 38 anni e padre di tre meravigliosi figli, è ucraino e ci parla da Kiev, ma ai nostri microfoni esordisce definendo la città toscana la più bella del mondo e sottolineando che il suo cuore è totalmente viola. Giacomo Cialdi lo ha intervistato per Alé Fiorentina, grazie al network “Europa Viola”, alternando il racconto dei suoi giorni al centro della guerra alle ragioni che lo hanno portato ad essere legatissimo, fin da piccolo, ai nostri colori.

Volodymyr, grazie per aver accettato di parlare con noi in questo momento così difficile. Anzitutto, come stai? Dove ti trovi?

«Sto bene, tutto sommato. Mi trovo a Kiev, dove sono nato e cresciuto, e non ho alcuna intenzione di muovermi da qui. Sono un patriota, combatterò per difendere la mia terra e il mio popolo. L’Ucraina è un grande paese: siamo pronti a dare la vita per la nostra libertà».

Nel momento in cui parliamo, com’è la situazione lì a Kiev?

«Grazie a Dio negli appartamenti abbiamo ancora il riscaldamento, c’è acqua ed elettricità. E’ ancora possibile trovare del cibo nei negozi, per cui stiamo meglio di altre zone del paese. Ci stiamo preparando…».

In che modo, se puoi dircelo…

«Appena c’è stata l’invasione russa ho deciso di rimanere a Kiev, mi sono arruolato nella difesa territoriale: ogni giorno, insieme a tanti amici rimasti qui, ci prepariamo a respingere gli attacchi degli uomini di Putin. Stiamo rafforzando la nostra città, costruendo posti di blocco, scavando trincee. Ogni ucraino aiuta quotidianamente il nostro esercito, anche attraverso donazioni di sangue: difenderemo la nostra libertà fino all’ultima goccia di sangue rimasta in corpo. Siamo in guerra, questa è una vera guerra!».

Abbiamo visto una tua immagine, infatti, mentre doni il sangue… con la maglietta della Fiorentina.

«Una fila di cinque ore. Ho dovuto fare cinque ore di fila per donare il sangue, ma lo rifarei ogni giorno se servisse ad aiutare i nostri militari. Indossavo la maglia della Fiorentina, sì, la mia squadra del cuore. La indosso soltanto nelle occasioni speciali, e questo lo è senz’altro. La maglia viola per me è una sorta di mascotte, un amuleto».

La tua famiglia è lì con te?

«No, per fortuna. A causa dei continui bombardamenti sono stato costretto a mandare la mia famiglia in Germania, lontano dalla guerra. Ho tre figli, di dodici, dieci e sei anni, non voglio che i loro occhi innocenti vedano l’orrore che ci circonda in questo momento. E’ atroce quello che sta accadendo, la viltà con la quale i russi stanno colpendo ospedali, asili, donne e bambini… si stanno comportando da animali. E’ imperdonabile!».

Riesci a sentire quotidianamente i tuoi figli? Come spieghi loro cosa sta attraversando il vostro paese?

«Ci sentiamo telefonicamente ogni giorno. Finché la situazione resterà questa, senza peggiorare, riusciremo a sentirci. Cosa dico loro? Be’, è difficile spiegare ad un bambino quanto può essere meschino l’uomo, ma i bambini comprendono che c’è una guerra in atto, che l’Ucraina è attraversata dalla sofferenza. I bambini, talvolta, capiscono più degli adulti».

Proprio da bambino, infatti, sei diventato tifoso della Fiorentina, innamorandoti di Firenze. Com’è nato tutto ciò?

«Ero molto piccolo e vicino a casa mia, a Kiev, c’era un cinema chiamato… Firenze. Questo ha fatto sì che la città toscana facesse parte della mia vita fin dall’infanzia. Era un segno del destino, forse. Inoltre, negli anni ’90 in Ucraina si trasmetteva la Serie A in tv, per cui ho sempre avuto molta familiarità con il calcio italiano. Tutti qui simpatizzavano per Milan, Roma e Inter, ma a me piaceva la Fiorentina, solo la Fiorentina: Batistuta era incredibile, mi sono innamorato della Viola grazie a lui».

Hai mai visitato Firenze?

«Assolutamente sì, nel 2019 il mio sogno si è finalmente avverato. Ho visitato la vostra meravigliosa città, ed ho avuto l’impressione di essere tornato a casa. Forse in una vita passata ho vissuto in riva all’Arno, chissà, e avevo come amico Leonardo da Vinci [ride, ndr]. Firenze, ormai, è anche la mia città».

Qual è il sentimento che prevale in te, in voi, in questo momento? Hai paura?

«Non ho affatto paura. Nessun ucraino oggi ha paura. C’è soltanto rabbia, tanta rabbia nei confronti dei russi che stanno facendo piangere i nostri bambini e le nostre donne. Non molleremo, non cederemo di fronte alla violenza di Putin: l’Ucraina vincerà!».

Prima di ringraziarti e mandarti un grosso abbraccio, vuoi inviare un messaggio a Firenze e ai tifosi della Fiorentina?

«Ogni giorno cerco di guardare le notizie internazionali su canali come BBC ed Euronews, e constatare che siamo supportati da tutto il mondo civile mi rende felice. Voglio ringraziare in particolare tutti i tifosi viola per aver sostenuto l’Ucraina e suggerire loro di apprezzare e onorare ogni singolo giorno: la vita non è fatta dal numero di giorni vissuti, bensì dal numero di giorni da ricordare. Sono sicuro che presto la mia famiglia ed io verremo a Firenze, andremo allo stadio Artemio Franchi e grideremo forte: “Juve merda!”. A presto, un abbraccio a tutti. E sempre forza Viola».

Intervista di Giacomo Cialdi

 

 

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