La sciarpa viola non conosce resa

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Tra storia, passione e orgoglio: la forza del tifo resta la prima spinta per la rinascita.

C’è un filo invisibile che unisce le stagioni più gloriose del calcio viola ai giorni più difficili di oggi: la sciarpa viola.

Non è solo un accessorio, ma un simbolo di orgoglio e appartenenza che attraversa generazioni.

E mentre la Fiorentina vive uno dei momenti più complicati degli ultimi anni, ultima in classifica e alla ricerca di sé stessa, quella sciarpa torna a ricordare a tutti chi siamo e cosa rappresentiamo.

Negli anni ’50, con Julinho, Montuori e Virgili, la Fiorentina conquistò il suo primo scudetto e sfiorò la Coppa dei Campioni, imponendosi come una delle squadre più moderne d’Europa.

Negli anni ’60 e ’70, con De Sisti, Merlo, Chiarugi, Pierluigi Cencetti e Moreno Roggi, il calcio viola si identificò in uno stile unico: eleganza, tecnica e serietà, dentro e fuori dal campo.

Cencetti, capitano della Primavera vincitrice del Torneo di Viareggio nel 1966, rappresentò la continuità tra il vivaio e la prima squadra; Roggi, che ho l’onore di considerare amico, resta ancora oggi simbolo di misura, competenza e fedeltà alla maglia.

Poi arrivò Giancarlo Antognoni, il capitano per eccellenza, l’uomo che meglio di chiunque altro ha incarnato la parola “Fiorentina”: talento, lealtà e amore per un colore mai tradito.

Negli anni ’80 e ’90 nuove pagine di orgoglio portarono in campo giocatori come Giovanni Galli e Mareggini, fiorentini di cuore, simboli di una squadra radicata nel suo popolo.

E poi l’epoca dei sogni: Batistuta, Massimo Orlando, Rui Costa, Toldo e Vanoli, autore del gol vittoria in Coppa Italia e oggi alla guida della squadra.

Una Fiorentina capace di vincere, ma soprattutto di emozionare: la Coppa Italia del 1996 e la Supercoppa Italiana restano, per molti, il simbolo di una rinascita fondata su gioco, identità e orgoglio.

E più di recente, la cavalcata europea fino a Praga ha riacceso quella scintilla che unisce chi ama la Viola oltre ogni delusione.

Oggi la realtà è dura: la squadra è in difficoltà, i risultati non arrivano, ma la storia insegna che le rinascite viola sono nate sempre nei momenti più bui.

La sciarpa viola torna così a essere il segno tangibile di un’appartenenza che va oltre la classifica: è la consapevolezza di far parte di un cammino iniziato (quasi) un secolo fa, fatto di cadute e risalite, di campioni e di uomini veri.

E come una stola che si tramanda di generazione in generazione, quella sciarpa resta il simbolo di una passione che non conosce resa.

Ritrovare quello spirito — lo spirito di Antognoni, di Cencetti, di Roggi, di Batistuta e di Massimo Orlando — significa ritrovare noi stessi.

Perché la Fiorentina non è solo una squadra, è una storia.

E quando quella sciarpa torna a sventolare sulle spalle dei tifosi, è come se tutte le voci del passato si unissero in un unico coro:

La Fiorentina può soffrire, ma non si arrende mai.

Avv. Pardo Cellini – Presidente Viola Club Certaldo

 

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