La scelta giusta

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Si è conclusa la stagione calcistica della Fiorentina e tutti si interrogano sul valore da attribuire a quello che è stato il risultato sportivo della prima squadra. I tifosi sono divisi tra chi plaude al raggiungimento dell’obiettivo annunciato all’inizio di stagione (migliorare il piazzamento e fare più punti della stagione precedente, centrando un posto in Europa) e chi invece tende ad evidenziare le opportunità mancate, le occasioni perse, le scelte discutibili della dirigenza e dell’allenatore.

Partiamo da qui: la stagione si è miracolosamente salvata all’ultima curva (e con il contributo determinante di altri soggetti – mi riferisco al suicidio laziale) e, se è vero come è vero che i giudizi si danno sulla base dei risultati sul campo, è innegabile che la Fiorentina ha mantenuto le premesse e parzialmente le promesse di inizio stagione. Voglio quindi partire da questa ottimistica valutazione (il bicchiere mezzo pieno) per sperare che la conclusione della stagione, la conferma della Conference ed il sesto posto sia una opportunità per evitare di ripetere gli errori del passato.

Una grossa mano in questo ce la danno le dimissioni di Mister Palladino: al momento non conosciamo le ragioni ma è innegabile che, nel solco del comportamento dell’allenatore ex Monza, la sua uscita di scena è stata un affronto a tutta la Società, da Rocco a Pradè e a Ferrari, che appena 24 ore lo aveva incensato come un figlio, rimandando ai suoi giudizi tutta la strategia del mercato estivo programmato dal Direttore Sportivo.

Un fuori mi chiamo che ha destabilizza tutti, che fa fare una pessima figura alla Società, che denota una pessima gestione dei rapporti interni (sembra che la causa delle dimissioni sia l’incompatibilità con Pradè), ma che apre uno scenario dal doppio risultato: la Società, innervosita dall’affronto, rilancia e sceglie un nuovo allenatore di qualità, che abbia il coraggio di legarsi non dico a vita ma per lungo tempo alla squadra viola e che lavori incessantemente per migliorarla e rilanciarla verso palcoscenici che i tifosi hanno perso l’abitudine a frequentare.

Il secondo scenario è una scelta di ripiego, una toppa al buco ingeneroso effettuato da Palladino, una scelta senza visione e senza caratura tecnica adeguata – per parlare senza eufemismi mi riferisco a De Rossi, Aquilani, Galloppa o, ahinoi, Iachini.

Anche sul versante giocatori si apre un doppio scenario: dopo l’addio a Kayode – tanti auguri Michael, che il Brentford possa essere per te un palcoscenico felice e di successo – restano in bilico le conferme di Kean, De Gea e le richieste di Dodò. Accertato che Gosens e Fagioli verranno riscattati e che Adlì, Folorunsho, Zaniolo e Colpani verranno restituiti al mittente, la Fiorentina deve operare sul mercato per raggiungere giocatori di livello superiore, possibilmente confermando Kean (ma molto dipende da lui) e De Gea – su Dodò gli eventuali 25 milioni per la sua cessione possono rappresentare una buona partenza per cercare un’alternativa.

Senza contare il riscatto di Alfred Gudmunsson che, alla luce della partenza di Palladino, con il quale non sembra sia mai decollato un rapporto di stima, potrebbe adesso rappresentare una scelta coraggiosa ed un investimento sicuro.

Oppure partono i migliori e la stagione ricomincia con una nuova rifondazione, con attori non all’altezza a causa dei costi d’ingaggio, con ambizioni ridimensionate, con l’ennesima stagione senza una gioia.

Come ricordava il D.S. in conferenza stampa 99 complimenti non fanno una critica – ma l’autore della frase era Giulio Andreotti, da cui Pradè l’ha ripresa – nessuno può ragionevolmente pensare che quest’anno è andato tutto bene. Abbiamo assistito a surreali prestazioni della squadra, a lunatiche dichiarazioni dopo partita dell’allenatore, ad improvvise assenze e a mancate assunzione di responsabilità da parte di chi doveva dare il massimo, a dichiarazioni della Società che inneggiavano all’ambizione per poi praticare la mediocrità.

Tutto questo non può e non deve ripetersi: la contestazione appena abbozzata dalla Curva Fiesole in occasione dell’ultima partita al Franchi e definitivamente deflagrata con il comunicato di Giovedì scorso ha dimostrato che la misura è colma. E se è vero che i tifosi non sono solo quelli della Curva Fiesole (lo diciamo da tempo, caro Presidente), è altrettanto certo che la tifoseria è una sola e un qualunque atto di ostilità nei confronti di una sua parte scatenerà tutto il mondo viola, in qualunque settore si siedano e di qualunque associazione facciano parte (a parte forse i cosiddetti tifosi da tastiera che reputo inattendibili e troppo ondivaghi per essere seriamente presi in considerazione).

Perché se è vero che la conduzione della Società è un onere tutto del Presidente e che i tifosi non possono fargli cambiare indirizzo, è anche vero che non tutto quello che sceglie il Presidente deve essere accolto con approvazione: i tifosi hanno diritto di criticare e di contestare perché loro restano, le proprietà e i dirigenti no.

Vedere Società come Bologna, Atalanta, Napoli, Roma e Lazio che, negli ultimi anni hanno vinto qualcosa ed hanno messo la freccia a sinistra, sorpassando una Società titolata come la Fiorentina, brucia enormemente.

Voglio quindi sperare che questa caotica situazione venga vissuta come una grande opportunità per correggere gli errori precedenti e per rilanciare nella giusta direzione il timone della Società e della squadra, verso un orizzonte migliore dove il Veliero della Fiorentina, oltre che salpare, potrà mettere l’ancora.

Ma questa è l’ultima spiaggia: titubanze e indecisioni non sono contemplate.

Fabio Fallai – Viola Club Franco Nannotti

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