Italia-Brasile 4-2

Condividi sui social

Sarà capitato anche a voi, saltellando col telecomando, di imbattervi in qualche documentario che celebra il memorabile trionfo azzurro dell’82: quello del campionato mondiale più bello di sempre.

Chi ha avuto la fortuna di vivere quei giorni ricorda tutto. Perfino i meno appassionati sanno con precisione dove e con chi si trovavano quando Tardelli, a pugni stretti, urlava al mondo la sua gioia o quando, una settimana prima, i gol di Pablito mandarono al diavolo i tifosi brasiliani e il loro Samba che colorava gli spalti e sembrava inarrestabile.

La formazione schierata il 5 Luglio 1982 da Bearzot. In piedi da sinistra: Zoff, Antognoni, Scirea, Gentile, Collovati, Graziani Accosciati: Rossi, Conti, Oriali, Cabrini, Tardelli

Ricordi indelebili per tutti quanti, anche per noi bambini di allora. Bambini di un tempo lontano, in cui la partita in tivù era già di per sé un evento, quasi magico, sicuramente imperdibile.

Ricordi così ben ancorati nella memoria che non necessitano di supporto; di nessun giornalista che ci aiuti a ricordare le sofferenze del girone eliminatorio, la maglia strappata a Zico o il sorriso di Pertini, mentre esulta dagli spalti del Bernabeu.

Anche io, che in quel tempo pensavo solo alla Fiorentina e al pallone, non ho certo bisogno che qualcuno mi descriva il gol di Conti contro il Perù, o che mi rammenti di N’Kono che scivola sul gol di Graziani o di Passarella che rimette in gioco l’Argentina con una beffarda punizione.

L’inno nazionale (1)

Eppure qualche giorno fa ho fermato anch’io il telecomando su un documentario RAI dedicato al Mundial. A catturare la mia attenzione erano state le immagini delle nervose conferenze stampa azzurre e le testimonianze dettagliate di vari protagonisti

Filmati piuttosto rari, come quelli dei famosi litigi tra Bearzot e i cronisti, che mi hanno spinto a proseguire la visione di quello che sembrava finalmente un documentario ben fatto. Filmati che mi hanno convinto a continuare fino ad almeno le immagini di Italia-Brasile, sicuro, in cuor mio, che stavolta non sarebbe stata come quella precedente in cui il pur bravissimo narratore del documentario Sky si dimenticò di ricordare il gol ingiustamente annullato ad Antognoni contro il Brasile.

Antognoni si prepara al tiro (2)

Invece, macché… neanche stavolta nessun cenno della girata vincente fatta da quello che era il fuoriclasse più elegante e limpido che Bearzot avesse a disposizione. Nemmeno stavolta, il regolarissimo gol del 4-2 che avrebbe chiuso la partita più epica della storia azzurra e lanciato l’Italia verso la conquista del mondo, è stato fatto vedere o ricordato.

Ho spento subito, ovviamente con sdegno, chiudendo definitivamente con il Mundial ’82. In fondo quel torneo, seppur amatissimo da milioni di italiani, non può essere pienamente il mio mondiale. Ne ebbi percezione già in quel fatidico 11 luglio, durante la finalissima che Giancarlo, l’eroe della mia infanzia e delle mie domeniche sugli spalti del Comunale, dovette forzatamente e maledettamente saltare.

Me lo ricordo bene: l’arbitro concesse il rigore, ma invece di Antognoni si incaricò del tiro Cabrini. Era ovvio che non potesse calciare Giancarlo, eppure rimasi smarrito; mi volsi verso il mio babbo e dissi: “Ma davvero devo sperare che faccia gol uno della Juventus?”.

Il mio mondiale finì in quel momento e, ora che ci penso, terminò in quell’istante anche il mio tifo convinto per l’Italia, la quale, anno dopo anno, catturò sempre meno l’interesse del mio cuore viola. Esultai al gol di Rossi e poi a quello di Tardelli e infine a quello di Altobelli, ma ormai non era più la stessa cosa.

Senza Giancarlo non poteva essere la stessa cosa. Quella finale era di diritto anche sua e più di tutti avrebbe meritato di combatterla e di tirare quel rigore malamente calciato da Cabrini. L’avrebbe meritata più degli altri anche perché era stata una stagione maledetta: era quasi morto sul campo dopo il terribile scontro con Martina; sembrava che non avrebbe mai più potuto giocare e che ormai, come Sansone, avesse perso il suo vigore dopo il taglio dei capelli fatto per favorire l’operazione. Faceva molto effetto vederlo smagrito, rallentato e senza la sua caratteristica chioma; eppure risorse: tornò a giocare dopo quattro mesi, il primo giorno di primavera, guidandoci verso il terzo scudetto, quel sogno magnifico che solo i poteri forti, con mezzi sleali, riuscirono a sottrarci all’ultima giornata.

Lui, come sempre, nemmeno una protesta. Ingoiò l’ingiustizia e partì per la Spagna con il ruolo di vicecapitano. La memorabile partita con il Brasile avrebbe potuto compensare il furto del tricolore e consacrarlo alla storia del calcio ma, come un eroe greco, bello e sfortunato, anche stavolta, così come il giorno della finale (fa ancora male intravederlo in borghese e pettinato tra i compagni che corrono festosi e sudati con la coppa), il destino fu avverso.

Sembra ieri: Antognoni staffila in porta e gonfia la rete di Valdir Peres. Si volta e corre a braccia alzate, è il gol del 4-2: Rossi, Rossi, Rossi, Antognoni, il Brasile è KO, la partita è finita. Invece no… un fischio insulso manda tutto in frantumi e ricomincia l’apnea di milioni di italiani davanti al piccolo schermo.

Zoff para un colpo di testa che poteva rispedirci all’inferno, Oriali corre a destra e sinistra per inseguire le maglie gialle e alla fine arriva il triplice fischio liberatore. Zoff è in estasi e bacia addirittura Bearzot, mentre Scirea, Gentile, Giancarlo e tutti gli altri si abbracciano sognando la coppa del mondo. Il Samba è finito; il Sarrià è tutto azzurro e sul tabellone accarezzato dal sole lampeggia un gigantesco 3-2.

Ma noi fiorentini sappiamo che non è così. Il tabellone infingardo mente: Rossi, Rossi, Rossi, Antognoni, questa sola è la verità. Questa la poesia di quel giorno, il decasillabo magico, la certezza che il nostro cuore viola ci comanda: Italia-Brasile 4-2; Italia-Brasile per sempre 4-2.

Il gol di Giancarlo Antognoni (3)

Le immagini 1,2 e 3 sono tratte dal video Archivio RAI, reperibile anche su YouTube, che ringraziamo per la riproduzione, Italia – Brasile 3-2 1982 #lapartita – Archivio Rai

Filippo Luti

Leggi altri articoli
Torna in alto