Firenze vive settimane di passione. Una passione intensa, in bilico tra l’ottimismo di chi conosce la propria storia e il disfattismo di chi, ancora oggi, sembra dividersi tra guelfi e ghibellini. Una città che ribolle. Anzitutto di rabbia, per l’epilogo della Coppa Italia. Un’ottima Fiorentina, in vantaggio dopo pochissimi minuti, l’Inter che ribalta tutto in un batter d’occhio e un secondo tempo molto positivo, che avrebbe meritato ben più fortuna. È così che è scemata la coppa nazionale, con la sensazione forte di aver sfoderato una bella prestazione contro una squadra che, sulla carta, era di un’altra categoria, e al tempo stesso di aver commesso degli errori – i soliti visti in tutta la stagione – che giocatori come Lautaro non perdonano. Un vero peccato.
Firenze ribolle, poi, perché capace di sognare. Ancora, nonostante tutto. Dopo la delusione della prima finale, si è immersa, con tutte le proprie contraddizioni, nella Conference League, cullando quella voglia inestirpabile di tornare, ancora una volta, dopo tanto tempo, grande. Tornare campioni, seppur di una coppa che in tanti snobbano. Ed è un’ambizione giusta, perché è la storia che lo dice. Ed è giusta perché la Fiorentina ha tutto per battere il West Ham e tornare finalmente a gioire con – e per – il suo popolo. Un popolo, quello viola, che al di là di ciò che ha detto o potrà dire il campo, vince sempre e comunque. Vince come esempio raro di civiltà; vince come attaccamento alla maglia e presenza al seguito della squadra; vince per le profonde emozioni che le proprie coreografie riescono a scatenare. Ad una tifoseria che non conosce sconfitta, quindi, è giunto il momento segua una squadra che vince sul campo. Con il proprio gioco, i propri talenti e i propri limiti. Con la propria storia e con i propri tifosi. E poco importa di quel che accadrà nel prossimo futuro (la permanenza o meno di mister Italiano, le scelte sui due centravanti, le sirene per Amrabat etc…), c’è il presente e c’è una bella pagina da scrivere. E per fare ciò la Fiorentina (anche) a Praga non sarà sola. Non lo è mai stata, e mai lo sarà.
Crediamoci, crediamoci ancora.
Crediamoci sempre.
Giacomo Cialdi – Direttore Alé Fiorentina