Il settimo anno di Rocco

Condividi sui social

È iniziata la settima stagione da quando Rocco Commisso ha acquistato la Fiorentina. La crisi del settimo anno non è una situazione che riguarda le squadre di calcio, ma, sette anni rappresentano un periodo sufficiente per comprendere cosa ci dobbiamo aspettare come tifosi viola.

Rocco acquistò la società nel momento di maggiore crisi della precedente proprietà. La contestazione davanti al loro negozio in via dei Tornabuoni, nella vetrina di lusso della città, fece saltare i nervi ai Della Valle spingendoli a chiudere una cessione a cui lavoravano da anni, ma che non si realizzava a causa delle loro richieste economiche.

12 Maggio 2019 – Tifosi viola in Via Tornabuoni

Non sapremo mai la cifra esatta pagata al momento dell’acquisto. Sia Commisso, in Delaware, che i Della Valle, in Lussemburgo hanno società con sede legale in un paradiso fiscale. A chi scrive risulta una cifra vicina ai 130 milioni di euro.

Rocco, prima di ACF, aveva già provato ad acquistare il Milan e il Genoa, inserendosi in un trend che ha visto negli ultimi anni fondi e proprietà statunitensi comprare squadre italiane di calcio valutandole investimenti redditizi. È questo un aspetto da approfondire poiché il calcio italiano di vertice continua a produrre ogni anno deficit, come testimonia Report Calcio, e nel nostro paese la costruzione di stadi ed altre strutture è estremamente complessa e il tempo stimato dagli esperti (cinque-otto anni) normalmente allontana gli investitori, ma non in questo caso.

Il loro ragionamento è puramente finanziario: acquistare il club ad una cifra contenuta, farne crescere il valore e rivendere con profitto anche se la società genera perdite operative. E, particolare rilevante, godere nel frattempo dell’illimitata libertà fiscale del calcio che agisce costantemente estero su estero.

È un dato generale che riguarda tutto il football, non solo quello italiano.

Torniamo alla nostra Fiorentina. L’arrivo di Commisso, dopo la decrescita infelice praticata dalla famiglia Della Valle negli ultimi anni, creò un grande entusiasmo di cui anche il sottoscritto era partecipe nonostante qualcosa stridesse con la mia esperienza di vita: tutti coloro che affermano che “i soldi non sono un problema” li adoperano per realizzare altri (tanti) soldi e non per altro, dimostrando che la loro vera passione sono i soldi e non il calcio… 

Rocco B. Commisso

Le prime scelte tecniche effettuate furono: la conferma di Montella come allenatore, nonostante il disastroso subentro a Pioli nella stagione precedente; l’ingaggio di Daniele Pradè, altro cavallo di ritorno, come direttore sportivo; la nomina di Joe Barone, reduce dall’esperienza con Rocco nei Cosmos, a direttore generale.

Il primo campionato si rivelò molto più difficile di quanto la nuova proprietà si aspettasse. La campagna acquisti si rivelò inefficace (Pedro, Kevin-Prince Boateng, Badelj, Lirola, Pulgar e lo stesso Ribéry), costringendo ad un ritorno sul mercato a gennaio con calciatori (Igor, Duncan, Cutrone, Kouamé) comprati a prezzi esagerati. La squadra, affidata a Iachini centrò la salvezza finendo, in un torneo messo a soqquadro dalla pandemia COVID, al decimo posto con 49 punti.

L’anno successivo, con gli stadi parzialmente riaperti, fu segnato dalla conferma di Beppe Iachini in panchina, dalla sua sostituzione con Prandelli e dal ritorno di Beppe con il tredicesimo posto e 40 punti in classifica. Anche in questa occasione il calciomercato, nonostante l’arrivo di Quarta ed Amrabat, non produsse effetti positivi, con Callejon al posto di Chiesa e il rinforzo invernale garantito da Aleksandr Kokorin.

 

Josè Maria Callejon
Alexsander Kokorin

Le due stagioni consigliarono una scelta drastica, ripartire da un tecnico a cui concedere tempo e credito per aprire un ciclo: Gennaro Gattuso. Il matrimonio durò pochi giorni e venne interrotto bruscamente, per divergenze significative sulle strategie di mercato. Il suo contratto non fu depositato in Lega e le parti sottoscrissero un accordo di riservatezza per non divulgare quanto successo.

La Fiorentina riuscì ad assicurarsi Vincenzo Italiano, uno dei migliori tecnici emergenti, fresco di rinnovo con lo Spezia ma, si sa, i contratti nel calcio servono per essere strappati. Italiano ha diviso il pubblico, ma il suo modo di intendere il calcio, giocandolo, ha sicuramente innalzato il livello della Fiorentina. Tre anni, con un settimo e due ottavi posti (62, 59 e 60 punti) segnato da tre finali perse e da sessioni di calciomercato che non hanno aiutato la squadra – a partire dalla sostituzione di Vlahovic con Cabral ed Ikoné.

Dusan Vlahovic

La Conference League, competizione pensata per favorire la partecipazione di squadre di paesi meno quotati nel ranking UEFA istituita nel 2021-22, anno in cui la vinse la Roma, è diventata la nostra frontiera. Tre partecipazioni non sono bastate per vincerla, gettando alle ortiche la clamorosa occasione avuta affrontando l’Olympiakos in finale.

L’anno scorso, cambiando diametralmente approccio tecnico-tattico con Palladino al posto di Italiano – con le dovute proporzioni è stato come passare da Sarri a Gasperini – ed una squadra piena di calciatori in prestito. La Fiorentina, con il sesto posto, ottiene la quarta qualificazione consecutiva per la Conference League. Il presidente conferma l’allenatore – contestato, assieme al direttore tecnico Pradé, dalla Curva Fiesole. All’indomani della conferenza stampa di chiusura della stagione Palladino si dimette. Così come con Gattuso la risoluzione del contratto avviene con la sottoscrizione di un “accordo di riservatezza”, anche se l’allenatore recentemente ha dimostrato di avere voglia di parlare, almeno con La Gazzetta dello Sport.

La Fiorentina, per il secondo anno consecutivo cambia guida tecnica. La scelta di Pioli, la più rassicurante verso piazza e club, comporta tecnicamente, di ricominciare nuovamente da capo. Alla continuità tecnica, che non riguarda solo il mister ma anche e soprattutto la filosofia di gioco, non viene data la giusta importanza.

Stefano Pioli ha 60 anni, li compie il prossimo 20 ottobre. Vive nel mondo del calcio da quasi cinquant’anni. Lo conosce a menadito. Dopo una carriera ventennale da calciatore, di cui sei stagioni nella Fiorentina, cominciò subito ad allenare, partendo dalle squadre giovanili e diventando un grande esperto della serie A (Bologna, Lazio, Inter, Fiorentina) con diversi esoneri, ma anche conquistando lo scudetto con il Milan nel 2021-22.

Stefano Pioli

La società, per la prima volta nella presidenza Commisso, le cui presenze a Firenze sono sempre più rare, ha delegato al tecnico la parola sugli obiettivi del club che, negli anni passati, venivano limitati alla ripetizione dell’espressione “fare meglio dell’anno prima”.

Per tutta l’estate la Fiorentina è stata elogiata per aver “trattenuto i migliori” (il gravoso rinnovo di Kean, pur senza allungare la durata del contratto, i riscatti di Gosens, Gudmundsson, Fagioli) e acquisti ritenuti funzionali (Dzeko 39 anni compiuti, Lamptey reduce da ripetuti problemi fisici, il centrale mancino Viti), altri di grande prospettiva (Fazzini), giudicati pronti per il salto di qualità (Sohm) o anticipi per il futuro (Piccoli).

Tutto, più o meno, giusto, ma non si è intervenuti sulle debolezze strutturali della squadra: un play a centrocampo capace di far girare la squadra e di avere personalità e leadership; un difensore forte e veloce, indispensabile se si vuole giocare a tre. La questione del play ha del clamoroso. Sono stati presi in prestito, negli anni: Torreira, Arthur, Cataldi, Adli ed ora Nicolussi Caviglia…

Le prime partite di campionato hanno riportato tutti con i piedi per terra e ora dobbiamo raddrizzare la situazione, in una stagione dove dobbiamo chiudere, definitivamente, i conti con la Conference vincendola.

Ma, dopo sette anni, torna, con forza l’interrogativo: quale è la dimensione sportiva della Fiorentina, quali sono gli obiettivi?

Massimo Cervelli

Leggi altri articoli
Torna in alto