Il paradosso del tifoso svogliato

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Non è mai stato facile essere tifosi di una squadra di calcio, soprattutto della Fiorentina, e non solo perché si vince poco ma perché raramente si vedono realizzati i propri sogni e le forti aspettative che comunque il tifoso ha per la loro squadra.

Tuttavia il calcio moderno, la spettacolarizzazione, il business, insomma il mondo di oggi, declinato nella sua totalità, non aiuta.

La scorsa settimana è stato meritevolmente premiato con un riconoscimento alla sua lunga carriera Raffello Paloscia, storico giornalista fiorentino, amato sulla carta stampata e in televisione. In occasione dei tanti interventi di campioni dello sport, dirigenti sportivi e giornalisti, vorrei citare quello del Vice Presidente nazionale dell’USSI, Alberto Bortolotti, che nel suo intervento ha sottolineato come il calcio di oggi ha contribuito a spengere la passione. Nel secolo scorso (un’era geologica sia per il calcio che per la tecnologia e la vita quotidiana), i giornalisti entravano nello spogliatoio (cessarono di farlo negli anni 80 perché si affacciavano sulla scena fior di giornaliste donne, prima su tutte Manuela Righini, che rivendicò il diritto di fare altrettanto, favorendone quindi il divieto), i campioni uscivano dallo stadio e ricevevano l’abbraccio dei tifosi, li incontravi al bar, per strada, gli ponevi domande e ti facevi fare l’autografo. Riconoscevi insomma che c’era un uomo dietro il campione, e raccontare e vedere la sua vita da persona normale, fuori dei campi di gioco, aumentava la passione e alimentava il sogno, ti faceva credere di essere parte del suo successo, di condividere con lui – con loro – tutti gli alti e bassi della stagione.

Adesso i giocatori sono inarrivabili, non si presentano più alle feste dei tifosi, non rilasciano interviste se non quelle patinate e predeterminate degli addetti stampa della squadra, solo raramente li incontri al ristorante (a me è successo con Nico, per esempio) o li incroci in automobili potenti e veloci (Dodò), ma si tratta di colpi di fortuna che non fanno notizia.

Ecco, questa affermazione è di una verità assoluta: i sogni sono avvizziti, la passione è a temperature glaciali, e questa è la fotografia del tifoso svogliato. Continui a tifare, soprattutto quelli di una certa età che hanno vissuto il calcio di “prima”, continui ad andare allo stadio, ma lo fai con sempre maggiore distacco, in molti casi non lo fai più.

E’ questa, forse, la motivazione principale che ha portato oltre 4.000 tifosi viola a non rinnovare l’abbonamento: certo l’aumento dei prezzi, l’avere spalmato le partite su 4 giorni a tutti gli orari, il dover accedere in uno stadio scomodo, scoperto, fatiscente, difficoltoso da raggiungere e senza alcuna garanzia di sicurezza, ha contribuito, ma credo che la prima vera ragione sia l’impossibilità di comunicare con i tuoi beniamini.

Tutti abbiamo amici che non si perdono una partita allo stadio, che si fanno tantissime trasferte, in Italia e all’estero, e amici che invece hanno smesso di venire allo stadio e guardano la Fiorentina solo in televisione: entrambi soffrono per gli stessi motivi. Quando la squadra è chiamata a fare il salto di qualità, a dimostrare continuità, vedono infrangere il sogno a Frosinone. Quando la squadra ha l’opportunità di esordire in Coppa con una meritata vittoria, i protagonisti rivelano il “braccino corto” del tennista e si fanno riprendere dal Genk. E tutti e due sanno bene che la Fiorentina di non molti anni fa avrebbe potuto perdere tutte e due le partite citate e che quindi quei pareggi sono comunque un passo avanti da non trascurare.

Diranno i soliti esperti che sono i risultati a dare entusiasmo: ed è sicuramente vero. Firenze è una piazza che si esalta facilmente per le imprese dei suoi eroi. Ma serpeggia sempre più evidente la consapevolezza che è proprio il sistema ad essere marcio, che la tecnologia, che doveva eliminare le storture di protagonismo degli arbitri, è ancora una volta utilizzata per riprodurre quelle storture, ormai nel silenzio e nella rassegnazione dei più. Domenica al Bologna è stato annullato un gol assolutamente regolare, nel silenzio del VAR e della Lega. E tralascio altre situazioni che riguardano la Fiorentina, periodicamente oggetto di persecuzione e/o di clamorose sviste, per essere buonisti.

Aggiungiamo a questa situazione la scelta – suicida – della vendita dei biglietti solo online e, in ordine di tempo, la limitazione ad acquistare i prodotti da bar al Viola Park solo con carta di credito, e vediamo sempre più insistente il segnale respingente, invece che accattivante, che porta molti tifosi a rinunciare a partecipare.

Mercoledì 11 Ottobre verrà finalmente inaugurato il Viola Park: vogliamo che diventi la casa della Fiorentina, delle sue squadre, della Società, ma anche dei tifosi. Ci piacerebbe poterla utilizzare per incontrarci con i giocatori, per festeggiare i compleanni dei più giovani, per frequentare i vivai viola e partecipare alla loro crescita, per testimoniare una volta di più il nostro attaccamento alla squadra e alla città. Speriamo ci venga consentito.

Per adesso godiamoci questa squadra, ancora in mezzo al guado, ma ben collocata sia in Campionato che in Coppa: abbiamo giovani promettenti e campioni affezionati alla maglia che sposano il colore viola a lungo (a proposito di Nico – se non gli rinnovi il contratto subito, lo perdiamo l’anno prossimo, se glielo rinnovi lo perdiamo lo stesso perché purtroppo i contratti non contano – è dura contentarli tutti!).

Insomma è giusto pensare positivo: per sognare, però, ci vuole altro…

Fabio Fallai – Viola Club Franco Nannotti

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