I TIFOSI POTREBBERO PARTECIPARE ALLA CONDUZIONE DELLA FIORENTINA?
(parte terza)
Dunque nei due precedenti articoli sull’argomento, abbiamo visto come, in tempi piuttosto lontani, la Fiorentina sia appartenuta ai suoi tifosi, nel senso che questi ultimi potevano partecipare alla conduzione societaria. Poi, a parte qualche sporadico tentativo o annuncio, al cosiddetto Azionariato popolare non si è più pensato. In altre realtà invece, e più precisamente Spagna e soprattutto Germania, i sostenitori sono in grado di influenzare le scelte fondamentali che riguardano la propria squadra. Vediamo ora se, attualmente nel nostro paese, esistono esempi veri di azionariato popolare e se ci sono all’orizzonte prospettive in questo senso
Tanti esperimenti fallimentari
In questi ultimi venti anni ci sono stati moltissimi tentativi di realizzare un azionariato popolare in Italia. Per diverse problematiche, principalmente legislative, si può dire che i progetti siano tutti falliti. Uno è particolarmente significativo e riguarda il Santarcangelo. In questo caso però il vero significato della partecipazione popolare (cioè totale identificazione dei tifosi e della squadra col territorio di appartenenza ) venne stravolto. Si trattò in realtà di un gruppo di veri appassionati più che altro del concetto astratto di azionariato diffuso, che fondò nel 2009 l’associazione “Squadra mia”, alla quale aderirono migliaia di tifosi. Tramite un sorta di referendum interno venne scelto (tra una rosa di “candidati”) di investire nella squadra romagnola del Santarcangelo, che militava in Serie D. In realtà venne acquistato il 10% delle azioni, si ottennero anche risultati sportivi discreti (playoff), ma dopo un paio di anni tutto svanisce (e poco dopo svanirà anche il Santarcangelo). Altri tentativi, più o meno infruttuosi hanno riguardato tra le altre Arezzo, Enna, Pordenone, Verona. Ma è su altre tre iniziative che conviene soffermarsi per capire quale può essere il futuro di questa partecipazione attiva dei tifosi
INTERSPAC: un caso esemplificativo
L’idea di partecipare direttamente alla gestione societaria non ha toccato solo piccole realtà, ma addirittura una “grande” come l’Inter.
Nel 2021 Carlo Cottarelli (sì, proprio quello della “spending review”, non proprio uno sprovveduto) ha lanciato l’idea. La spinta, insieme alla fede nerazzurra, è da ricercarsi nel profilo economico del proprietario Zhang, che molti pensano non in grado di rientrare (alla scadenza) dalla grave esposizione debitoria. Cottarelil fonda interspac.eu alla quale aderiscono, oltre che tifosi “normali”, decine di VIP: Amadeus, Gianfelice Facchetti, Gad Lerner, Enrico Mentana, Beppe Severgnini, Maurizio Mannoni, Roberto Vecchioni, Nicola Berti, Max Pezzali, Michele Serra e molti altri.
Ovviamente l’obiettivo è raccogliere una quantità di fondi tali da poter giocare un ruolo decisivo nella conduzione della società nerazzura.
In un referendum del giugno 2021 circa 80000 tifosi si dichiarano disponibili ad aderire al progetto. Nonostante il successo dell’iniziativa sembra che i promotori abbiano fatto i conti senza l’oste, cioè il proprietario dell’Inter. Ecco come sul proprio sito, Interspac descrive il rifiuto di Zhang:
Interspac non è un progetto di scalata per prendere il controllo dell’Inter, ma un piano di azionariato popolare che permetta ai tifosi di portare un sostegno economico alla società, come nel Bayern Monaco. Senza una forte campagna pubblicitaria, abbiamo raccolto circa 80mila interisti che hanno indicato l’intenzione di investire 212 milioni di euro. Con una buona campagna pubblicitaria si potrebbe magari arrivare al doppio. Ma per una squadra come l’Inter si parla di cifre che sfiorano il miliardo e per questo stiamo cercando partner esterni. A meno che il presidente Zhang non cambi idea sulla possibilità di una collaborazione tra l’attuale proprietà e l’azionariato popolare”.
CHIUSURA – Continua Cottarelli: «Se a Zhang conviene economicamente rifinanziare con Oaktree? La convenienza dipende da plurime situazioni. Come economista posso confermarle che il contesto attuale dei mercati finanziari è molto più complesso di quando era stato acquistato il prestito iniziale. Da Zhang quattro risposte negative su InterSpac. Ci sono stati quattro tentativi distribuiti negli ultimi tre anni. Uno addirittura precedente al sondaggio che avevamo lanciato. Ci era stato detto che la proprietà aveva altre idee, il che ovviamente è del tutto legittimo. Come interverrebbe InterSpac? Si tratta di sostituire nel bilancio dell’Inter, ad una passività, l’azionariato. In pratica arrivano i soldi degli azionisti e con quelli si abbatte il debito».
Una realtà proprio sotto casa
L’esempio dell’Inter dimostra che senza un adeguamento legislativo, che in qualche modo “obblighi” le società ad accettare un azionariato popolare, tutto sarà molto difficile. Soprattutto per società di dimensioni che richiedano capitali ingenti. Ma l’dea di un calcio diverso e popolare può davvero concretizzarsi a patto che la dimensione complessiva sia più limitata, e ne è un esempio concreto il “Centro Storico Lebowski”. È una realtà che molti di voi conosceranno, perciò ci limitiamo a riassumere la sua storia attingendo proprio dal sito della Società:
“Nel 2004 un gruppo di amici decise di seguire le sorti di una squadra di terza categoria fiorentina, l’A.C. Lebowski, che aveva la particolarità di perdere tutte le partite. Un po’ per scherzo, un po’ per la militanza di qualcuno in curva Fiesole, cominciarono ad andare a vedere le partite organizzando il tifo con bandiere, striscioni e cori. Nel 2010, dopo 5 anni al seguito costante dell’ultima squadra di Firenze, quegli ultras diventano fondatori di una nuova società, l’USD Centro Storico Lebowski. Quando nel luglio del 2010 l’USD Centro Storico Lebowski è stato fondato, gran parte delle cose che sono accadute nei successivi otto anni non erano lontanamente immaginabili. All’epoca il Club era così fragile che ben pochi avrebbero scommesso sulla sua durata oltre la prima stagione. Tra le tante cose incerte, poche cose erano chiare già da quei giorni lontani: il Lebowski doveva essere il primo grande esperimento in Italia di azionariato popolare calcistico. Ovvero, doveva essere il primo Club italiano la cui proprietà fosse effettivamente collettiva, orizzontale, non scalabile. Questa visione aveva delle motivazioni etiche e politiche, ma nasceva anche dalla considerazione che la crisi di tante società sportive dilettantistiche (come di molte professionistiche) avesse origine in un modello di organizzazione molto rischioso. Se una società sportiva è retta da un presidente facoltoso o da un’azienda, la società sportiva è totalmente dipendente dalle sue fortune o sfortune, dai suoi capricci, dalla sua convenienza. Abbiamo incontrato troppi Club che in poche settimane sono stati costretti a chiudere o a ridimensionare le attività per il disimpegno o le difficoltà del presidente.
Dopo otto anni, abbiamo vinto 3 campionati passando dalla Terza Categoria alla Promozione, abbiamo creato una Scuola Calcio totalmente gratuita in San Frediano, in pieno centro di Firenze, in un giardino pubblico su cui era in atto un contenzioso e una vertenza per fermare una speculazione immobiliare abbiamo anche due squadre amatoriali e una squadra di calcio femminile. Infine, dopo innumerevoli peripezie, abbiamo finalmente una sede, una casa, grazie al decisivo incontro e alla successiva sinergia inaugurata con la società USD Impruneta Tavarnuzze”
Il club conta attualmente 1920 soci, è molto attivo anche per iniziative a sfondo sociale e di solidarietà, e vuole soprattutto promuovere un calcio privo di razzismo, sessismo, adatto invece a promuovere salute ed educazione. Le partite sono molto seguite e i risultati sportivi buoni. Il fenomeno Lebowski ha attirato le attenzioni dei media e anche di personaggi che nel calcio hanno detto molto, tanto che anche Borja Valero ha indossato la maglia grigionera.
Dunque un calcio “for the fans by the fans”, come recita una delle frasi guida del Lebowski, è possibile. Ma si deve trattare di una realtà” limitata” (si parla di terza categoria), dignitosa e da prendere ad esempio, ma lontana dalle dimensioni calcistiche di una società come la Fiorentina. Ma tra le cosiddette gradi qualcuno ha realizzato qualcosa di concreto”?
MY ROMA: un esempio da non sottovalutare
Nel 2010 un gruppo di tifosi giallorossi inizia un percorso con l’obbiettivo di entrare nella governance della Roma. “MyRoma”, sotto forma di Trust, acquisisce una quota azionaria di AS Roma, non sufficiente a orientare le scelte cruciali del club, ma in quanto azionista il trust può proporre iniziative e richiedere la convocazione di assemblee. Gli scopi (almeno i principali) li ricaviamo direttamente dallo statuto:
Art. 1.
1. L’Associazione denominata “MyRoma” è un ente di diritto privato senza scopo di lucro, apolitico e apartitico, costituito ai sensi degli articoli 14 e seguenti del Codice Civile, che intende uniformarsi, nello svolgimento della propria attività, ai principi di democraticità interna della struttura e di elettività e gratuità delle cariche, nonché alle regole ed ai principi definiti nello Statuto.
2. L’Associazione ha sede in Roma ed ha durata stabilita a tempo indeterminato.
3. L’Associazione ha lo scopo di creare una rappresentanza responsabile e democratica di appassionati della squadra della Roma calcio che intende collaborare con la AS Roma S.p.A. (di seguito anche il “Club”), favorendone, anche attraverso la partecipazione al capitale sociale, la crescita sportiva e, contestualmente, operando quale entità esponenziale degli interessi dei suoi appassionati e degli Associati.
4. L’Associazione ha lo scopo, inoltre, di determinare benefici per i propri Associati, con particolare attenzione alle nuove generazioni, alle esigenze dei tifosi disabili ed agli Associati residenti fuori Roma che vogliono trovare nell’Associazione un modo di identificazione e contatto con il Club.
Da una breve analisi delle attività dell’associazione di può notare come gli obiettivi che il trust si pone vadano incontro alle esigenze del tifoso, anche riguardando aspetti solo in apparenza secondari come lo stemma e i colori delle maglia. Eccoli elencati nella pagina dell’associazione:
Le battaglie storiche di MyROMA
Le battaglie da perseguire che il Supporters Trust dell’AS Roma ha iniziato da anni ma dove ancora non si è giunti all’obiettivo desiderato (per ordine di importanza):
NO AL NUOVO STEMMA
COLORI DELLE MAGLIE UFFICIALI
TRASPARENZA SUGLI EFFETTIVI GUADAGNI DAL NUOVO STADIO
NUOVA LEGGE SUL SUPPORTERS TRUST – proprietà diffusa (modello tedesco)
Nuova Curva Sud “Standing Area”
Apertura Trigoria per assistere agli allenamenti
Possibilità di istituire il MyROMA Corner a Trigoria in occasione delle partite della Primavera
Merchandising: Campagna NO AL FALSO e politica contenimento prezzi
Insomma, l’esempio di MyRoma andrebbe preso in considerazione perché si pone in quella che sembra essere una giusta via di mezzo tra l’essere proprietari della società per la quale si tifa (vedi modello tedesco del 50+1), e dover creare una realtà praticamente da zero per poter vivere una dimensione di calcio libero e “romantico” (come per il “Centro Storico Lebowski)
Prospettive e conclusioni
La conclusione più importante che si può trarre da questa nostra “discussione” è che solo una nuova legislazione potrà rendere possibile una partecipazione ampia e diretta dei tifosi alla conduzione societaria.
A questo proposito è importante richiamare un progetto di legge del 27 aprile 2021:
“…a due mesi dall’approvazione della “Riforma Sportiva” è stata presentata una proposta di legge che mira ad invertire la situazione attuale, introducendo nell’ordinamento degli strumenti in grado di coinvolgere i tifosi e renderli direttamente responsabili rispetto alla proprietà e organizzazione delle società sportive professionistiche e dilettantistiche”, colmando quel vuoto normativo che i d.lgs. sopra elencati (parte precedente del progetto n.d.r.) hanno lasciato.
All’art. 3 del disegno di legge, in particolare, si parla di “misure fiscali per la promozione dell’azionariato diffuso”. Si riconosce, secondo il disegno di legge, “una detrazione di imposta sui redditi di persone fisiche pari al 30 per cento dell’ammontare complessivo
dell’investimento sostenuto (per un importo massimo di 50 mila euro e per un periodo pari almeno a tre anni” e per “le società sportive professionistiche o dilettantistiche che deliberano un aumento di capitale per azionariato diffuso, si riconosce un credito
d’imposta in misura pari al 20 per cento del capitale integralmente sottoscritto dai sostenitori sportivi, aumentato di 10 punti percentuali laddove la stessa società possa vantare un azionariato diffuso per almeno il 50 per cento più uno del totale del capitale
versato”
Con tempi nemmeno troppo lunghi per la realtà italiana si è andati sorprendentemente avanti, e l’8 marzo del 2023 è stato presentato al Presidente del Senato l’annunciato Disegno di legge:
Naturalmente è possibile visionare il documento, che per ragioni di brevità non riportiamo integralmente. Si può consultare sul sito del quale riportiamo il link
poi digitando per la ricerca: “atto senato numero 581 della XIX legislatura”
Sarà interessante seguire l’iter legislativo. Diciamo che se fosse realizzata (???) la legge darebbe davvero la possibilità di permettere l’azionariato popolare anche nel nostro Paese.
Nel frattempo si potrebbe pensare ad una iniziativa tipo quella di MyRoma, non facile ma (come abbiamo visto) abbastanza incisiva. Con la differenza piuttosto sostanziale che, non essendo la Fiorentina una società per azioni, si tratterebbe di esercitare una influenza completamente esterna.
Per chi non ha pazienza, o per gli inguaribili romantici, il consenso o il dissenso espressi allo stadio restano ancora un mezzo abbastanza efficace per orientare le scelte societarie. Tenendo presente che oggi si possono modernamente usare a questo scopo anche i Social. Pia illusione? In realtà, ad esempio, la retromarcia ingranata dalla Società viola, in merito alla mancata riduzione per gli abbonamenti sottoscritti in questa stagione dagli under 14 direbbe il contrario.
Qualcuno dirà che è veramente poco. Quel qualcuno ha ragione e non possiamo che rifugiarci nell’intramontabile “Meglio di niente marito vecchio…”.