“Gnonto, che non è un participio greco”. Conversazioni amaro-dolci per sopravvivere al mercato-calcio

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Tra fantacalcio e fantasmagorie di bilancio, botti di mercato e cinguettare di gazzette, aerei non presi che non passano più, aerei forse mai esistiti, espungendo a tentoni nel tortellone dei nomi, ecco di nuovo sudatissimi tormenti d’un estate viola. Per sopravvivere a tutto questo, riportandolo alla sua vera dimensione di chiacchiere di palla che rotola, abbiamo deciso di ricorrere all’ironia, perché c’è un genius loci. I nomi dei motteggiatori son di fantasia come tutti i nomi, o quasi, di codesto mercato-calcio.

Futurista Morigerato: “Esiste davvero un tempo senza calcio. Che disperante intermezzo! È una “constatazione del nostro niente”, per dirla con il Perozzi. Sto così male che pur di veder giocare la Fiorentina rivedrei anche Fiorentina-Udinese, tifando ancora, smitragliando insulti qua e là, soffrendo tantissimo. Per disperazione guarderò la Nations League!”.

Sempronio Viola: “No! La Nations, no! Non sia mai! Urge Bi(r)ro-panino spacca-mercato, ramazza-esperti, strapazza-giornalai!”.

E così, viola di fame, passarono la sera all’arrembaggio della notte, conversando come segue. Al panino bandito, dove il lampredotto s’accoppia con il friariello e sguazza in estrosi fluidi piccanti, c’erano momenti di vera fame, con conseguente assalto alla diligenza. Gente alla rinfusa, scapitozzati, qualche alterato, qualcuno lì-lì, parfum di cannetta: tutti bellissimi e spontanei. Dove resiste un’anima popolare, lontano dal madido ciabattone e mentre il pendolino di David ciondola mestamente in vetrina lontano, c’è la nostra Fiorentinità.

S.V.: “È una sera di calcio storico e a noi questo calcio post-moderno ci ha già divertito. In barba alla crisi, oggi si cena. Avanti di panino, patatina strozzami! A proposito, Pinamonti!”.

F.M.: “Che non è un indipendentista valdostano! E, come si chiama quell’altro? Dice ci piace, dice piace a tanti, dice che è bravo. Così si dice”.

S.V.: “Gnonto! Che non è un participio greco”.

F.M.: “Il mercato-giornal intona: Yilmaz! Che non è un giovane turco”.

S.V.: “A volte ritornato, tante volte”.

F.M.: “Per la rubrica fresche l’ova: Arnautovic. Questo va bene per ogni mercato”.

S.V.: “E Floriano Grilleschi?”

F.M.: “Il paragnosta di mercato dice quasi fatta”.

S.V.: “Joao Meravigliao”.

F.M.: “Non scherziamo: Djuric o muerte!”

S.V.: “Sento già un mugolio contro Rocco”.

F.M.: “Mai poi tagliano le pagine…”

S.V.: “Che poi sono soldi suoi, di cosa parliamo?”.

F.M.: “Non voglio terrorizzare le persone intorno e fargli andare di traverso il paninazzo ma siamo di fronte a una crisi organica, il nostro modello che ci ha permesso di vivere mangiando panini e parlando di pallone non è più tanto sostenibile. Commisso è un grande imprenditore, che ha intuito dove stiamo andando. Fara il massimo anche in questo momento”.

S.V.: “Allora dico, prima di campare a cibo e il calcio sintetico, l’insetto e Dazòn, godiamoci l’allegria, le luci della sera, il cibo buono e saporito, il birrone, ché non ci saranno molte serate come queste”.

Insufflati di Lungarno, mentre un’oltre-mezza-luna spillava latte nel cielo con dotte luminescenze sul figliuolo del Falterona, divinamente ingaglioffitisi tra fumi birra e fumi di piastra – il friariello trombettava nelle viscere mentre la porchetta amoreggiava con la cipollina – richiamati dal canto di flessuose ninfette, si diressero altrove, ringraziando per la meraviglia di questa serata di primavera fuori stagione.

Lorenzo Somigli

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