Fiorentina 1981/82

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Quarant’anni fa la Fiorentina avrebbe dovuto vincere il suo terzo scudetto.

Quello che successe nell’ultima giornata di campionato a Catanzaro (rigore negato dall’arbitro Pieri nonostante un clamoroso fallo dello stopper juventino Brio sull’attaccante Borghi) e a Cagliari (gol annullato a Graziani dall’arbitro Mattei per un’inesistente carica di Bertoni sul portiere cagliaritano Corti) modificò la classifica finale e assegnò, per un punto, lo scudetto della seconda stella alla Juventus.

Elaborammo collettivamente quell’ingiustizia accentuando i caratteri antisistemici del nostro tifo e assumendo l’espressione, piena di spirito fiorentino, coniata dal Brivido Sportivo: “meglio secondi che ladri”.

In questi quarant’anni non siamo mai tornati ad essere così vicini alla conquista del titolo: nel 1983-84 il sogno si fermò alla diciannovesima giornata con il grave infortunio subito da Antognoni contro la Sampdoria, quando la Fiorentina era seconda in classifica a tre punti dai gobbi; campioni d’inverno nel 1998-99, ma l’infortunio a Batistuta e il carnevale di Edmundo ci fermarono molto prima del finale di stagione.

Quarant’anni sono tanti.

Intere generazioni di tifosi viola non hanno mai visto nella loro vita la Fiorentina in lotta per uno scudetto e, con il passare del tempo, i ricordi del 1955-56 e del 1968-69 diventano sempre più fievoli.

Per questo, per il rispetto di quelle vittorie, per le ambizioni del pubblico, viola dobbiamo rendere la nostra storia patrimonio di tutti i tifosi, consapevoli che chi non ha memoria non avrà la forza di scrivere il proprio futuro.

A quarant’anni di distanza il Museo Fiorentina, ha utilizzato l’anniversario di quel 16 maggio, un giorno da cancellare dal calendario viola, per dedicare alla Fiorentina 1981-82 un libro che spiega in modo esaustivo, con dovizia di particolari, quella stagione.

Il campionato 1981-82 è stato, per noi, un crocevia fondamentale: con quella vittoria ci saremmo stabilmente inseriti nei quartieri alti del calcio italiano. Avremmo raggiunto la quota di tre scudetti, quando ancora il Napoli non ne aveva mai vinti, così come la Sampdoria e il Verona; Lazio e Roma ne avevano vinto solo uno. Avevamo una proprietà ricca ed entusiasta, pronta a lanciare l’assalto alla Coppa dei Campioni. Con lo scudetto sarebbe rimasto a Firenze uno dei difensori più forti di sempre del calcio italiano, Pietro Vierchowod e l’anno successivo avrebbe fatto coppia con Daniel Passarella…

L’entusiasmo della piazza

La Fiorentina veniva da una lunga stagnazione. Nel settembre 1979 Enrico Martellini diventò presidente dopo la morte di Rodolfo Melloni. Furono gli ultimi mesi di una dirigenza fiorentina che aveva, in parte, già accompagnato la presidenza Longinotti (1961-65), Baglini (1965-71), seguita da Ugolini (1971-77) e poi da Melloni. Finiva, con Martellini, la Fiorentina della piccola imprenditoria locale che aveva fatto perno proprio su Ugolino Ugolini. Furono sette mesi difficilissimi. La Fiorentina rischiava di essere nuovamente coinvolta nella lotta per non retrocedere: la squadra, dopo dodici partite, aveva soltanto otto punti in classifica. La stagione finì con un buon quinto posto, ma, soprattutto, con una nuova proprietà: la famiglia Pontello, guidata dal capo carismatico (il conte Flavio Callisto) che mise alla testa della società gigliata Ranieri, figlio del conte, trentadue anni, laureato in legge e sposato con due figli. Da cinque anni Ranieri dirigeva l’azienda di famiglia che costruiva infrastrutture civili (ospedali, scuole, strade) in Australia.

L’ingresso della famiglia-impresa nel mondo del calcio fu fragoroso. Venne annunciato un piano triennale per lottare per lo scudetto e già nella prima sessione di calciomercato fu acquistato, fra gli altri, il campione del mondo Daniel Bertoni. La prima stagione, nonostante il recupero nella seconda parte con l’arrivo in panchina di “Picchio” De Sisti (capitano del secondo scudetto), era stata tutt’altro che positiva.

Il direttore sportivo Tito Corsi ebbe, nell’estate del 1981, un mandato preciso: allestire una squadra per attaccare il vertice del campionato. Venne messa a disposizione di Giancarlo De Sisti la miglior formazione possibile, inserendo grandi giocatori, guardando al presente (Pecci, Graziani, Cuccureddu), all’immediato futuro (Massaro e Monelli) ed ottenendo dalla Sampdoria (che era in serie B) il prestito di Vierchowod.

La rivoluzione dei Pontello

Oltre alla squadra la nuova proprietà agì profondamente sulla struttura societaria e mise in cantiere una serie di iniziative shock: la nuova maglia (il regolamento permetteva di applicare sulle maglie dei giocatori, a partire dalla stagione 1981-82, il marchio dello sponsor) con un giglio stilizzato che scatenò feroci polemiche in città; un nuovo inno (Alè Fiorentina) che provò a sostituire la Canzone Viola (che continuiamo a cantare con orgoglio e passione ancora oggi).

La rivoluzione del marketing era accompagnata dalla rivista ufficiale (il mensile La Fiorentina), per informare tutti i tifosi e gli appassionati delle vicende viola così come era stata (ed è tornata ad essere!) Alé Fiorentina dal 1965 al 1973.

Inoltre, i Pontello annunciarono: il Centro Sportivo della Fiorentina (da costruire a Santa Brigida su terreni della famiglia ceduti al club); la volontà di aumentare la capienza dello Stadio (utilizzando un progetto del “realizzatore” dell’impianto di Campo di Marte, l’ingegnere Nervi); la vendita di azioni collegata agli abbonamenti delle poltronissime e delle poltrone.

Una squadra fantastica

Un portiere, Galli, la cui sicurezza stupiva per la giovane età. Due terzini, Contratto e Ferroni, rapidi e grintosi. La velocità e la forza fisica di Vierchowod accoppiata allo stile e al senso di posizione di Galbiati. La quantità garantita in mezzo al campo da Casagrande e Sacchetti, gestita dall’intelligenza, dalla classe e dalla personalità di Pecci. Il campione: Antognoni. La rivelazione: Massaro, busto alto e testa china, cursore a tutto campo.

Una squadra che seppe restare grande senza il suo Campione, dopo il tragico incidente provocato dall’uscita inconsulta del portiere Martina il 22 novembre in Fiorentina-Genoa.

La grande idea di De Sisti per sostituire Antognoni fu Miani, un difensore chiamato a fare il centrocampista: un percorso alla rovescia (da libero a centrocampista) rispetto a quelli che eravamo abituati a vedere (come il mediano Cera del Cagliari diventato libero anche della Nazionale e, pochi anni dopo, Battistini nella Fiorentina). Una squadra che davanti schierava due campioni del mondo: uno in carica, Bertoni, dribbling e tiro; l’altro lo diverrà nel luglio 1982, Graziani, forza, vena realizzativa e tanta generosità.

Con il linguaggio di oggi si definirebbe una sorta di 4-3-1-2 che con Miani diventò un 4-4-2 orientato alle ripartenze, allora chiamate più semplicemente contropiedi. L’impenetrabilità della difesa fu la forza di quella squadra.

Era un calcio molto differente da quello che si vede oggi, ed un mondo ancora più differente.

Tutto questo, con le istruzioni per l’uso del calcio degli anni Ottanta e accompagnato da fotografie, biglietti, adesivi del tempo, disegni, lo trovate raccontato nel volume Fiorentina 1981-82.

Buona lettura.

Massimo Cervelli – commissione storia del Museo Fiorentina

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