Sei anni fa, il 19 dicembre 2018, a 97 anni, ci lasciava Rigoletto Fantappié.
È difficile spiegare chi fosse Rigo e cosa abbia rappresentato per tutti noi.
Per il Centro di Coordinamento e per il Museo, ma soprattutto per i tifosi viola, Rigoletto è stato un maestro: di storia e di vita. Un tifoso appassionato della Fiorentina, organizzatore del tifo, socio e consigliere del club viola.
Quando lo abbiamo conosciuto, da giovani tifosi, era già un’istituzione, oltre che un grande punto di riferimento. Con il passare del tempo ci siamo resi conto che la sua presenza andava oltre i suoi racconti, che ormai conoscevamo a memoria.
Era la sua saggezza a fare la differenza: la serenità con cui affrontava persino i momenti più difficili, come il fallimento di Vittorio Cecchi Gori. In quei frangenti, sapeva ricordarci ciò che davvero contava: “Bisogna sempre voler bene alla Fiorentina”.
Rigo, nato a Bagno a Ripoli il 3 novembre 1921, amava raccontare l’esordio della Fiorentina, il 20 settembre 1926 in via Bellini: “Lo zio Nanni attaccò il cavallo al calesse e dalla piazza di Osteria Nuova portò me e il mio babbo Dario a vedere quei ragazzi in mutande giocare al pallone in un campo fuori Firenze, in via Bellini”.
Da quel giorno, la Fiorentina divenne una delle coordinate fondamentali della sua vita.
Aveva conosciuto Luigi Ridolfi e lo ricordava con un episodio che ne esaltava la sensibilità:
“Era rimasto colpito nel sentire che per noi ragazzi la Fiorentina era una fede. La squadra viola era un ideale e lui condivideva i nostri sentimenti. A quell’epoca il tifo non aveva alcun peso, ma lui mostrò verso di noi una disponibilità eccezionale. Per lui non esistevano categorie: accettava di parlare con tutti. Una volta, nel 1939, gli raccontammo di essere stati a Milano per sostenere la squadra in trasferta. Lui, senza che gli avessimo chiesto niente, ci rimborsò il prezzo del biglietto. Era un punto di riferimento per tutti noi, una persona dotata di grande umanità e di straordinaria intelligenza. Era un condottiero che non diceva mai ‘bisogna fare’, lui faceva e basta. A chi gli stava vicino infondeva una volontà incrollabile e la sua parola contava davvero qualcosa”.
Dopo la Liberazione dal nazifascismo, oltre a un paese devastato dalla Seconda Guerra Mondiale, anche la Fiorentina doveva essere ricostruita. Non era più proprietà di un singolo, Luigi Ridolfi. Diventò una società democratica gestita dai soci, che cambiarono il nome dall’originaria Associazione Fiorentina del Calcio ad Associazione Calcio Fiorentina. Iniziò così una nuova fase con l’elezione del presidente e dei consiglieri.
Il primo presidente eletto fu Arrigo Paganelli. Attorno a lui, e a Ottavio Baccani, dirigente sportivo, si riunirono i soci, tra cui Rigoletto, che diventò membro il 10 settembre 1946. Conservò gelosamente la sua tessera nel portafoglio per tutta la vita. I soci sistemarono e ripulirono la nuova sede, situata in un sottosuolo di via de’ Saponai.
Proprio lì prese sostanza l’attività associativa: si organizzavano trasferte, si discuteva a lungo del rendimento della squadra e si cercavano soluzioni per trovare i fondi necessari a rinforzarla. In quelle interminabili giornate si cementarono amicizie indissolubili, capaci di resistere a discussioni e liti accese.
Uno degli episodi più noti, spesso raccontato da Rigoletto, è la “battaglia delle seggiole” dell’estate 1952. Il presidente Enrico Befani, eletto da pochi mesi, propose la cessione di Egisto Pandolfini alla Roma per una cifra straordinaria per quei tempi, circa sessanta milioni di lire. Tuttavia, soci e tifosi si opposero con forza: non volevano assolutamente che il campione di casa fosse ceduto.
All’assemblea convocata da Befani, i presenti si mostrarono inizialmente compatti contro la vendita, ma al momento decisivo le argomentazioni del presidente, unite alla cifra impressionante offerta dalla Roma, fecero vacillare alcuni. Questo provocò una reazione furiosa: dalle parole ingiuriose tra le due fazioni si passò ben presto ai fatti, culminati nel lancio delle famose seggiole!
Le grandi liti si trasformarono in anni di intense emozioni, segnati dall’entusiasmo per lo scudetto del 1956 e la finale di Madrid nel 1957, ma anche dalla delusione per i quattro secondi posti consecutivi. Questi anni si conclusero, nella stagione 1960-61, con le vittorie in Coppa delle Coppe e Coppa Italia e l’inizio della presidenza Longinotti, presentato come un uomo dalle vastissime possibilità economiche.
Le cose, però, andarono diversamente, e nel 1965 fu Nello Baglini a diventare presidente, salvando la Fiorentina da una difficile situazione economica.
Rigoletto, spesso descritto come filo governativo, confermava questa definizione con la sua stessa filosofia: “Fino a mali estremi è inutile fare la guerra”.
Tuttavia, quando si trattò di votare il suo amico Baglini, Fantappié si oppose. Riteneva un errore escludere Longinotti: “Giudico illogico rinunciare a un bel pacchetto di milioni, che avrebbe potuto servire al rafforzamento della squadra”. Nonostante ciò, non esitò a mettersi a disposizione del nuovo presidente.
Baglini volle fortemente creare il Centro Coordinamento Viola Club ospitato direttamente nella sede della Fiorentina, in via del Parione (Palazzo Corsini); dal settembre 1965 Alè Fiorentina ne divenne il mensile ufficiale. Rigoletto fu tra i membri più attivi fin dall’inizio, entrando nel primo comitato di reggenza presieduto da Alfredo Manoelli.
Quando, nel 1974, il Centro divenne l’Associazione Centro Coordinamento Viola Club, Rigoletto ne assunse il ruolo di tesoriere. Fantappié restò nel consiglio dell’ACCVC fino al 1990, l’8 luglio 1989 fu eletto presidente. Poco più di un anno dopo dovette abbandonare, a malincuore, il ruolo.
Mario Cecchi Gori lo volle nel consiglio dell’AC Fiorentina, per stima, ma anche come riconoscimento per il ruolo cruciale che Rigo aveva avuto nel convincerlo ad acquistare la squadra.
Interpretò al meglio il ruolo di consigliere e fu lucido nel momento del crollo di Vittorio, svolgendo un ruolo attivo anche nell’operazione che portò la famiglia Della Valle alla guida della società.
“Bisogna sempre voler bene alla Fiorentina”!
Massimo Cervelli – commissione storia Museo Fiorentina