La Fiorentina supera lo scoglio del preliminare di accesso alla competizione europea superando gli ucraini del Polyssia, giocando praticamente in trasferta anche la gara di ritorno a seguito della indisponibilità dello stadio Franchi per i lavori di restyling.
La partita giocata a Reggio Emilia di fronte a circa 5.000 tifosi fedelissimi, ha avuto degli aspetti surreali.
Non voglio fare la cronaca della partita perché sicuramente tutti i tifosi viola o l’hanno vista in televisione o hanno ampiamente letto le molteplici cronache di giornali, radio e siti, per cui non avrei nulla da aggiungere. Una considerazione tuttavia è opportuno farla: anche a Reggio Emilia, alla fine del primo tempo, sono partiti fischi e slogan di contestazione per il risultato imprevisto di 0-2 che rischiava seriamente di compromettere il raggiungimento del primo obiettivo della stagione. Così come molti commentatori si sono soffermati sulla imprevista debacle iniziale della squadra viola, sottolineando i limiti della squadra, dei singoli, dell’allenatore, della Società, della campagna acquisti, in un miscuglio esplosivo che sinceramente non aiuta e che rappresenta perfettamente lo spirito “bartaliano” del “tutto sbagliato, tutto da rifare”!
Tutto vorremmo vincere sempre, con facilità e senza sofferenza, ma nemmeno le grandissime squadre come Barcellona, Bayern Monaco, Real Madrid, Manchester City o Liverpool sono in grado di assicurare questo risultato.
Da Reggio Emilia (ma anche dalla trasferta a Cagliari) ne usciamo con una certezza: quando abbassi la qualità dei giocatori in campo, metti a rischio qualunque partita.
Eppure Pioli lo aveva affermato con decisione in conferenza stampa: il risultato dell’andata non assicura il passaggio del turno. La partita va giocata con attenzione e determinazione.
E allora, purtroppo, la formazione iniziale di Reggio Emilia, con gran parte dei titolari assenti, chi per squalifica chi per scelta tecnica, ha confermato il principio sopra detto: scarsa qualità, risultato sempre in bilico.
Siamo all’inizio della stagione, è la terza partita ufficiale: il turn over che tanto piace a tutti i commentatori potrebbe non avere alcun senso per la maggioranza dei giocatori viola, giovani e in forma. Il problema si porrà forse a Natale, quando i carichi fisici e la pressione psicologica avranno un impatto devastante sulla testa e sulle gambe, e in quel caso rifiatare, saltando una partita infrasettimanale, ha un senso.
Quindi all’inizio della stagione devono giocare i migliori, soprattutto nelle partite che contano e che potrebbero condizionare l’intera stagione, come quella di Reggio Emilia.
Altro punto evidente che la partita ha messo in luce è che non è possibile (e non è neanche giusto) partire a cento all’ora, in condizioni atletiche già al 100%, o comunque molto vicine al top, come era successo in parte nella partita di andata col Polyssia: è opportuno dosare le forze per non ritrovarsi canne vuote dopo tre mesi e rimangiarsi tutto quel di buono che può portare una partenza a razzo. Quindi calma e gesso: la squadra si deve rodare, i giocatori si devono amalgamare, la tenuta atletica deve costruirsi con lentezza ma con solidità e qualche colpo a vuoto è pertanto legittimo.
Abbiamo infine capito, sempre a Reggio Emilia, che alcuni giocatori sono ottime riserve ma che tali vanno considerate: è doloroso parlare di singoli atleti, che sicuramente danno il loro massimo e garantiscono tutto il loro impegno, ma esistono purtroppo in natura talenti e capacità che non si equivalgono. Uno vale uno nel calcio, come nella, vita è una menzogna.
Senza dimenticare il ruolo del fattore C, sempre presente e che, in questa occasione si è manifestato con l’ingresso di Ranieri all’86’; autore del secondo gol e influente anche sul terzo. Una mossa indovinata, sicuramente non casuale, ma con risultati ben oltre ogni aspettativa.
Pioli, intervistato sulle ultime mosse di mercato, ha detto giustamente che la Società deve prendere giocatori che alzano l’asticella, perché di giocatori equivalenti a quelli già in rosa non sa che farsene.
Quindi Parisi può partire, ma se ne viene uno meglio; Mandragora può partire ma se ne viene uno meglio (Nicolussi Cavriglia, appena arrivato), Pablo Marì può partire … punto.
Dzeko ha forse bisogno di giocare insieme ad un’altra punta (e non mancheranno occasioni per provarlo, ma questo costringerà Pioli a rivedere il suo modulo tradizionale); Comuzzo da rivedere (forse le voci di mercato l’hanno un po’ destabilizzato), Fazzini più che sufficiente – ed anche il suo utilizzo, che ritengo indispensabile, costringerà il mister a qualche manovra interna, con alternanze tutte da valutare.
Insomma è presto per contestare il modello di gioco, è presto per giudicare una stagione che, come sempre, si risolverà nel mese di Aprile/Maggio: ma intanto qualche considerazione si può fare. Non peregrina, quella che anche quest’anno la Fiorentina giocherà una Coppa Europea, che ancora una volta ha l’opportunità di vincerla, anzi quasi un obbligo considerati i valori in campo.
Sono certo che tanti tifosi viola saranno lieti di accompagnare la squadra a Vienna, a Magonza a Losanna e, speriamo, a Lipsia. E a quelli che dicono che la Conference è una coppetta, rispondo che sì, è vero, è una coppetta ma è alla nostra portata ed è meglio giocarla che vederla giocare, con l’obiettivo di salire di categoria, investimenti di Rocco permettendo.
Il mercato chiude lunedì, proprio il giorno in cui esce questa rivista, e quindi non siamo aggiornati: vedremo cosa ci porterà di nuovo e di buono, se lo farà. Per ora prendiamo con soddisfazione questo risultato, consapevoli che le nostre ambizioni sono altissime e che tutti, Società, allenatore e giocatori, devono dare il massimo. Siamo in rodaggio ma la partenza è buona. Avanti viola!
Fabio Fallai – Viola Club Franco Nannotti