Chi l’ha visto?

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CHI L’HA VISTO?

PICCOLO ABBECEDARIO DEGLI SCOMPARSI DAL MONDO DEL CALCIO

Non si tratta di ritrovare personaggi più o meno famosi dei quali si sono persi del tutto le tracce, ma di ricordare vari aspetti un tempo molto comuni che poi sono diventati sempre più rari fino a scomparire definitivamente. Alcuni semplicemente perché i tempi inevitabilmente cambiano, altri invece in modo incomprensibile…

Il pallone medicinale e la corda

La preparazione atletica ha seguito di pari passo l’evoluzione del fenomeno calcio. O forse si potrebbe dire il contrario, poiché le migliorate condizioni generali di salute della popolazione, l’evoluzione delle conoscenze mediche, la disponibilità di farmaci ed integratori più moderni e l’ideazione e costruzione di attrezzi e macchinari per allenamento e riabilitazione, hanno permesso di far progredire enormemente la capacità atletica del singolo. Tutto è più veloce forse anche più violento, la tecnica conta ancora moltissimo ma i giocatori talentuosi spesso rischiano di subire i ritmi troppo intensi. Ci piace perciò recuperare dalla memoria, uno dei pochi attrezzi utilizzati per la preparazione e per il recupero degli infortunati, il cosiddetto “pallone medicinale”.

Ma ci sembra curioso riproporre anche la corda, uno degli strumenti più usati per favorire l’agilità e il sincronismo dei movimenti.

Enzo Robotti, si riposa durante un allenamento. Ai suoi piedi un pallone che ha visto giorni migliori, sulla spalla la corda, attrezzo ginnico dalle mille applicazioni

La segatura nell’area di porta

Nel recuperare nella memoria aspetti che non esistono più, a volte ci riesce difficile anche semplicemente capire il perché della loro scomparsa. E’ il caso della segatura cosparsa a triangolo all’interno dell’area di porta. Il motivo fondamentale per il quale si ricorreva a tale misura consisteva nel fatto che quel triangolo era continuamente calpestato, diciamo pure pesticciato, dal portiere. Era perciò una piccola zona che, anche nei campi migliori, era priva di erba e la segatura aveva il duplice scopo di ammorbidirla e di evitare le pozze in caso di pioggia. Nel cercare di capire i motivi della scomparsa, va tenuto presente che il riferimento a questo romantico accorgimento non si perde negli anni cinquanta e sessanta, ma arriva addirittura fino a tutti gli anni ottanta, come testimonia questa curiosissima foto che ritrae Galli appoggiato al palo durante un Bologna-Fiorentina.

Bologna-Fiorentina: Galli appare annoiato, mentre il raccattapalle ascolta la radiolina

Ma quali sono i motivi di questa scomparsa? Difficile dirlo, più facile ipotizzarne qualcuno. Innanzitutto le scarpette o meglio i tacchetti, che fino agli anni ottanta, in caso di terreno allentato, erano di alluminio e perciò maggiormente in grado di danneggiare il terreno di gioco. C’è da tener presente poi la maggior facilità tecnica con la quale si fanno le cosiddette “rizzolature”, che permettono di ricostruire parti del prato sofferenti. Inoltre molti campi si sono dotati negli anni d’impianti di “riscaldamento” e d’irrigazione che hanno reso più efficace la manutenzione. Molte società si sono dotate negli anni di Centri sportivi o in ogni caso di campi di allenamento che permettono di “risparmiare” il terreno dello stadio nel quale si gioca la domenica. Insomma uno o più motivi hanno permesso di preservare meglio l’erba dell’area di porta, ma ci hanno privato d’immagini di grande fascino e poesia.

Le scarpe nere

Non importa risalire alle scarpe su misura del mitico Caselli, qui rappresentate: fino a qualche anno fa le scarpe nere si usavano. Poi gli sponsor imposero il technicolor.

Lo scambio di fiori a centrocampo

E non solo fiori. Prima a centrocampo si scambiavano anche prodotti tipici regionali. Poi è arrivata la globalizzazione, le partite sono aumentate a dismisura e i tempi per certi cerimoniali si sono accorciati fino a ridursi a un veloce scambio di gagliardetti che nessuno guarda più.

Ci si scambiano fiori e prodotti tipici. Il fair play esisteva ancora

L’invasione festante di campo all’ultima di campionato

Era uno dei momenti più belli della stagione. Caccia alla maglia, corsa sul prato e (se sbucava un pallone) si segnava fingendo fosse il goal decisivo per lo scudetto o per la vittoria in Coppa Campioni.

Il treno viola

Era bello prendere il treno speciale. Poi, in un crescendo, qualche scritta sui vagoni, i bagni spaccati, il freno d’emergenza tirato in piena campagna, le sassate degli avversari, le molotov: fine di tutto

Il tony

Ai suoi tempi era misterioso per l’origine del nome, anche se una delle ipotesi è più attendibile di altre. Sembra che il nome provenga da una dicitura impressa con la vernice su una cassa di legno abbandonata dai soldati americani al momento di lasciare Firenze. La cassa conteneva un a serie di tute di cotone composte da pantalone e magia a scollo tondo. La dicitura riportava le lettere “TONY” che significavano “To New York”, abbreviato con un acronimo. Era una dicitura per il corriere dell’epoca che avrebbe dovuto imbracare i cassoni su una nave con destinazione gli Stati Uniti. Chi trovò la cassa, da buon fiorentino, ribattezzò immediatamente il contenuto! Oggi il “tony” è scomparso, sostituito dalle più pratiche tute. Composizione: 40% fibra sintetica traspirante, 60 etichette e scritte degli sponsor!…ma non certo scomparso dal gergo delle famiglie veramente fiorentine!

Il cappellino del portiere

A essere onesti non è mai stata una parte dell’equipaggiamento sportivo molto diffusa. Però non era infrequente vedere un portiere che, per ripararsi dal sole che lo poteva abbagliare, indossasse il cappellino.

Una bella squadra, anche se eliminata in semifinale, quella che partecipa al torneo di Viareggio del 1972. In porta Mattolini con tanto di cappellino.

Alcuni portieri usavano addirittura una visiera, e a Firenze questa (come il più semplice cappello) erano indossati quando il portiere difendeva la porta posta dal lato Curva Fiesole, da sempre la più esposta ai raggi solari

1980: Castellini blocca a terra: Difende la porta del Napoli, dal lato Fiesole e il sole può metterlo in difficoltà. Il “Giaguaro” si difende con una visiera

Forse sarà perché le partite alla luce del sole son sempre meno, più probabilmente è una questione di look: di sicuro il cappellino del portiere è scomparso!

La bottiglia dell’acqua minerale

Si parla di quella di vetro, quella da un litro. In questo caso le ragioni della sua scomparsa son più che comprensibili: sicurezza e igiene. Tuttavia la bellezza di certe immagini che esaltavano una certa “complicità” del gruppo è definitivamente scomparsa.

L’acqua minerale è più buona dello Champagne dopo una vittoria.

E poi, sproposito di curiosità, vi sembra poco questa bottiglia di Roveta dietro un palo di San Siro? Sarebbe la stessa col mezzo litro di plastica?

1956, San Siro: La Fiorentina è lanciata verso lo scudetto. Virgili più che seguire il pallone sembra incuriosito dalla bottiglia di minerale nascosta dietro il palo

I giocatori italiani

Dopo il disastroso campionato del Mondo del 1966. disputato in Inghilterra, la Federcalcio cercò varie strade per innalzare il livello del nostro sport nazionale. L’eliminazione da parte della Corea del Nord portò a misure drastiche, e la chiusura delle frontiere calcistiche agli stranieri sembrò una delle più efficaci. La norma restò in vigore fino alla stagione 1980-81, quando fu permesso il tesseramento di un solo giocatore non italiano per ogni squadra. Nella stagione 1983-84 gli stranieri in serie A erano 2 per ogni società.

Gli stranieri in Italia nella stagione 1983-84: erano 2 per squadra ma a quel tempo si parlò di un’invasione!

Col tempo la situazione è cambiata, e siamo arrivati alla famosa sentenza Bosman, pronunciata della Corte Europea nel 1995 alla quale facciamo cenno in altro capitolo del libro. La circolazione dei calciatori europei da quel momento fu permessa senza limiti numerici. Se sia stato un bene o un male per il calcio Italiano e quello Azzurro in particolare, non lo sappiamo. Di certo il giocatore italiano in squadra è diventato veramente una rarità, e la Fiorentina (purtroppo) non fa eccezione.

Da “Fiorentina curiosità e aneddoti”; di Alessandro Coppini, Pieralberto Cantelli; Pagnni editore 2015

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