Caro Presidente…

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A distanza di oltre quarantott’ore, la rabbia e la delusione per ciò che è andato in scena ad Atene continua a mordere la gola. A occupare i pensieri di tutti i tifosi viola.

Cominciamo col dire che la Fiorentina ha perso meritatamente la finale, e su questo non può esserci discussione. Non perché fosse più scarsa degli avversari – il livello, più o meno, era il medesimo – ma perché non è scesa in campo, è mancata da tutti i punti di vista: è mancata nel gioco e pure nel carattere. Sono venuti meno quei calciatori che, per stipendio e cartellino, sono chiamati a dare di più, dai quali ci si deve attendere una giocata decisiva quando le partite contano davvero. Penso soprattutto a Nico Gonzalez, la delusione più grossa. Il numero dieci viola è stato impalpabile, assente al punto da irritare. Inspiegabilmente, però, è mancata quasi tutta la squadra – ad eccezione di Terracciano e di Milenkovic –, forse per timore di perdere un’altra finale. Dopo due anni di credo calcistico che, a parere di chi scrive, è sconfinato spesso in ottusità tattica tendente al masochismo, i ragazzi di Italiano hanno rinunciato a giocare: si è visto, nei 120’ di Atene, tutto ciò che in tre anni non si era quasi mai visto in riva all’Arno: squadra bassa e lanci lunghi alla viva il parroco. Be’, perdere così fa male due volte.

Se è giusto e sacrosanto puntare il dito sui calciatori che sono scesi in campo per una prestazione indegna dell’importanza della gara, dell’attesa che c’era e dell’apporto che i tifosi, ancora una volta, hanno dato, anche l’allenatore non può essere esente da responsabilità. Quando una squadra toppa così clamorosamente una finale, il tecnico dev’essere tra i primi ad andare sul banco degli imputati. E qui ci sarebbe da fare un discorso più ampio, che riguarda gli ultimi tre anni di gestione Italiano, ma che rimandiamo a quando sapremo con certezza il suo futuro (e il futuro della panchina viola). Per adesso ci limitiamo a sottolineare che anche il mister ha perso una grande occasione. Un’occasione per entrare nella storia viola e per dimostrare di essere maturato.

Le responsabilità, chiaramente, non possono però fermarsi a giocatori e allenatore. E quindi arriviamo alla società. Perché la sconfitta di Atene, se vogliamo, viene da lontano. Viene dallo scorso gennaio, quando si è scelto di non “aiutare” una squadra quarta in classifica, mettendo in atto un mercato imbarazzante – che a qualcuno è piaciuto, dato che si sono letti voti intorno all’8. Per qualche ragione che sfugge ai più, gli uomini mercato della Fiorentina e, soprattutto, il Presidente Commisso hanno preferito correre per obiettivi al ribasso, anziché credere potesse essere l’anno giusto per centrare una qualificazione importante – il quinto posto, che quest’anno vale l’accesso alla Champions League, a conti fatti, non era utopia, come dimostrato dal Bologna – che avrebbe permesso al club di fare uno step di crescita notevole. Caro Presidente, le scrivo per dirle che siamo un po’ stanchi. A Firenze sentiamo parlare spesso di stadio e di lavori che costeranno dieci/quindici milioni alla società, di Viola Park, di procuratori brutti e cattivi e di altre squadre che vincono indebitandosi. Tutte cose più o meno vere, ma quand’è che si tornerà a parlare di campo? Quand’è che ci spiegherà, caro Presidente, perché al vertice della nostra amata Fiorentina abbiamo uno degli uomini più ricchi al mondo ma dobbiamo vivere di prestiti, di giocatori in età pensionabile e scarti delle altre? Il fair play finanziario e i conti impeccabili, ok, va bene, ma fino a un certo punto. Quand’è che ci racconterà perché ha preso la Fiorentina, se non vuole divertirsi con quest’ultima e avere un po’ di ambizioni? Non è tenuto a dircelo, ovviamente, ma ci piacerebbe molto saperlo. Quand’è che ci spiegherà il motivo per cui la nostra dirigenza non risenta degli errori e dei risultati sportivi come in tutte le altre squadre professionistiche del mondo? Quand’è che ci racconterà cosa è successo lo scorso gennaio, e le motivazioni per cui si è scelto di non investire, di non credere…

Di domande ne avremmo molte, ma non perché “siamo contro Rocco”. Al contrario, perché tutta Firenze era per Rocco. In Rocco ci abbiamo creduto, in quell’afosa estate del 2019 quando siamo tornati, dopo diversi anni, a sognare. E quando hai molta fiducia, lo saprà bene anche Lei, Presidente, le aspettative e la conseguente delusione sono molto più grandi. Più cocenti.

Caro Presidente, se questa dev’essere la sua gestione della nostra Fiorentina, credo sia già giunto il tempo di cedere il passo. Perché l’ottavo posto e la Conference League possono essere la sua ambizione sportiva, ma mai quella di Firenze, dei fiorentini e di un club blasonato che nella sua storia comunque ha vinto due scudetti, sei Coppe Italia e visto passare fior fior di campioni. Non siamo il Lecce, con tutto il rispetto per i giallorossi, gliel’hanno detto? Siamo polemici e pieni di ego, è vero, ma quando hai Antognoni, Baggio, Rui Costa e Mutu, quando sei abituato al bello, fai fatica ad accontentarti. Quindi venda, se lo ritiene giusto, oppure rivolti come un calzino la società perché così non va. Non va più. Cambi dirigenti, cambi allenatore se non ha più gli stimoli e la testa giusta per stare in viola, cambi quasi tutti i calciatori. Azzeri tutto, e dimostri a Firenze che le nostre ambizioni sono anche le sue. E’ adesso il momento. Dia risposte forti e chiare. Dica qualcosa, Presidente Commisso, perché sono trascorsi tre giorni dalla sconfitta di Atene e nessuno ci ha detto cosa succederà domani. Nessuno ci ha ancora messo la faccia. Nessuno ha ancora chiesto scusa per una prestazione indegna. Nessuno, soprattutto, ha ancora ringraziato la tifoseria: coloro che erano ad Atene, coloro che si mangiavano le unghie dalla tensione davanti ai maxi schermi del Franchi, coloro che erano al suo fantastico Viola Park e coloro che, dalla propria casa, tifavano questi colori. Qualcuno ringrazi i fiorentini perché loro, ancora una volta, hanno dimostrato di meritare ben altro. Si ringrazino e poi gli si dica che futuro avranno. Tocca a Lei, caro Presidente…

Giacomo Cialdi – Direttore Alé Fiorentina

(Foto in copertina di Reuters)

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