La Fiorentina sta disputando la peggiore stagione della sua storia centenaria, se non in termini di mancanza di gioco e di furore agonistico, sicuramente in termini di risultati: ultimo posto in campionato senza neanche una vittoria, 17° posto in Conference con il rischio di una possibile non qualificazione.

Di chi è la colpa di questa situazione sconcertante, dalla quale appare davvero difficile uscire, considerando che alcuni correttivi (cambio del Direttore Sportivo – esonero dell’allenatore) sono già stati effettuati senza che, al momento si siano visti cambiamenti pur minimali?
Proviamo a dare un ordine:
1 – LA SOCIETA’ – Al primo posto il Presidente Rocco Commisso che, al di là degli errori di valutazione nell’affidare la gestione ordinaria a dirigenti non preparati e completamente a digiuno nella gestione di un team sportivo, brilla per la totale assenza: non si può gestire una società di calcio da 8.000 km di distanza. Servirebbe un suo irruento ingresso nello spogliatoio per far sentire la voce del padrone, per minacciare i giocatori di non corrispondergli i lauti stipendi che tutti hanno rivendicato, per pungolare tutto lo staff ed incalzare Ferrari e Goretti a svolgere con piglio deciso il loro ruolo. Le voci sulla sua salute lo assolvono almeno sentimentalmente, ma non tolgono alcunchè alle sue storiche responsabilità.
2 – IL COMUNE – La vicenda dello stadio è veramente surreale: un catafalco di cemento armato sul quale sono stati investiti soldi pubblici – ma non abbastanza per garantire il completamento dei lavori – un Sindaco arrogante che ha consentito lo scempio del Franchi per oltre 5 anni (e forse di più) e tutta la struttura comunale, dalla nuova Sindaca ai funzionari degli uffici, che continuano imperterriti verso il baratro, mentendo e promettendo scenari paradisiaci che puntualmente vengono smentiti. Nel silenzio condiscendente di quasi tutti.

3 – GLI ALLENATORI – Partendo dall’assunto che l’esonero di Pioli è arrivato troppo tardi e che lo sfacelo in cui ha gettato la squadra il buon Stefano era sotto gli occhi di tutti sin dalla quarta giornata di Campionato, l’arrivo di Vanoli non sembra aver modificato gli equilibri purtroppo inesistenti della squadra. Continua a mancare un’idea di gioco, ognuno va per conto suo, l’impegno – che pur sul piano mentale voglio credere sincero – non è corrisposto da adeguate risorse fisiche e atletiche. La squadra non corre, i giocatori non si aiutano, alcuni passeggiano in campo come se la cosa non li riguardasse: una situazione sconcertante. A questo si aggiunga che un ex grande giocatore come Dzeko si permette di contestare i fischi dei tifosi in occasione dell’ennesima figuraccia al Franchi con l’AEK Atene (l’unica cosa che doveva dire era chiedere scusa per la sua pessima prestazione e per quella dei suoi compagni) e che il nuovo allenatore gli dia anche ragione. Roba da matti!

4 – I GIOCATORI – Non se ne salva uno. Alcuni sono paurosamente regrediti perdendo l’aura di trascinatore e di garanzia, (Kean e De Gea). Altri sono evaporati, travolti dalle loro insicurezze, scomparsi in un anonimato che oscura tutto quello di buono che avevano portato in dote (Ranieri, Gosens): altri ancora mai pervenuti (Nicolussi Caviglia, Fagioli e Gudmunsson) e qui l’imbarazzo è tanto nel trovare loro una giustificazione, se non quella che la loro testa di giocatore, come diceva il grande Boskov, è buona solo per portare il cappello! Altri ancora hanno evidenziato tutti i loro limiti – che c’erano anche prima e che, grazie ad una promozione giornalistica efficacemente caldeggiata dai loro procuratori, li aveva elevati a giocatori essenziali – (Dodò per primo, ma anche Pongracic e Pablo Marì). Infine gli acquisti sbagliati, nel senso che si sono rivelati molto al di sotto delle aspettative (Dzeko e Sohm). Ma non va trascurato nemmeno il colpevole indirizzo tecnico con il quale sono stati colpevolizzati i giovani del vivaio: Kayodè venduto, Comuzzo distrutto, stanno provando a vendere anche Martinelli. Ma i non citati non sono esenti da giudizi negativi: Piccoli sopravvalutato, Fazzini di poco spessore, Viti e Fortini non inseriti completamente: insomma un disastro anche qui.
5 – LA TIFOSERIA – Amareggiata, sconcertata, rassegnata. Andare in quello stadio brutto, scomodo, per nulla accogliente ed assistere a spettacoli indecorosi sicuramente non aiuta, ma altrettanto certamente le scelte societarie e i comportamenti dei singoli giocatori hanno allontanato la passione e quella identità tra i tifosi e la squadra è forse irrimediabilmente compromessa. Occorre uno scatto d’orgoglio: checche’ ne dica Dzeko, la tifoseria deve far sentire la sua voce, contestare e pungolare fino ai limiti del possibile, urlare il proprio punto di vista allo stadio e fuori, incalzare un giornalismo prono e ricattato da interessi occulti affinche’ il nostro centenario non passi alla storia come una tragedia.

6 – LA CURVA – Anche la Curva Fiesole non esce bene da questa situazione: pochi, prigionieri di slogan autoreferenziali (“vi picchiamo quando vogliamo”) che sono rivolti alla propria autostima e non alla squadra, divisi e per nulla incisivi, ondivaghi sulle indicazioni: insomma come tutta la restante tifoseria, sicuramente inebetita e incapace di reagire di fronte ad una situazione che ai più appare inspiegabile.
7 – IL FATTORE C – Anche il fattore C, quest’anno, concorre a determinare la situazione presente. Niente va nella direzione giusta: fuorigioco millimetrici che invalidano gol utili, pali clamorosi, svarioni non ammissibili a certi livelli. Tutto rema contro, in una tempesta perfetta nella quale il veliero dei tifosi rischia seriamente di affondare.
La colpa, quindi è di tutti, con gradazioni ovviamente diverse (e l’ordine con cui le ho esposte non è per niente casuale). Una situazione da cui non è facile uscire e che concorre in maniera preoccupante a prefigurare come possibile la retrocessione in serie B, un disastro che certificherebbe il fallimento sportivo di tutti, della Società, della città, dei tifosi.
Mi auguro che tutti i protagonisti di questa vicenda prendano consapevolezza delle loro responsabilità e che, tutti insieme, se ne esca in maniera dignitosa, a piccoli passi ma con determinazione.
Aiutateci ad aiutarvi: in caso contrario vi inseguiremo ben oltre il Viale dei Mille.
Fabio Fallai



