RUGBY: È TEMPO DI “SEI NAZIONI”
Roma, Stadio Flaminio, 5 febbraio 2000. L’Italia, al debutto nel “Sei Nazioni”, batte la Scozia e comincia la storia del rugby azzurro, fatta di tanta sofferenza, nel Torneo più antico del mondo.
Il rugby (la pronuncia la lascio a voi…) prende il proprio nome da un college posto nell’Inghilterra centrale e trova le sue fondamenta nel combattimento che non ammette finzioni, nella disciplina, nella lealtà e nel coraggio.

Il “Sei Nazioni”, il Torneo più antico del rugby, nasce nel lontano 1883 con quattro protagoniste: Inghilterra, Scozia, Galles ed Irlanda. Poi, successivamente, si uniscono la Francia e quindi l’Italia. Sì, perché il Torneo è ad inviti e vengono stipulati contratti di partecipazione con ognuna delle squadre partecipanti.
Il regolamento prevede partite di sola andata, quindi cinque gare complessivamente, e la classifica finale, dal 1994, non può più vedere titoli condivisi. Questo nonostante che dal 1988 non si siano più verificati arrivi ex-aequo in testa.
Nella sua storia la Nazionale azzurra si è vista più volte, metaforicamente, aggiudicare il “Cucchiaio di legno”, titolo simbolico assegnato alla squadra ultima in classifica.
Dopo anni di magre soddisfazioni, il 2024 è stato il miglior risultato di sempre; 2 vittorie, 1 pareggio e 2 sconfitte. Risultato ottimo per un movimento che è cresciuto molto, ma che sempre di nicchia rimane, a dispetto di uno spot che voleva il rugby “passione italiana”.
Terreno di gioco e casa degli Azzurri è lo Stadio Olimpico anche se le prime gare del Torneo si svolsero allo Stadio Flaminio, sempre a Roma, quale Capitale d’Italia, come le altre Capitali delle squadre partecipanti sono il teatro delle altre Nazionali, con Stadi che sono vere e proprie cattedrali: Twickenham a Londra, Murrayfield ad Edimburgo ed il Millennium a Cardiff, dove il rugby è sentito come una religione laica.
Rugby, dunque, sport di sacrificio, ma anche di tradizione e di appartenenza. Tutto questo in Italia è sentito soprattutto in Veneto, regione tradizionalmente vista come la patria della palla ovale, ma anche Firenze e la Toscana tengono alto il blasone azzurro portando giocatori sia alla Nazionale maggiore che alla Under 20. Nomi come i fratelli Cannone, Niccolò e Lorenzo Pani sono già conosciuti all’interno del mondo del rugby; i fiorentini Bianchi, Fasti e Pietramala sono i nomi nuovi del rugby azzurro Under 20.
Lo Stadio Artemio Franchi, poi, prestato dal calcio al rugby, ha portato a due storici successi azzurri con mostri sacri dell’emisfero sud, l’Australia ed il Sud Africa.
Paolo Caselli