Quando si parla di “Grande Fiorentina” ci riferiamo generalmente alla squadra che stravinse lo scudetto nel 1955-56 e che, l’anno successivo, giunse in finale di Coppa Campioni cedendo lo scettro continentale al fortissimo Real Madrid.
Fu una finale sfortunata. Il destino volle che la gara si giocasse proprio nella capitale spagnola, in casa dei bianchi che vinsero grazie a un rigore inesistente.
Tuttavia non è sul fantasmagorico undici di Bernardini che desideriamo porre l’attenzione. Questo articolo non intende rendere nuovamente omaggio ai campioni del ’56, e nemmeno vuole celebrare gli eroi del ’69, o le “doppie coppe” vinte dalla Fiorentina del ’60-61 o del ’95- 96. Questo articolo vuole semplicemente sottolineare che esistono alcune forti squadre viola ingiustamente “dimenticate”; ricordate di rado solo perché sono passati molti anni e perché, purtroppo, non vinsero trofei.
Sono queste le grandi formazioni viola “dimenticate”. Se è vero che a questa sorta di oblio, complice in certi casi la vicinanza temporale, sono sfuggite la Fiorentina dell’1981-82, quella dell’83-84 e quella recente del ’98-99 (tutte sfortunate, dato che persero il proprio uomo migliore mentre lottavano per lo scudetto), nonché le quattro formazioni che tra il 1957 e il 1960 collezionarono altrettanti secondi posti, è altresì vero che quasi mai viene rammentata dai tifosi la frizzante Viola del ’61-62, oppure quella solida e quadrata del ‘53-54. Lo stesso dicasi per due formazioni ancora più lontane nel tempo: la caparbia Fiorentina targata 1934-35 e quella fresca e snella del ‘40-41.
A queste squadre, e alle forti emozioni che seppero regalare, dedichiamo queste poche righe ricordando ai tifosi che fu grazie alle salde fondamenta gettate da quei giocatori che la Fiorentina è diventata una formazione conosciuta in tutta Europa, capace di laurearsi per due volte campione d’Italia e di disputare ben sei finali tra i più importanti tornei Uefa.
Brevemente rammentiamo che la Fiorentina del ‘34-35, superando la grande Juve dell’epoca e l’Ambrosiana di Meazza, si aggiudicò il titolo di campione d’inverno, sebbene, proprio nel momento migliore, avesse perso per un grave infortunio Arrigo Morselli, il mediano-centrocampista che l’allenatore Guido Ara aveva poche settimane spostato al centro dell’attacco, donando alla squadra la giusta quadratura. Nonostante la perdita Morselli, la Fiorentina, grazie a Bigogno, Viani, Mario Pizziolo e altri campioni, lottò per lo scudetto fino alla penultima giornata.
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La rosa della Fiorentina 1934-35
Foto dall’Archivio Aldo Polidori
Fu quella la prima volta in cui i viola ambirono seriamente alla vittoria del campionato, ma non fu l’unica del periodo fascista. Nel ’40-41, infatti, con il tricolore sul petto a ricordare il fresco trionfo in Coppa Italia, l’agile Fiorentina di mister Galluzzi, dopo aver messo a punto la tattica WM impostata nella stagione precedente, cominciò a dare seri grattacapi all’Ambrosiana e al Bologna. Trascinata dai gol dell’immenso Meo Menti, dal roccioso Piccardi e da buoni giocatori tra i quali i nuovi innesti Degano e Valcareggi, la squadra, seppure sempre a ruota delle due blasonate avversarie, rimase in corsa per il titolo fino a un mese dalla fine. Nell’ultimo turno i ragazzi in maglia viola si tolsero comunque la soddisfazione di liquidare la Juventus, già battuta all’andata e in coppa Italia, con un roboante 5-0. In quell’occasione segnò tre reti un altro grande goleador: Dante di Benedetti. Bisognerà aspettare molto tempo per rivedere un calciatore gigliato fare una tripletta a Madama, e siamo sicuri che ricordate di chi si tratta.
La Fiorentina 1940-41
Dodici anni dopo, nel ’53-54, la Fiorentina di Bernardini, forte di una robusta difesa convocata in blocco in Nazionale (Costagliola, Magnini, Cervato, Chiappella, Rosetta, Segato) tornò a far sognare Firenze. Furono sogni tricolori; i viola, guidati dalla sapienza del professor Gren e sospinti dai gol di Giancarlo Bacci, profeta in patria per una stagione, si laurearono campioni d’inverno in condivisione con Inter e Juventus. Alla ventunesima giornata i toscani erano in testa da soli e nel turno successivo pareggiarono con i nerazzurri mantenendo il vantaggio di una lunghezza. Tuttavia anche stavolta la primavera risultò fatale: la Fiorentina rallentò e scivolò turno dopo turno chiudendo terza a sette punti dalla vetta.
La Fiorentina 1953-54
Si ringrazia Museo Fiorentina per la foto
L’ultima grande Fiorentina “dimenticata” è probabilmente quella del 1961-62. In quell’annata, seppur orfana del funambolico goleador Montuori, costretto al ritiro a causa di un grave incidente, la squadra di Hidegkuti, dopo un inaspettato capitombolo sul campo del Catania alla settima giornata, inanellò una lunghissima serie di risultati utili che la catapultarono dal decimo posto sino alla cima della classifica; decisivi furono i gol del solito Hamrin e del brillante nuovo acquisto Aurelio Milani. A sette partite dalla fine il Milan del giovane Rivera mise però il turbo: prima strapazzò la Fiorentina spodestandola dal trono, poi surclassò la Juventus a domicilio e infine proseguì la striscia di vittorie sino all’ultimo turno, quando la Fiorentina cedette la piazza d’onore all’Internazionale.
La Fiorentina 1961-62
Ancora una volta l’opera restò incompiuta, ma gli anni ’60 riservarono comunque soddisfazioni e i viola li chiusero con lo scudetto tricolore cucito sul petto.
Filippo Luti