Il mese di Dicembre si è aperto con il malore di Edoardo Bove, crollato al 18° del primo tempo durante la partita interna con l’Inter (successivamente sospesa e riprogrammata probabilmente nel mese di febbraio 2025).
Il sottoscritto – ma credo gran parte dei tifosi presenti allo stadio – è ripiombato in un baleno al 55° minuto di quel maledetto 22 novembre 1981 quando il portiere del Genoa, Silvano Martina, con una uscita sconsiderata e al limite del codice penale, abbatté Giancarlo Antognoni provocandone l’arresto cardiaco.
Le immagini di Bertoni con le mani nei capelli, gli sguardi perduti dei compagni in campo, il via vai di operatori, medici, accompagnatori, tutti con lo sguardo disperato di fronte ad un evento tragico e non contemplato nel mondo del calcio, si ripropongono la sera del 1 Dicembre 2024 e gettano di nuovo tutto lo stadio in un silenzio assordante, in uno sgomento già vissuto, in una tragedia che ancora una volta interrompe un magico percorso della squadra e colpisce uno dei giocatori più apprezzati e importanti della Fiorentina. Per almeno un’ora, come con Giancarlo, la disperazione prende il sopravvento, per poi essere scacciata dal sollievo quando arrivano le prime notizie che Edoardo sta bene, è vigile e cosciente e, pur ancora sotto osservazione, è considerato fuori pericolo.
Prevale da subito la gioia per lo scampato pericolo, la felicità per questo ragazzo di 22 anni che ha sconfitto la morte e che potrà continuare la sua giovane vita, pur con un defibrillatore che monitora il suo cuore e che, se reso obbligatorio, potrebbe pregiudicare la sua carriera calcistica, al momento in secondo piano di fronte al rischio corso in campo.
E il mese di dicembre si chiude con Edoardo Bove che rientra al Franchi il 23 Dicembre, ospite speciale sulla panchina viola in occasione dell’incontro casalingo con l’Udinese: un percorso che si apre e si chiude nell’arco di meno di un mese.
Durante questo mese tutti hanno capito quanto il giovane Bove fosse determinante negli equilibri della squadra e quanto la sua assenza abbia fortemente condizionato i risultati della Fiorentina in lotta per un piazzamento nell’Europa che conta.
Palladino ha insistito a giocare con due centrocampisti, sostituendo Bove con un attaccante aggiunto, inanellando, nell’ordine, l’eliminazione dalla Coppa Italia a vantaggio dell’Empoli, una qualificazione senza spareggi in Conference League grazie al rotondo successo con il Pafos ed al pareggio con il Vitoria Guimares, una importante battuta d’arresto in campionato con due sconfitte (Bologna e Udinese) ed un pareggio in rimonta con la Juve che ha parzialmente scacciato scenari più foschi.
Nel calcio è necessario avere una visione: è da poco scomparso un caro amico – i sostenitori della cultura woke lo hanno bollato come divisivo – che tuttavia ha fatto la storia delle radio private ed ha inaugurato una stagione fantastica della musica e della radio. Mi riferisco a Guido Gheri, patron di Radio Studio 54, una radio di cui ho orgogliosamente fatto parte, e di cui Guido è stato un vero animatore. Lui aveva una visione ed era avanti di 25 anni.
Mi piacerebbe che Palladino, che ha dimostrato saggezza e duttilità nella gestione della squadra, esprimesse una visione di calcio oltre gli schemi: Bove è al momento insostituibile, ma le partite si giocano e si vincono spesso a centrocampo. Nella rosa della Fiorentina non c’è al momento un todocampista come lui – a proposito, la Società dovrà nel mese di Gennaio investire pesantemente in questa zona nevralgica, con acquisti importanti e mirati – ma un centrocampo a tre (vista anche la acclarata inconsistenza di Colpani e la sorprendente impreparazione di Gudmunsson) è diventata una scelta obbligata.
Italiano ha vinto la sua partita del rancore grazie all’infortunio di Ndoye alla fine del primo tempo di Bologna-Fiorentina: costretto ad inserire Ferguson, ha rivoluzionato il centrocampo e preso in mano il gioco e la partita. Poi sono intervenuti errori clamorosi individuali – sia a Bologna che con l’Udinese – che hanno spianato la strada a karakiri già visti e certamente non imputabili all’allenatore. Ma a mio modesto parere anche questi errori madornali dei singoli sono figli di una mancanza di equilibrio lì nel mezzo, che solo le grandi giocate dei singoli possono oscurare.
Ed è quello che è accaduto a Torino: un gigantesco Comuzzo, uno strepitoso De Gea, un grande centravanti (ma la sua non esultanza a fronte di una ipocrita riconoscenza verso una squadra che lo ha abbandonato in malo modo non mi è piaciuta) ed un rinato Riccardo Sottil (che molti avevano giudicato impresentabile per questa squadra e che Palladino invece ha avuto il coraggio di riproporre vincendo la scommessa), hanno consentito di acciuffare un pareggio con una diretta concorrente, fermando la deriva in Campionato ed impedendo la terza sconfitta consecutiva. Un risultato che premia la squadra e le offre una prospettiva migliore in vista dello scontro diretto con il Napoli Sabato 4 gennaio al Franchi.
In tutto questo Bove non c’era e, purtroppo, si è visto: ora vanno acquistati due buoni centrocampisti e, se proprio non sarà possibile sostituire al meglio Bove, si dovrà rimodulare la formazione con uno schieramento più equilibrato, con un centrocampo a tre che consenta a Cataldi di non sfiancarsi completamente nel corso del primo tempo, che offra ad Adlì una copertura efficace nel suo ruolo di rifinitore, che renda più difficoltose per gli avversari quelle incursioni centrali che tanto sconquassano la difesa, sulla quale peraltro c’è poco da dire.
Intanto ci godiamo il quinto posto in classifica, passiamo un capodanno migliore del Natale e speriamo in una Befana portatrice di nuovo entusiasmo. Perché noi siamo come i meteopatici cui il clima condiziona la giornata e la salute. La vittoria o la sconfitta della Fiorentina incidono non solo sull’umore dei tifosi come me, ma coinvolgono anche le persone a noi vicine, condizionando in modo indelebile comportamenti e atteggiamenti del tifoso “totalmente dipendente”, per il quale la Fiorentina è una scelta di vita di cui, non sempre, i giocatori hanno consapevolezza della loro influenza determinante.
Fabio Fallai – Viola Club Franco Nannotti